di Francesco Filipazzi
Con la probabile approvazione della legge sulle unioni civili (speriamo il più tardi possibile), con annessi e connessi, viene spontaneo chiedersi a cosa serva il matrimonio concordatario nell'Italia del 2016. Già dopo l'approvazione della legge sul divorzio ci si trovò di fronte a due realtà totalmente diverse, quella del matrimonio cristiano indissolubile e quella del negozio giuridico burocratizzato e dissolubile con un procedimento giudiziario di qualche mese, visto il divorzio breve recentemente introdotto.
Però i coniugi cristiani hanno continuato a contrarre, contestualmente all'unione sacramentale, anche quella civile, come prevede il Concordato. Il che ha generato un cortocircuito mentale in molti, secondo cui il matrimonio religioso sarebbe validato dalla firma apposta, come se il sacramento fosse valido solo se riconosciuto dallo Stato. Purtroppo questa porcheria è instillata anche nelle teste di molti preti, che per timore di offendere la divinità civile mai accondiscenderebbero a celebrare un matrimonio senza gli adempimenti burocratici. O tempora o mores.
E dire che, se volessimo provocare una riflessione, potremmo sostenere che contrarre il matrimonio civile contestualmente a quello religioso potrebbe essere causa di nullità, perché associare qualcosa di dissolubile al matrimonio cristiano vorrebbe dire credere o concepire anche quest'ultimo dissolubile. Sicuramente l'introduzione del divorzio ha instillato nelle teste delle persone che, nonostante la promessa davanti a Dio, esista una buona uscita, e quindi ha "depotenziato" il matrimonio religioso. Molte delle discussioni sinodali sono frutto di questa commistione.
Arriviamo dunque alle unioni civili, con le quali una coppia eterosessuale (non parliamo di quelle omosessuali perché al momento non sembra che qualcuno voglia farle sposare in chiesa) acquisisce gli stessi diritti, fra cui la reversibilità della pensione, di una coppia sposata ma con molti meno doveri di fronte all'autorità civile. Un vero affare. Di fronte a uno scenario del genere ci chiediamo a che cosa serva mai un Concordato fra la Chiesa e uno Stato che fa carne di porco della famiglia e del matrimonio. Ci sfugge quale sia l'oggetto che concorda, in tutto questo.
Va però detto che il diavolo fa le pentole ma non i coperchi. Siamo sicuri che qualche imbecille di prete satanico proverà a "sposare" in chiesa le coppie gay, facendo loro firmare le carte delle unioni civili al posto di quelle matrimoniali. Stiamo pronti a denunciarlo dunque, poiché contravverrebbe al Concordato. E se invece si scoprisse che per lo Stato il prete può far firmare le unioni civili (etero o gay) in quanto ufficiale di stato civile, avremo la riprova che la Cirinnà è un matrimonio gay sotto neanche troppo mentite spoglie. Prepariamo quindi i ricorsi alla Corte Costituzionale.
Tornando semi-seri per un attimo, sarebbe ora che i cristiani e la Chiesa si interrogassero sul valore del Concordato. Il matrimonio religioso non è più compatibile con quello civile. Si torni alla cerimonia in chiesa separata da quella in comune, per ridare agli sposi la dignità di Sposi cristiani e non di contraenti.
Pubblicato il 04 febbraio 2016
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