10 marzo 2016

God’s not dead



di Cecilia McCamerons

“Dio non è morto” recita il titolo del film: il professore di filosofia Jeffrey Raddison – orgogliosamente ateo – all'inizio del corso che il protagonista Josh sta frequentando vorrebbe appunto saltare l’“insensata disputa” e far dichiarare per iscritto ai suoi alunni che Dio è morto. Quasi fosse un assioma, una verità di fede.
Josh, unico della classe, dopo un tentennamento ha il coraggio di dire al professore che lui è cristiano e che quindi non può rinnegare Dio. Il professore quindi lo coinvolge in una sfida, ovviamente impari: dovrà dimostrare l’esistenza di Dio, e saranno i suoi compagni di corso a decretare il vincitore tra i due. Il ragazzo è spronato dal suo pastore perché “se accetti questa sfida potrebbe essere l’unico incontro significativo con Dio di tutta la loro [nda  dei compagni di corso] vita”. Ed inoltre è in gioco il suo futuro accademico (e non solo).

Il film è scorrevole, non annoia mai grazie anche all’intrecciarsi di numerose storie – dolorose, simpatiche, realistiche – delle quali non si sa nella maggioranza dei casi l’esito; ha una bella fotografia e colonna sonora.
Mi è piaciuto molto perché ti mette in discussione: cosa avrei fatto io al suo posto? Sono disposto a giocarmi tutto per la mia fede? Ne varrebbe la pena? Ci credo davvero? Sono un testimone di Cristo nella vita quotidiana? E poi obbliga ad immedesimarti in uno dei personaggi e a vedere come va a finire la sua storia personale. Un po’ come con i personaggi delle parabole dei Vangeli.

Il film è di matrice protestante, quindi con tutte le lacune del caso: carenza nelle argomentazioni filosofiche e teologiche – per esempio san Tommaso e sant’Agostino nemmeno citati –, affidamento alla sola Scrittura, sacerdoti molto “casual”, qualche americanata… ma ciò non toglie che questo film induca lo spettatore a prendere posizione: o Dio c’è o non c’è, con tutte le conseguenze del caso.
Il mio giudizio è complessivamente positivo: è un film adatto per cineforum, lezioni di catechismo, ore di religione (senza dimenticare di segnalarne le problematicità); un film che ti fa prendere una posizione, che ti mette davanti ad una domanda esistenziale, anzi LA domanda per eccellenza. Ed è una pellicola tratta da storie vere accadute negli USA, ispirate a dei casi di discriminazioni avvenuti in college americani, in cui alcuni studenti sono stati puniti per aver manifestato il proprio credo religioso.
Chiuderei però con questa provocazione: come mai i cattolici devono ridursi a fare il tifo per film chiaramente protestanti?

Buona visione!

 

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