di Andrea Virga
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Vediamo
ora la questione da un punto di vista cattolico. Il Codice di Diritto Canonico,
al riguardo, sentenzia (Can. 1184 § 1): «Se
prima della morte non diedero alcun segno di pentimento, devono essere privati
delle esequie ecclesiastiche: 1) quelli che sono notoriamente apostati,
eretici, scismatici; 2) coloro che scelsero la cremazione del proprio corpo per
ragioni contrarie alla fede cristiana; 3) gli altri peccatori manifesti, ai
quali non è possibile concedere le esequie senza pubblico scandalo dei fedeli».
Quest’ultimo comma resta soggetto ad interpretazione. All'Ordinario del luogo
(cfr. Can. 134), ossia generalmente il vescovo diocesano, spetta quindi la
decisione al riguardo (§ 2): «Presentandosi
qualche dubbio, si consulti l'Ordinario del luogo, al cui giudizio bisogna
stare». Si tratta quindi di una posizione di natura disciplinare, non
dogmatica.
Sei anni fa, si era posto un caso simile, di negazione delle esequie, che aveva fatto molto discutere. Piergiorgio Welby, militante del Partito Radicale, afflitto da distrofia muscolare, aveva condotto una campagna politica e mediatica a favore della legalizzazione dell’eutanasia, chiedendo di essere soppresso, tramite cessazione della ventilazione artificiale. Infine, il 20 dicembre 2006, aveva ottenuto, illegalmente, l’attuazione delle proprie volontà. Il medico responsabile è stato prosciolto in sede preliminare. Quando la moglie, cattolica (al di là della sua corresponsabilità nell'omicidio del marito), aveva chiesto esequie religiose, il Vicario Generale per la Diocesi di Roma, Mons. Camillo Ruini, si era espresso negativamente.
Questa
era stata la motivazione: «In merito alla
richiesta di esequie ecclesiastiche per il defunto Dott. Piergiorgio Welby, il
Vicariato di Roma precisa di non aver potuto concedere tali esequie perché, a
differenza dai casi di suicidio nei quali si presume la mancanza delle
condizioni di piena avvertenza e deliberato consenso, era nota, in quanto
ripetutamente e pubblicamente affermata, la volontà del Dott. Welby di porre
fine alla propria vita, ciò che contrasta con la dottrina cattolica (vedi il
Catechismo della Chiesa Cattolica, nn. 2276-2283; 2324-2325)». In sintesi,
stando a quanto aveva affermato lo stesso Ruini ai giornalisti, «concedere il funerale sarebbe stato come
dire "il suicidio è ammesso"». Non c’è quindi dubbio che
celebrare le esequie di chi aveva fatto coscientemente fatto degli ultimi anni
della sua vita una battaglia politica contro la dottrina cattolica, sarebbe
stato di scandalo e di confusione ai fedeli cattolici.
Le
polemiche per questa decisione da parte del mondo acattolico (e di molti
cattolici dalle idee confuse) erano state però amplificate dal fatto che pochi
giorni prima (10 dicembre 2006), era morto il dittatore cileno, il Generale Augusto
Pinochet Ugarte, il quale aveva ricevuto funerali religiosi, nonostante le sue
responsabilità capitali nel rovesciamento della presidenza di Allende e nella
repressione violenta dell’opposizione politica (per tacere della sua grave
compromissione con l’imperialismo angloamericano e delle accuse di
malversazione). L’Arcivescovo di Santiago però non aveva evidentemente ritenuto
scandalose le esequie di Pinochet, decisione confortata da una serie di
fattori, non ultimo il sostegno di un’ampia parte dei cattolici cileni (nel
1988, il 44% degli elettori votò perché rimanesse in carica, e 60.000 persone
sfilarono alla camera ardente, di contro a qualche migliaio di
contro-manifestanti), e la decisione da parte dell’esecutivo (di centrosinistra)
di concedergli comunque esequie militari solenni (anche se non funerali da Capo
di Stato). Naturalmente, questo non significa l’assoluzione (o, peggio,
l’approvazione) delle sue colpe, ricordate comunque nell'omelia.
In
generale, va detto che se guardiamo alla storia della Chiesa moderna (ossia
negli ultimi due secoli), questa si è sempre distinta per la propria
misericordia verso i cattolici defunti. Oltre a Pinochet, avevano ricevuto
esequie religiose anche altri dittatori cattolici, come Ante Pavelic, Antonio
Salazar e Francisco Franco. Lo stesso però valse per monarchi e statisti, che
avevano avuto in vita gravi contrasti politici con la Chiesa e il Papa, come
Napoleone I, Cavour e Vittorio Emanuele II. Né allora era sorta alcuna polemica
o scandalo al riguardo tra i fedeli. Ancora in Italia, funerali cattolici erano
spettati a Pier Paolo Pasolini, cattolico ma comunista ed omosessuale praticante,
così come ai militanti armati Mara Cagol, cofondatrice delle Brigate Rosse
(caduta in combattimento nel 1975), e Peppe Dimitri, cofondatore di Terza Posizione
(morto nel 2006).
Stante
questi precedenti, può sembrare duro ed eccessivo arrivare a negare funerali
cattolici ai mafiosi, tuttavia la questione ruota appunto attorno alla nozione
di scandalo, ossia di esaltazione del peccato. Quando questo aspetto può
risaltare agli occhi dei fedeli, e indurli all'errore e al peccato, allora ha
senso che l’ordinario del luogo intervenga anche con misure di questa gravità,
sia che si tratti di smentire ogni legittimità all'eutanasia e al suicidio, sia
di combattere la cultura mafiosa, specie laddove essa si arroga ed usurpa
ritualità religiose.
insomma dove vuoi arrivare?
RispondiEliminaeccellente Andre!
RispondiEliminaCioè, per la lettura di Virga del diritto canonico, essere scismatico o eretico (protestante?) è peggio di essere un condannato per associazione mafiosa.
RispondiElimina"per la lettura di Virga del diritto canonico"
RispondiEliminaVeramente, io mi sono limitato a riportare quanto dice il diritto canonico. V. mi mette in bocca affermazioni che non mi pare proprio d'aver fatto.
Che poi un non cattolico sia escluso dalle esequie cattoliche, mi pare abbastanza pacifico, anche per la persona in sé, che se aveva abbandonato la Chiesa, difficilmente avrebbe voluto esequie cattoliche.
Per il resto, rispondendo a Fabio, io voglio semplicemente spiegare quale sia la disciplina ecclesiastica in merito alla censura dei funerali, e perché nel caso dei mafiosi non pentiti sia opportuna la decisione operata da Sepe ed altri vescovi, nonostante la clemenza generalmente mostrata dalla Chiesa su questo tema delicato.
RispondiEliminaah ok, io personalmente sono d'accordo con Sepe, e spero che sia da esempio per tutto il mondo Clericale e non.
RispondiEliminaCondivido in principio l'argomentazione. La decisione della curia sulla vicenda Welby è stata essenzialmente politica e non guidata dalla cristianità (vedi misericordia). Non ci appelliamo ai diritti e dottrine varie quando fa comodo, in modo giustificazionista e opportunista. E' evidente che l'eutanasia è un punto nevralgico per l'opinione pubblica cattolica (e non solo).
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