L’altra
sera ho commesso il madornale errore di sintonizzare il televisore su Raitre,
per seguire “Ballarò”. Il fatto che Floris avesse invitato ancora una volta i soliti amiconi (il repubblicone Giannini, il vicepresidente di Confindustria
Regina, l’economista Quadrio Curzio, etc.) avrebbe dovuto mettermi sull’avviso,
ma visto che si parlava di euro, peraltro all’indomani della buona
affermazione del Front National alle amministrative francesi, ho pensato che ne
valesse la pena. Ovviamente mi sbagliavo.
Il
cambio di strategia di quello che Alberto Bagnai ha definito PUDE (Partito Unico dell’Euro),
non solo in politica ma anche in economia e nei media, è oramai evidente: fino
a qualche tempo fa il dibattito sulla moneta unica veniva silenziato, quasi che
chi sollevasse dubbi sulla sua funzionalità fosse un losco figuro, magari
antisemita, da cui prendere immediatamente le distanze. Ora l’aria sta
cambiando. Le difficoltà economiche crescono, la gente comincia a informarsi,
qualche “esperto” comincia a mostrare segnali di resipiscenza, qualche forza
politica comincia a farci la campagna elettorale: in poche parole, il tema non
può più essere ignorato.
E
allora gli anchorman di regime hanno mutato strategia: non più monologo eurista, ma
finto contraddittorio. Floris, ad esempio, organizza un bello e democratico dibattito sull’euro,
però con qualche piccolo accorgimento. In particolare, a sostenere le virtù della
moneta unica e a mettere in guardia dal rischio mortale del suo abbandono vengono
chiamati autorevoli economisti, firme di prim’ordine e influenti industriali;
la parte degli anti-euro viene invece affidata a Mario Giordano, ottimo
giornalista ma piuttosto alieno da tecnicismi, e a una bella avvocatessa rappresentante
di un comitato chiamato “Euro Exit”, che reciterà per tutta la serata la parte
della dilettante allo sbaraglio.
Succede
così che gli autorevolissimi rappresentanti del fronte pro-euro possano dedicarsi
per l’intera puntata a una vera e propria opera di disinformazione, senza che
Giordano e la povera avvocatessa siano in grado di replicare in maniera
efficace. Guai ad abbandonare la moneta unica, avvertono il professor Quadrio
Curzio e Massimo Giannini: volete forse ritornare ai tassi d’interesse a doppia
cifra degli anni ’80 e dei primi anni ’90, quando c’era la liretta? Nessuno che
alzi il ditino per dire: caro professore, caro corifeo del noto criminale
prestato all’onestà Carlo De Benedetti, guardate che negli anni ’80 e ’90, per
citare il Divo, “la situazione era un po’ più complessa”: i tassi d’interesse erano
decisamente più alti di ora in tutto il mondo e, peraltro, il costo medio
effettivo del debito era più basso di quanto si creda. Inoltre, i tassi
reali avevano un andamento ben diverso rispetto a quelli nominali. Ma in
studio nessuno riesce a controbattere efficacemente la trita retorica sul “dividendo
dell’euro” e i cari ospiti eurofili possono continuare impunemente a mentire,
sapendo di mentire.
Menzione
speciale per il professor Alberto Quadrio Curzio. In passato avevo nutrito una
certa considerazione nei suoi confronti, riconoscendogli un certo grado di
onestà intellettuale. Evidentemente la forza di condizionamento del conformismo ideologico è
tale da obnubilare anche le menti migliori, spingendole a proferire bestialità.
Ne è un esempio luminoso un altro illustre economista, il professor Alberto
Alesina. Nel 1997 Alesina scriveva sul “Corriere della Sera” questa roba qui,
che al giorno d'oggi potrebbe costare una crocifissione in sala mensa. Adesso, dunque, potrebbe
alzarsi in piedi, alzare il ditino e dire: “Vedete? Avevo ragione io, ho previsto per filo e per
segno quello che sarebbe accaduto, sono un fottutissimo genio!”. Invece rimane
seduto e tiene il ditino a posto, anzi è diventato un indefesso propalatore
della menzogna di regime (qui mentre tesse
le lodi dell’austerità espansiva), indovinate voi perché.
Ma
torniamo a Quadrio Curzio. Secondo le perle uscite dalla bocca di cotanto
luminare, a cui hanno dato man forte Giannini, l’industriale Regina, il direttore
dell’ANSA e anche gli applausi beoti del pubblico sinistrorso in studio, la
bassa crescita dell’Italia non dipende in nessun modo dall’introduzione della
moneta unica, dal momento che anche negli anni ’80 e ’90 il Paese faticava a
crescere. Eppure i dati sembrano smentirlo: cfr., ad esempio, questo bell'articolo di “Repubblica” del 1996. Nel 1995, dunque, crescevamo più di USA, Germania e Francia, mentre da quando l’unione monetaria è
diventata realtà l’Italia ha cominciato a perdere colpi di anno in anno e la
forbice ha preso ad allargarsi in maniera drammatica.
Certo, nessuno di noi è così sciocco da
trarre conclusioni troppo semplicistiche. Non siamo certo Massimo Giannini, il quale,
in un’appassionata performance di benaltrismo autorazzista, ha tuonato: “Basta
prendersela con l’euro, abbiamo la corruzione e l’evasione fiscale!”. Caro
Giannini, la corruzione e l’evasione fiscale c’erano anche in passato, eppure
il saldo delle partite correnti andava come andava, cioè decisamente meglio del
profondo rosso di oggi. E il tentativo di gettare fango sul proprio Paese per mascherare le magagne di un'unione monetaria che ogni persona sana di mente considera disfunzionale è decisamente schifosetto. Ma passiamo oltre.
Uscire dall’euro, ha affermato il
professore dal cognome chic, sarebbe folle, perché l’Italietta non andrebbe da nessuna parte
contro colossi come Cina, India, Corea del Sud. Testuali parole:
colossi come la COREA DEL SUD (vedere qui per credere). Ora, la Corea del Sud è un Paese di 50
milioni di abitanti, con un reddito (ancora per poco) inferiore a quello
italiano (in quello pro capite ci
hanno superato qualche anno fa, nel pieno della crisi, e di questo passo ci
distanzieranno alla grande). Definire colosso la Corea del Sud è un’offesa all’intelligenza
di chi ascolta. Anzi, il caso coreano potrebbe costituire un ottimo esempio per
dimostrare che fuori dall’euro la vita continua, che gli altri, anche se
piccoli, non si sognano di costruire unioni monetarie con vicini ingombranti
(vedi la Cina) e continuano a produrre e a competere come hanno sempre fatto.
No, professore, l’euro non è il kòsmos
al di fuori del quale esiste solo kaos:
Polonia e Regno Unito, per dire, stanno lì a testimoniarlo.
Alla fine il professore, non potendo
negare che l’attuale governance dell’Eurozona faccia acqua da tutte le parti (ormai è questa l'ultima ridotta degli eurofili: sì, questa Europa ci sta massacrando, ma un'altra Europa è possibile, comunque non è colpa dell'euro e anche se è colpa dell'euro ce lo teniamo lo stesso), tira
fuori la sua ricetta: non uscire dall’euro, ma creare un debito comune europeo,
magari conferendo a titolo di garanzia le nostre riserve auree (sic!), e
trasformare la BCE sul tanto agognato modello della FED statunitense. In questo
modo, dice il professore, risolveremo tutti i nostri problemi. L’effetto che
si prova di fronte a propositi del genere è piuttosto straniante: sembra di
ascoltare Adolf Hitler che, dal suo bunker nella Berlino ormai assediata dai
sovietici, fantasticava sulla presunta controffensiva di Felix Steiner (cfr. la celeberrima scena del
film “La caduta”, ridoppiata in molteplici parodie).
Ecco, a Quadrio Curzio sfugge che, affinché gli USA divenissero quello che sono oggi, c’è voluta addirittura una bella
guerra civile, con centinaia di migliaia di morti. E si trattava di ex colonie con
un comune background linguistico e culturale, non di nazioni con una storia
millenaria alle spalle. Così, mentre lui continua a fantasticare che Angela
Merkel dia il suo placet all’emissione di titoli di debito europei, noi
cominciamo a immaginare una via d’uscita realistica dal cul de sac in cui ci siamo cacciati.
Loro continuino pure a mentire, a
disinformare, a terrorizzare. E’ il segno che sono ormai alla frutta. Caro
Floris, la prossima volta a criticare l'euro invita qualcuno che ne sappia
qualcosina. Non necessariamente un Bagnai, anche qualcuno che abbia sostenuto con
profitto un corso-base di Economia Politica e uno di Storia Contemporeanea, e che magari legga di tanto in tanto un quotidiano, o un blog intelligente. Basterebbe persino il
sottoscritto, per smentire le balle di Giannini e Quadrio Curzio e riportare il
dibattito su binari di serietà, realismo, onestà intellettuale. Tutti concetti
che a te, caro Giova, risultano evidentemente estranei.
Pubblicato il 27 marzo 2014
Onore al camerata Mancini!
RispondiEliminaEMR
Sono merde, punto. Ma la paura fa 90, e il maggio radioso si avvicina. Speriamo che non incastrino Marine con qualche scandalo pedofilo e/o terroristico...
RispondiEliminaVeramente non capisco i sostenitori dell´uscita dall´Euro. Ho per loro cualche domanda. Il governo italiano comincia a stampare di nuovo lire ed a richiedere le tasse in lire é paga provveditori e stipendi in lire. Cosa accade con gli euro in tasca ai privati? gli euro dei privati in conti correnti in Italia? Gli Euro nei conti correnti all´estero? Cosa accadrá con chi vorra fare transazione tra private in euro? saranno proibite?
RispondiEliminaUn´altra serie di domande é che vantaggio vedete nel tornare alla lira? Poter svalutare? Stampare carta per pagare il disavvanzo dello stato invece che indebitarsi? Cioé preferite che i politici vi prendano i soldi con l`inflazione per pagare i suoi affari che farli quadrare il bilancio.