04 settembre 2018

Ritornare al ruolo del sacerdote

di Riccardo Zenobi
La recente ondata di scandali omosessuali dovrebbe portare ogni fedele (compresi i consacrati) a fermarsi e riflettere su quale sia il vero ruolo del sacerdote nell’ambito della Chiesa cattolica, e non a caso la fede di molti è stata giustamente scossa e scandalizzata dalla percentuale abnorme di predatori (omo)sessuali presenti tra i vescovi (non solo americani). Come conservare la fede?

La tentazione contro la Fede è in questo caso il clericalismo nella sua forma più deteriore: l’anticlericalismo. Si tratta di due aspetti dello stesso errore, cioè la riduzione della Chiesa alla gerarchia identificata in una cricca di vecchietti che non rimanda ad altro che a sé stessa, senza alcuna dipendenza da Dio. È una tentazione che ognuno ha sperimentato nella sua fase di conversione, ma non abbandona mai il credente nel corso della sua vita; basti come esempio il caso di Rod Dreher, il quale venne così scosso dalla condotta degli ecclesiastici che abbandonò il cattolicesimo per l’ortodossia. In un mondo che nega apertamente il sovrannaturale, la Chiesa non viene più presentata come il corpo mistico di Cristo ma come un’assemblea di “amici di Gesù” e gran parte del lavoro di avvicinamento alla fede parte dall’affrancarsi da questo pregiudizio naturalistico.

Chi scrive è ben conscio del fatto che lo scandalo è molto ampio e la corruzione molto radicata ed estesa, ma la fede di ogni cattolico non è fondata sui preti; nel Credo recitiamo “credo la Chiesa” e non “credo le gerarchie”, perché ogni battezzato è membro di un solo corpo del quale Gesù è il capo, al quale sono sottomessi anche Papa e vescovi allo stesso titolo del più riprovato dei peccatori. È per amore di Dio che sono ancora nella Chiesa, non per l’esempio di un parroco dalla vita immacolata.
Il sacerdote non è un santone o un guru che agisce in forza propria, ma un ministro dei sacramenti di Dio, il quale può servirsi anche della persona più umanamente indegna per amministrare la Grazia santificante e rimettere i peccati; se così non fosse dovremmo davvero dire che la Chiesa è solo una riunione di chierici che si spartiscono un potere che inizia e finisce con loro. Ma la fede cattolica non si basa sull’iniziativa dei sacerdoti, ma sulla persona divina di Gesù Cristo e sulla sua costante assistenza in ogni frangente della vita, non importa quanto possa sembrare disperata la situazione umana o ecclesiastica.

Il sacerdote deve sapere di essere solo un canale attraverso cui agisce Dio, e il suo esempio non deve ricondurre alla sua persona, ma al Signore. Parte del clero ha dimenticato questa verità, ma il problema più grave è che anche i laici hanno scordato qual è il vero ruolo del sacerdote all’interno della loro vita di fede; quest’ultima nei laici è spesso ridotta ad un sentimento che viene alimentato dall’esempio di qualcuno, e non diventa quasi mai una scelta personale su cui costruire la propria vita.

Questa crisi insegna che non è più possibile vivere di rendita nella fede, ma che noi laici dobbiamo coltivarla, conservarla e difenderla approfondendone la conoscenza e vivendola nella nostra carne, al di là di ogni “piano pastorale” o dell’ultimo documento emanato da questo o quel gruppo di chierici. Ogni cristiano è testimone di Cristo in quanto alter christus, e non possiamo appoggiarci sulla gerarchia demandando TUTTO ad essa. Storicamente ciò è nato nel XIX secolo per via dell’apostasia delle nazioni, e ciò ha portato ad accentrare tutto a Roma o ad affidarsi all’iniziativa pastorale dei singoli vescovi. Ma l’ottocento è finito da un pezzo, ed è il momento che ogni cristiano prenda in mano la sua anima e si chieda se crede per amore della Verità di Dio o per qualche altro motivo. La risposta alla domanda di partenza è tutta qui.


 

0 commenti :

Posta un commento