«Questi sono bambini
che non avevano un pene», mi disse Reiner, «che erano stati
cresciuti come femmine e tuttavia sapevano di essere maschi. Non
dicono: “Vorrei essere un maschio” o “Preferirei proprio essere
un maschio” o “Credo di essere un maschio”. Dicono; “Io sono
un maschio”». (p. 251)
Con il libro inchiesta As
Nature Made Him John Colapinto ha finalmente bucato un muro di
silenzio lungo almeno cinquant’anni, e questa attesa è
impressionante. Ma il fatto di aver dovuto pazientare altri quindici
anni, e con essi la morte del protagonista negativo di questa true
story, per averne la traduzione nostrana è ancor più
sconfortante. Bruce Brenda e David, tradotto e pubblicato in
Italia nel 2014 da una coraggiosa San Paolo, è, prima che resoconto
di verità scientifiche e pietra di inciampo di lotte culturali, la
testimonianza del potere ideologico, l’ennesima beffa alla ricerca
sperimentale e la riprova della fragilità ed esiguità della libertà
all’occidentale. Una libertà minacciata dal diktat
iper-progressista che vuole scindere la natura dalla cultura e
trasformare la sessualità in un puro prodotto di convenzioni
socio-politiche.
Non starò a fare la
recensione del testo né il rendiconto del caso, per il semplice
fatto che ci hanno preceduti in questo numerosi portali e firme (per
es. Tempi).
Mi limito allora a poche considerazioni, imperniate attorno ai
personaggi principali della vicenda, dando per scontato che al
lettore siano ormai noti gli uni e l’altra.
Il dottor Money
John Money nasce e cresce
in Australia, genio precoce e vittima di bullismo nell’infanzia,
rimane orfano di padre ed è educato in un ambiente di sole donne.
Ripudiata la fede cristiana, si interessa fin da adolescente alle
emergenti teorie di liberazione sessuale, trovando nei costumi di
alcune tribù oceaniche un materiale interessante per i suoi
approfondimenti psicologici e sessuologici. Considerato il
«precursore in tutto ciò che aveva a che fare con le ambiguità
sessuali, gli ermafroditi e le implicazioni per l’omosessualità»
(p. 60), Money si affermerà in breve quale medico di fama indiscussa
e soprattutto indiscutibile. Quando si vedrà messo in disparte dal
tenace McHugh, il nostro avrà modo di scrivere: «mi sento vicino a
dissidenti come Galileo» (p. 288). Ora, vorrei sottolineare, non so
quanto ne potesse sapere di astri il Bellarmino mentre scendeva a
confronto con Galileo e ne dissuadeva la diffusione delle teorie, so
però quale competenza scientifica avesse Money e che uso ne abbia
fatto nel suo progetto di ricerca lungo cinquant’anni. La
competenza di Money si scorge tutta – e rendiamo merito a Colapinto
di aver rinvenuto il documento dimenticato tra gli scaffali di
Harvard – nel lavoro di tesi giovanile del dottore, un’indagine
sulla situazione degli intersessi, nella quale Money mostra che
«lungi dal manifestare traumi psicologici e malattie mentali, la
maggioranza dei pazienti superava il proprio handicap genitale, e non
solo “si adattava in modo accettabile” alla propria condizione,
ma viveva in modo praticamente indistinguibile rispetto a persone
senza diversità genitali», e dove annota che, per quanto
sopravvenissero nei pazienti scoraggiamento o reticenza, «non c’era
alcuna prova che scoraggiamento o reticenza crescessero fino a
raggiungere abitualmente le dimensioni della psicopatologia» (p.
276). Se a ciò aggiungiamo la testimonianza non isolata di una
paziente di Money, secondo cui lui e i collaboratori «hanno
costruito le loro carriere procurando un danno profondo dal quale i
loro pazienti non si riprenderanno mai completamente», viene da
chiedersi appunto il senso della ricerca di Money. Uomo di immensa
intelligenza, avvertito fin dai suoi primi studi circa la non
necessarietà di terapie radicali – chirurgiche o psichiatriche –
sui suoi pazienti, sicuramente divenuto consapevole quanto prima
riguardo alla irreversibile dannosità delle stesse, per quale
ragione Money avrebbe dunque proseguito imperterrito sui suoi passi?
Perché procedere a testa bassa anche dopo continui fallimenti, non
ultimo il fragoroso “caso dei gemelli”? Che ne resta, se messa in
mano a Money, della scienza e dei suoi pionieri? Sostiene Money che
gli scienziati oggi sono «privi di speciale talento per il pensiero
originale, per la formulazione di nuovi concetti e ipotesi, e per le
nuove scoperte» (p, 288). Ma io chiedo: che ce ne facciamo di queste
nuove ipotesi, se a pagarne gli effetti sono i pazienti, intere
famiglie, i bambini? E’ questa l’idea di scienza con la quale le
lobby del gender vogliono rinnovare l’occidente e la
contemporaneità? Lo diciamo con Diamond, storico avversario di
Money: «è deplorevole dal punto di vista scientifico che una così
grande sovrastruttura teorica e filosofica sia stata costruita sui
presunti risultati di un unico caso» (p. 209). Aggiungo: e contro
gli evidenti risultati dei molteplici altri casi.
La famiglia Reimer
A Diamond voglio rubare
un’ulteriore dichiarazione, relativa allo zelo dell’equipe di
Money: «c’è chi crede in questo caso quasi come si crede in
un’entità religiosa» (p. 207). Col che forse si spiega
l’ostinazione di Money e compari contro ogni forma e credo
religioso tradizionale. La problematica religiosa e non solo saranno
dunque il punto di fuga da cui bisogna guardare alla famiglia Reimer.
Ron e Janet Reimer crescono in ambiente mennonita, una confessione
simile ai forse più famosi Amish. Ma quale peso ha avuto la fede
nelle vicende tragiche dei Reimer? Poco o nullo. Ron e Janet infatti
condussero la loro vita familiare lontani da una pratica attenta
della religione parentale, lontani dagli ambienti e dagli stereotipi
del fondamentalismo rurale mennonita, ed evidentemente non si
concentrano particolarmente nell’educare alla fede i figli, se
David può dichiarare di aver fatto nel 1988 una cosa che non aveva
«mai fatto prima», confessando: «finii per pregare» (p. 226). Del
resto per seguire Money bisognava aver ripudiato di fatto la fede,
prima in Dio e poi nella legge naturale. Eppure, quando i Reimer
disperati, traditi dalle promesse bieche di Money, sceglieranno di
interrompere la sperimentazione dello psichiatra sul proprio figlio,
questi li accuserà unilateralmente del fallimento, definendoli
«fondamentalisti di campagna, i cui ristretti valori religiosi e
culturali avevano reso loro impossibile, fin dall’origine, di
accettare il cambiamento di sesso del loro bambino» (p. 294). Una
menzogna, da cui però emerge lampante almeno una verità, e cioè
che l’ideologia non può tollerare una serie di avversari:
l’esperimento, abbiamo dimostrato poco sopra; Dio, ci ha or ora
ricordato Money. Ma non basta: è evidente che, dopo Dio, l’ultimo
nemico è la famiglia. Il problema però è che Dio puoi eliminarlo
con l’affermazione dell’ateismo, puoi ridurlo a idea o psicosi,
ma con la famiglia come si può fare? Puoi davvero ridurla a mera
idea o convenzione? Puoi. Nell’attesa, per essere più sicuro,
forse conviene strumentalizzarla, togliendole qualsiasi dignità in
se stessa e diritto sui figli. Interessante, vero?
E la fine della famiglia
Reimer si assapora tutta nel suicidio di Bruce/David, rinchiuso in un
orrendo Thruman Show senza confini, in cui, a differenza di Jim
Carrey, l’unico modo per evadere dal set è darsi la morte e così
distruggere, prima che se stesso, il mondo che Money aveva edificato
in lui. «Quello che si subisce a livello fisico a volte non si
avvicina neanche lontanamente, quanto a crudeltà, a ciò che si
subisce a livello mentale; nella tua testa si combatte una guerra
psicologica» (p. 13).
Colapinto & McHugh
Sorge la domanda: è
possibile evitare gli orrori? Più di un personaggio di questa amara
storia ci dice di sì. Ciò emerge in parte da una sorta di lieto
fine, relativo alla conduzione del Centro psichiatrico di Money oggi
guidato da McHugh: «McHugh, cattolico praticante e nemico giurato di
tutte le mode e i capricci della psichiatria, era sotto quasi tutti
gli aspetti diametralmente opposto a Money, tranne che per la forza
delle opinioni e la determinazione a metterle in atto. Oggi McHugh è
famoso come il più schietto flagello della psichiatria… Giudizi
liquidatori su tutto, dal suicidio assistito (del tutto sbagliato) al
disturbo da personalità multipla (non esiste)» (p. 280-1). La
seconda testimonianza è data dal fatto stesso che As Nature Made
Him è adesso tra le nostre mani, cosa di cui siamo grati a
Colapinto e a quanti con lui hanno lavorato per la pubblicazione e le
traduzioni del testo. Serve però determinazione. Scaltrezza, direbbe
il vangelo: i figli di questo mondo sono più scaltri dei figli della
luce. Speriamo che gli sforzi, tra gli altri, di Colapinto e McHugh,
e il sacrificio di David, suscitino la giusta dose di determinazione
e scaltrezza tra i figli della luce.
Concludo con una
lamentatio non priva di retorica: si sente sovente la protesta
contro l’ombra lunga dell’Inquisizione “a prescindere dal
numero”, oggi ritenuto percentualmente contenuto, dei morti
effettivi: “anche un solo morto sarebbe troppo!” Nella famiglia
Reimer i morti sono due, più una madre depressa e un padre
defraudato di affetti e speranze. Giusto per chiarirsi, a quanto
dobbiamo arrivare per dire basta allo strazio? Quanti bambini nelle
nostre scuole vorremo sottoporre ai metodi-Money, quelli cioè di
mostrare anzi tempo materiale pornografico e indurre disinibizione
dal “puritanesimo” delle famiglie “fondamentaliste”? La
Lamentatio è retorica, sì, più consistenti invece le
elargizioni che Money continuò a percepire periodicamente per i suoi
studi, fino almeno al 1999, dagli Institutes of Health (cfr. p. 293).
E questo è male. Alimentare i mostri è male. Alimentare i mostri o
sostenere la famiglia? Metto qui il bivio decisivo. Qualcuno ancora
mi chiederà quale sia la differenza. Rispondo, e chiudo, con le
parole di Janet Reimer: «Money mi disse una volta: “Non so
perché le persone dicano sempre fare l’amore; si tratta di
fare sesso”. All’epoca non avevo una risposta da dargli.
Ora ce l’ho. Quello che c’è con Ron è amore. Noi facciamo
l’amore». (p. 299)
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