di Razzullo
Pensate un po’che figata sarebbe se, su un maxischermo gigante magari in
mondovisione, qualche buontempone proiettasse il faccione di bronzo di
Carmelo Bene che urla il gelido requiem: “Me ne fotto del Rwanda. Io lo
dico, voi no”.
Il
tracollo del mito delle Ong
è inevitabile. I buoni borghesi, i bravi ragazzotti del Wyoming, le
sensibili squinzie dell’Essex e di Roma Nord non possono dare lezioni di
superiorità morale proprio a nessuno. Come se non bastasse il caso Oxfam
, il Sole 24 Ore
riporta la notizia dello scandalo che ha travolto Plan International mentre
nei giorni scorsi, come rivela tra gli altri
Il Giornale
, è venuto a galla che uno degli uomini più buoni del pianeta, tale Peter
Newell, già consulente all’Unicef, che alla difesa dell’infanzia (avrebbe)
dedicato la vita, in realtà sarebbe invischiato in un vomitevole giro di
pedofilia.
Finita qui? Manco per sogno. In Uganda sta venendo fuori uno scandalo che
al confronto la nostra vecchia Tangentopoli è una barzelletta perché l’Ong
Acnur è accusata di aver rastrellato fondi di cui non s’è saputo più
niente, a fronte di un’emergenza umanitaria dichiarata per un numero di
rifugiati superiore a quello reale. Al conto, secondo la
Bussola Quotidiana
, ne mancherebbero poco meno di 20mila. Insomma, ce n’è da far stramazzare
un toro.
Pensate che figata sarebbe se, a ruota, su quel maxischermo un altro
buontempone lanciasse a loop “Io fossi Dio” di Giorgio Gaber: “Infatti non
è mica normale che un comune mortale/ per le cazzate tipo compassione e
fame in India,/ c'ha tanto amore di riserva che neanche se lo sogna,/ che
viene da dire:"Ma dopo come fa a essere così carogna?").
Non ne parla nessuno, però. Perché tutti questi scandali al sole
arrostiscono (insieme alla credibilità delle singole associazioni
coinvolte) la pseudospiritualità petalosa e decadente dell’Occidente. Quello
che, per capirsi, è diventato così pigro da associare alla salvezza
dell’anima, la donazione di qualche spicciolo.
Immaginate cosa accadrebbe se, d’incanto, scoprissimo tutti il bluff che è
la religione piccolo borghese del pietismo, il culto pseudospirituale.
Chissà che succederebbe se, di punto in bianco, dovremmo essere costretti a
rinsavire e a sostituire il santino del superbuono internazionale Bob
Geldof con quello del supercafone pugliese Padre Pio (non a caso,
odiatissimo dalle lobby della bontà arcobaleniste che tentano da tempo di
screditarne l’immagine).
Si gelerebbero i salotti buoni, quelli mediocri e quelli piccini picciò
della borghesia d’ogni provincia mondiale. Che terrore, per la buona
sciura, venire a sapere che non sarà dando due euro al ragazzotto di colore
al supermercato che eviterà qualche annetto di purgatorio. Che sgomento,
per i suoi figli, quando scopriranno che per nulla si sono sorbiti ore e
ore di concertacci coi mai abbastanza maledetti bonghi, che sono andati in
giro vestiti di robaccia equa e solidale quando non serviva praticamente a
niente.
Il terrore che proveranno quando scopriranno che Gesù Cristo non è quella
sottospecie di Dawson, ma ancora più fesso, che si erano immaginati. Che è
“venuto a portare la spada”. E che aveva ragione quando urlò che il Regno
dei Cieli sarebbe stato dei poveri di spirito. Degli umili, di chi ha
creduto senza seguire i falsi idoli e le assurde superstizioni del tempo
sciagurato che c’è toccato in sorte di vivere.
Pensate che figata sarebbe se, tra tanta musicaccia pseudo impegnata, tra
tanta fuffa gentile e sensibile, tra tanta robaccia compassionevole e
autocompiaciuta, un glorioso squinternato alzasse il dito sul Re Borghese
nudo nella sua boria di chiffon e facesse risuonare altissimo l’antica
canzone:
“A lu suono de grancascia\ viva viva lu populo bascio\ A lu suono
're tammurrielli\ so' risurte li puverielli \ A lu suono 're campane \ viva
viva li pupulane\ A lu suono 're viulini\ morte alli giacubbine”.
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