11 agosto 2023

Addio al regista dell'Esorcista


di Paolo Maria Filipazzi

Nel commentare la notizia della morte del regista William Friedkin, pressoché tutti i necrologi si sono concentrati su L’Esorcista, film che lo ha reso immortale grazie all’impatto avuto sull’immaginario di massa.

In effetti, si tratta di una pellicola dalla quale non si può non passare, ma per un motivo che, in realtà, pochi hanno colto. La messinscena horror del film, infatti, è un pretesto per mettere in scena le vicende dei personaggi che ruotano attorno alla vicenda della possessione di Regan, in particolare le tre figure di sacerdoti: padre Karras, padre Dyers e padre Merrin.

Il primo è un prete roso dal dubbio, la cui vocazione e la cui fede sono in forte crisi, forse addirittura pentito. Altamente istruito, prestante nel fisico (lo si vede sempre in tuta mentre fa jogging) prova rimorso per avere scelto il sacerdozio: brillante e dotato com’è, avrebbe potuto ambire a ben altro, e in tal modo garantire alla madre, per la cui triste morte si sente in colpa, una vecchiaia migliore. Dice messa con sguardo cupo, forse chiedendosi, mentre consacra, se davvero ha senso ciò che sta facendo. E’ perennemente triste, con i chiari sintomi della depressione e spesso si rifugia nell’alcool. Quando gli si presenta il caso di Regan, si ostina ad approcciarsi alla questione non da prete ma da psichiatra. Non a caso, è un gesuita…

Padre Dyers è, con ogni evidenza, altrettanto privo di fede e vocazione, ma esprime il suo vuoto in modo opposto, con uno stile di vita gaudente. E’ brillante, accattivante, non a caso sta bene nei salotti dei borghesi ben poco inclini alla fede, dove può essere l’anima della festa. Mentre si esibisce istrionicamente al pianoforte, dichiara in modo civettuolo e vagamente effemminato: “La mia idea del paradiso è un night club tutto bianco, con me unica vedetteper l’eternità e tutti che mi adorano”. Una dichiarazione di ateismo neppure tanto velata…

Due figure emblematiche di quello che era il clima della Chiesa cattolica nel post- Concilio … e che tornano terribilmente di attualità nel decennio bergogliano …

Infine, padre Merrin, il sacerdote della Chiesa di sempre, tenacemente legato alle Verità eterne ed incrollabili. Quando lo scientismo di padre Karras si deve arrendere di fronte all’irruzione del preternaturale nella vita di una quartiere borghese di Washington D.C., è a lui che si deve ricorrere per sconfiggere nuovamente il maligno … Ed è qui che gli altri due sacerdoti avranno la loro redenzione che, come sanno i cattolici, non significa necessariamente un lieto fine …

Preparandosi ad assistere padre Merrin nell’esorcismo, padre Karras, per la prima volta, si mostra al pubblico in abito talare. Un momento a nostro avviso iconico, in cui il giovane prete moderno rivela come, al termine delle sue inquietudini, ci sia il ritorno alla Chiesa di sempre. La sua catarsi si completerà con il sacrificio di se stesso, che compirà per salvare Regan e allontanare la presenta demoniaca.

Anche padre Dyers avrà il suo riscatto: alla vista di padre Karras incosciente a terra, riscoprendosi prete, impartisce l’assoluzione in articulo mortis all’amico e per giunta, lo sottolineiamo, lo fa in latino …

Una scena ulteriormente significativa è quella dell’incontro fra Regan e padre Dyers. La ragazzina non conosce il prete, non ricorda quanto le è successo e, per giunta, la sua famiglia non le ha dato nessuna educazione religiosa. Eppure, riconosciuto dal collarino che quello che ha davanti è un sacerdote, lo abbraccia e lo bacia…

Friedkin era ebreo… ma aveva capito tutto, alla faccia di molti cattolici…

 

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