
Piccola premessa metodologica:
questo articolo non nasce con finalità di polemica gratuita. In un momento in
cui all’interno del microcosmo tradizionalista gli scontri personali rischiano
di superare il livello di guardia, nessuno sente il bisogno di gettare
ulteriore benzina sul fuoco. In passato, quando l’ho ritenuto opportuno, non mi
sono peritato di utilizzare toni molto duri nei confronti di Roberto Dal Bosco;
questa volta, la mia vuole essere una riflessione più pacata e, se il mio
interlocutore non disdegna un aggettivo fin troppo abusato, “dialogante”.
Roberto Dal Bosco ed Elisabetta
Frezza hanno pubblicato su Effedieffe un articolo contenente un duro attacco a
Francesco Agnoli. Il tema è lo stesso che ha generato una spiacevole polemica
tra lo stesso Agnoli e Roberto de Mattei, sulla quale non è mia intenzione
entrare in questa sede. Qui ci interessa piuttosto l’accusa che Dal Bosco e
Frezza muovono ad Agnoli: l’obiettivo di quest’ultimo sarebbe “normalizzare
quella fetta irriducibile e libera del mondo pro-life che è uscita
sulla scena pubblica grazie alla Marcia per la Vita, per re-incanalarla nel
flusso sterile della stantia politica compromissoria”. Di tale compromesso
farebbero parte, ad esempio, i “paletti” che l’on. Eugenia Roccella (oggetto di una polemica intervista dello stesso Dal Bosco) avrebbe suggerito in una lettera ai parlamentari dopo la sentenza della
Corte Costituzionale che ha cancellato il divieto di fecondazione eterologa.
Questi “paletti” – osservano Dal Bosco e Frezza – oltre a rivelarsi inutili,
costituiscono un vero e proprio cedimento al male, tanto che chi li sostiene si
fa più o meno consapevolmente portatore, come gli autori scrivono nel titolo
dell’articolo, di “un’eugenetica nazi-democristiana”. Limitare i danni non sarebbe
dunque possibile, al contrario di quanto scrive Agnoli: sulla vita non si può
addivenire ad alcun compromesso, trattandosi per definizione di “principio non
negoziabile”.
Alcuni degli argomenti del duo
Dal Bosco-Frezza ci trovano senz’altro d’accordo. In particolare, è logico che
il tema della vita sia non negoziabile per definizione. Chiaro dev’essere il
giudizio di condanna di ogni vero cattolico nei confronti dell’iniqua legge
194, così come nei confronti della fecondazione in vitro, sia essa omologa o
eterologa. Ma l’atteggiamento politico dei cattolici non deve forse tenere
conto della reale situazione sul campo?
Parliamoci chiaro: oggi in Italia
i cattolici “osservanti” costituiscono una piccola minoranza del corpo
elettorale e dei parlamentari. Il quadro normativo sui principi “non
negoziabili” è già ampiamente compromesso: divorzio, aborto, fecondazione
assistita, presto anche le unioni omosessuali, come promette il “cattolico
adulto” Renzi. La vera vergogna della legge 194 è che fu approvata da un
Parlamento con una forte maggioranza relativa in mano al “partito dei
cattolici”, senza che da costoro – come dal Governo democristiano dell'epoca – venisse una particolare
opposizione politica e sociale, che pure allora sarebbe stata possibile. Oggi
invece, che ci piaccia o no, la situazione è questa.
Certo, ogni anno qualche decina
di migliaia di persone scende in piazza a manifestare per la vita, senza
compromessi. Ma è inutile prendersi in giro: quanto pesano quelle migliaia di
persone, non dico nell’opinione pubblica italiana, ma nell’elettorato? Zero, o
poco più. Pensare di poter costruire, anche nel medio periodo, un fronte di
consenso sufficientemente ampio da ribaltare la situazione è una puerile
illusione.
Di fronte a tutto questo, i
cattolici hanno tre alternative. La prima è rifiutare la legittimità dei pubblici
poteri, negando ad essi lealtà e obbedienza. E’ una scelta che spesso conduce
al martirio e talvolta alla lotta armata e alla guerra civile. Dubito che il
cattolicesimo italiano possegga attualmente la forza morale, politica (ed
eventualmente militare) per perseguirla. La seconda è, come sembra proporre
Agnoli, proseguire la lotta su due fronti: quello della battaglia culturale, in
cui far valere l’intransigenza dei principi, e quello della battaglia politica,
in cui tentare per quanto possibile di arginare l’onda e – appunto - “limitare
i danni”, dal momento che non si tratta più di dare o meno spazio al male, ma di
sforzarsi di contenerne il trionfo. La terza, infine, è rifiutare ogni negoziazione
nell’arena politica, senza però rifiutare la legittimità del sistema. Opporsi
frontalmente a tutto ciò che contraddica i principi non negoziabili, anche
sapendo di andare incontro a una sicura sconfitta. Contentarsi di condurre una
battaglia di testimonianza e lasciare andare il mondo alla malora, conservando
però le mani pure.
Da quanto mi pare di capire,
Frezza e Dal Bosco optano per questa terza alternativa. La battaglia di
testimonianza, destinata a ottenere zero, piuttosto che i compromissori
“paletti”, che riuscirebbero magari ad ottenere 30, almeno per qualche tempo.
E’ una scelta molto rispettabile, forse anche condivisibile. Non si possono,
però, cambiare le carte in tavola: non si può descriverla come una strategia
vincente anche politicamente. Farlo significa essere privi di qualsiasi senso
della realtà, della minima percezione di cosa sia l’Italia nell’anno di grazia
2014.
Roccella o meno, in questo
preciso istante nel nostro Paese è legalmente consentita qualsiasi forma di
fecondazione eterologa. La domanda da porsi non è se siamo o meno d’accordo,
perché non credo che su quello vi siano divergenze, perlomeno non tra Dal Bosco
e Agnoli. La vera domanda è: è sufficiente limitarsi a dire che non siamo
d’accordo? O ha senso impegnarsi per “limitare i danni”? Se sì, in che forma?
Queste sono le questioni alle quali occorre dare una risposta. Caro Dal Bosco
(e cara Frezza), l’intransigentismo verbale non basta più. A questo punto è
necessario rispondere con estrema chiarezza a una domanda: che fare? Agnoli ha
già detto la sua (giusta o sbagliata che sia), adesso è il vostro turno.
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POSTILLA: Scrive il Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede card. Joseph Ratzinger nella celebre Nota dottrinale circa alcune questioni riguardanti l'impegno e il comportamento dei cattolici nella vita politica (2002): "Giovanni Paolo II, continuando il costante insegnamento della Chiesa, ha più volte ribadito che quanti sono impegnati direttamente nelle rappresentanze legislative hanno il «preciso obbligo di opporsi» ad ogni legge che risulti un attentato alla vita umana. Per essi, come per ogni cattolico, vige l’impossibilità di partecipare a campagne di opinione in favore di simili leggi né ad alcuno è consentito dare ad esse il suo appoggio con il proprio voto. Ciò non impedisce, come ha insegnato Giovanni Paolo II nella Lettera Enciclica Evangelium vitae a proposito del caso in cui non fosse possibile scongiurare o abrogare completamente una legge abortista già in vigore o messa al voto, che «un parlamentare, la cui personale assoluta opposizione all’aborto fosse chiara e a tutti nota, potrebbe lecitamente offrire il proprio sostegno a proposte mirate a limitare i danni di una tale legge e a diminuirne gli effetti negativi sul piano della cultura e della moralità pubblica»". Non stiamo forse parlando di questo? Anche Ratzinger complice dell'eugenetica nazi-democristiana?
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POSTILLA: Scrive il Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede card. Joseph Ratzinger nella celebre Nota dottrinale circa alcune questioni riguardanti l'impegno e il comportamento dei cattolici nella vita politica (2002): "Giovanni Paolo II, continuando il costante insegnamento della Chiesa, ha più volte ribadito che quanti sono impegnati direttamente nelle rappresentanze legislative hanno il «preciso obbligo di opporsi» ad ogni legge che risulti un attentato alla vita umana. Per essi, come per ogni cattolico, vige l’impossibilità di partecipare a campagne di opinione in favore di simili leggi né ad alcuno è consentito dare ad esse il suo appoggio con il proprio voto. Ciò non impedisce, come ha insegnato Giovanni Paolo II nella Lettera Enciclica Evangelium vitae a proposito del caso in cui non fosse possibile scongiurare o abrogare completamente una legge abortista già in vigore o messa al voto, che «un parlamentare, la cui personale assoluta opposizione all’aborto fosse chiara e a tutti nota, potrebbe lecitamente offrire il proprio sostegno a proposte mirate a limitare i danni di una tale legge e a diminuirne gli effetti negativi sul piano della cultura e della moralità pubblica»". Non stiamo forse parlando di questo? Anche Ratzinger complice dell'eugenetica nazi-democristiana?
Ma questi princìpi sono o non sono negoziabili?
RispondiEliminaI principi sono non negoziabili, non possono essere cambiati mai.
EliminaPerò la prassi sì, e se si pensa di riuscire ad avvicinarsi di più alla situazione ottima è lecito cambiare le leggi solo parzialmente.
L'ha scritto il Papa.
Vedi la postilla all'articolo.
RispondiEliminaUna quarta via?
RispondiEliminahttp://cattoliciperlalaicita.blogspot.it/2014/05/emo-cardinale-raymond-leo-burke.html?m=1
Micus
La strategia proposta da Agnoli ed a cui Marco Mancini sembra aderire è la strategia intrapresa dal mondo cattolico e prolife negli ultimi 30/40 anni, con risultati sottozero. Purtroppo a molti di voi è presa "l'agnolite", una sorta di morbo che vi impedisce di guardare la realtà. Siete stati molto duri, e giustamente, con Dal Bosco che ha attaccato Agnoli in maniera ignobile (perché ha trasferito le critiche anche sul piano personale) ma nulla dite sul comportamento altrettanto ignobile di Francesco Agnoli nei confronti di tutti noi dell'organizzazione della marcia ed in particolare del prof Roberto de Mattei. Parlate della marcia senza conoscere nulla e di tante altre questioni collegate con la difesa della vita, con la presunzione tipica dei ragazzi della vostra età che si credono di saperla meglio degli altri. Avete ancora molto da imparare. Alfredo De Matteo
RispondiEliminaE poi, "il tema è lo stesso che ha generato una spiacevole polemica tra Agnoli e il pro de Mattei". Spiacevole polemica?? sai dire solo questo Marco? de Mattei si è rivolto ad Agnoli dalle pagine de Il Foglio con pacatezza e direi anche con affetto. Agnoli ha risposto su facebook con arroganza ed attacchi personali. Però quando lo fa Dal Bosco o la Frezza ti lanci in "appassionati" j'accuse, quando lo fa quel santo di Agnoli trattasi solo di spiacevoli polemiche. Sapete una cosa? io mi tengo il professore e voi tenetevi Agnoli. Alfredo D.M.
RispondiEliminaCaro Alfredo, innanzitutto devo fare una premessa: io non mi tengo nessuno, perché non sono iscritto al partito di nessuno. Io dico semplicemente quello che penso, con grande franchezza. Da Francesco Agnoli mi divide, immagino, il giudizio complessivo nei confronti del NCD, le cui posizioni su alcuni temi ritengo dannose per l'interesse del Paese. Sulla questione europea, ad esempio, sono quasi completamente d'accordo con de Mattei, come mi pare di aver scritto in più circostanze.
EliminaRivolgo a te la stessa domanda che ho rivolto a Dal Bosco e a Elisabetta Frezza: che fare? Oggi c'è piena libertà di ricorrere alla fecondazione eterologa (prima della legge 194, invece, l'aborto era vietato). Ci va bene così, purché si rimanga puri? Perfetto, basta saperlo.
Quanto alle polemiche personali, proprio perché "non so nulla della Marcia" e di quello che le gira intorno ho preferito non entrarci. Non ho difficoltà, proprio perché non sono iscritto a nessun partito, a riconoscere che la reazione di Francesco Agnoli all'articolo di De Mattei è stata eccessiva. Ma ricordiamoci anche dei durissimi attacchi ai quali Agnoli è stato sottoposto in questi mesi (accuse di criptoabortismo e genocidio, ben più gravi di una pur spiacevole polemica personale) senza che - a parte me e qualche altro sfigato - si levasse una sola voce dal nostro ambiente per difenderne l'onorabilità.
Alla luce di questi episodi passati e di altri di cui sono a conoscenza (qualcosina arriva pure a me), dubito che il prof. possa essersi rivolto ad Agnoli addirittura con "affetto". Con pacatezza, sì: e infatti ti ripeto che la reazione di Agnoli non è stata adeguata.
Occorre dare un taglio alle polemiche e tornare a confrontarsi costruttivamente, per il bene di tutti. Un caro saluto.
Bene, hai realizzato di non sapere nulla e questo è già un primo passo. Cosa fare? In realtà, i pseudo pro life italiani con in testa la Roccella (e direi anche Agnoli) non possono far altro che continuare nel loro gioco al ribasso, che non è il frutto di una ragionata strategia ma, diciamo così, di una mentalità dedita al compromesso e non da ieri. Con la legge 40 si è ragionato in termini di fecondazione buona e fecondazione cattiva facendo passare tale pseudo principio come una verità cattolica. La Cassazione, seppur ideologicamente schierata, non ha fatto altro che portare alla luce le incoerenze logiche di una tale impostazione. Ora secondo te che possono fare la Roccella & C.? Dire improvvisamente che la fecondazione è una pratica intrinsecamente cattiva e così rinnegare anni di tesi contraria? Evidentemente, l'unica possibilità è quella di accettare la sentenza e continuare a fare l'unica politica che sono in grado di fare: inventarsi qualche "paletto" normativo tanto per far finta di esserci e di fare una seria opposizione. Non solo, già la legge 40 si situava al di fuori della dottrina che tu hai riportato in quanto non è mai possibile per un politico cattolico non già limitare i danni di una legge ingiusta ma addirittura farsene attivo promotore. Ora probabilmente si inventeranno la legge 41 che disciplinerà la fecondazione eterologa e ci si mangerà un altro pezzo di verità, sacrificandolo sull'altare del compromesso e del male minore. E non è vero che non sei iscritto a nessun partito: sei iscritto a quello di Agnoli, della Roccella ecc ecc. Ma ad un certo punto Campari dovrà fare la sua scelta: o stare con la marcia (il cui successo è stato l'intransigenza nei principi ed una strategia lontana da quella fin qui messa in atto dai soliti noti) o stare con Agnoli (che ormai non rappresenta più la marcia essendo in netta minoranza ed avendo rinnegato buona parte dei presupposti della marcia stessa) ed i suoi compagni. Ti vanti di non essere iscritto a nessun partito? Guarda che sei iscritto a quello di Agnoli e dei fautori del compromesso. Auguri. Alfredo
RispondiEliminaDibattiamo con pacatezza senza aggredirci. Per me il linguaggio è importante e quello di Dal Bosco per mesi è stato più che irritante (infatti ha infastidito persone diverse per strategie e tattiche), ed è stato usato da personaggi che poi hanno finito per boicottare ex post la Marcia per la vita (cf. Radio Spada). Penso che ultimamente la risposta di Agnoli a de Mattei abbia superato la linea di moderazione, ma va tenuto conto che Agnoli ha subito attacchi personali e folli per mesi senza che (quasi) nessuno ne prendesse le difese. Per favore non diciamo poi a chi opta una strada diversa nella lotta che ci vede finora TUTTI PERDENTI che automaticamente è un abortista, un modernista o altro: non giova a nulla ed è contro i fatti. Tutti siamo contro l'aborto (de Mattei e Agnoli, Di Matteo e Mancini) ma nessuno ha la verità in tasca sulla strategia migliore per cancellarlo dalla legge: questa è la pura verità. La polemica fa bene a tutti se è finalizzata a migliorarci e a istruirci; se è insulto o menzogna o mera mormorazione, è invece peccato, almeno veniale. Secondo me i 4 autori summenzionati, come molti altri, sono ottimi autori e vorrei che fossero in pace e in spirito di collaborazione quand'anche avessero strategie molto diverse tra loro finalizzate allo stesso scopo: abolire la 194 e fermare, per quanto possibile, il genocidio in Italia, in Europa, nel mondo. Facciamo tutti uno sforzo, tanto le divisioni tra i buoni ci saranno sempre, ma sempre ciò che ci unisce sarà più grande di ciò che ci divide. Ve lo chiedo in ginocchio.
RispondiEliminaEMR
de Mattei si è ben guardato da difendere Agnoli da tutti gli attacchi di questi mesi, ma non solo, ha anche organizzato un convegno alternativo a quello del Regina apostolorum. Inoltre si atteggia sempre a " fondatore" della marcia, mentre non lo è. Agnoli ha risposto su facebook, raggiungendo quindi un pubblico ristretto, mentre de Mattei ha scritto sul Foglio, in modo che la sua critica fosse il più possibile conosciuta, e mettendo così in piazza le eventuali differenze. Il tono paternalistico appare in questo contesto ancora più irritante. Inoltre Paolo Deotto, che costituisce la cassa di risonanza di de Mattei, ha rilanciato l'articolo su Riscossa Cristiana. Peccato che anche il sito di Deotto sia di proprietà di de Mattei. Libertà e persona non ha pubblicato nulla. Infine mi si chiarisca un punto: il tono di Agnoli sarà stato anche duro, ma ciò che ha scritto è vero o non è vero? In particolare il passato di de Mattei come consigliere di Fini è vero o non è vero? Forse che predica in un modo e razzola in un altro? E perchè ricordare queste verità dalle pagine di un profilo facebook dovrebbe essre ignobile, mentre pontificare in modo saccente e fastidioso da una testata nazionale sarebbe esercizio di nobili virtù?
RispondiElimina"Agnoli ha risposto su facebook, raggiungendo quindi un pubblico ristretto, mentre de Mattei ha scritto sul Foglio"
EliminaLOL!
secondo te quanta gente legge il foglio!?