di Giuliano Guzzo
La gran parte dell’attenzione è ora comprensibilmente puntata su di loro, Marine e la bella Marion, le due donne del Front National che
alle elezioni regionali hanno letteralmente surclassato il partito
socialista non solo per l’alto consenso riscosso, ma anche per dove – stando ai sondaggi, per la verità, ormai qualche
tempo – questo si è cresciuto, ossia fra commercianti, impiegati,
operai; tutta gente, insomma, che è un tantino difficile liquidare come
il solito, irriducibile manipolo estremista. Anche perché la vittoria
del Front National non è casuale essendo pure figlia
dell’abbandono, da parte di quel partito, di alcune rivendicazioni
storiche che se da un lato hanno creato alcuni malumori dall’altro hanno
raccolto, eccome, milioni di elettori. Questa la Francia di cui
giustamente si parla ora, dicevo: quella che vince.
Per completezza troverei però onesto ricordare – anche se non è molto
policamente corretto, anzi proprio per questo – qual è la Francia che
perde e che, oltre al volto ben pasciuto di monsieur Hollande, ha quello
dell’osannato mariage pour tous, il matrimonio fra persone dello stesso
sesso introdotto e difeso nonostante i milioni di persone contrarie
sfilate in piazza, dell’ostinazione laicista («Je veux qu’on enseigne la morale laïque»,
ricordate? sono state le parole di Peillon, Ministro dell’Educazione in
carica), delle scuole in cui sono stati proposti, fra le altre cose, i
testi del “poeta” travestito – e ovviamente pro gender – David
Dumortie. Per il centrosinistra italiano che non vive bendato e che ha
la possibilità di far approvare o dimenticare il ddl Cirinnà sulle
unioni civili e il ddl Fedeli sull’educazione di genere, quello che
echeggia dalla Francia dunque è più di un avvertimento.

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