06 aprile 2023

Libri. Einstein non credeva a Darwin



di Fabrizio Cannone

Sono tante le cose che ci potremmo chiedere sul darwinismo. Per esempio se ne esiste uno o se ne esistano vari e compatibili fra loro. Se la dottrina di Darwin ha conosciuto in quasi 2 secoli di esistenza una sorta di evoluzione omogenea, oppure se è rimasta succube di fissismo e tradizionalismo. Se coloro che si richiamano al Verbo di Darwin come fosse un oracolo, lo seguano davvero in tutto quello che ha detto, come vorrebbero far credere – mentendo – i fautori del Darwin Day, celebrato ogni 12 febbraio che si rispetti. E poi se tutti gli evoluzionisti siano realmente darwinisti, perfino nel senso aberrante del “darwinismo sociale” che disprezza i poveri e i malati. Tante altre potrebbero essere le domande insidiose. Non ultima la magna quaestio sul rapporto tra Darwin e Dio, e tra evoluzionismo e cristianesimo, la più scientifica delle religioni.

Christian Peluffo è uno studioso di storia e di scienze naturali che sa il fatto suo e che fonda le sue ricerche su una frase, forse un po’ mitizzata, che sarebbe stata detta da Albert Einstein (1879-1955) e che suona così: “Considero le dottrine evoluzionistiche di Darwin, Haeckel, Huxley, come tramontate senza speranza”. I riferimenti della frase si trovano però in riviste successive alla morte del fisico (cf. p. 6, nota 1).

E’ vero anche che Einstein (su cui consiglio F. Agnoli, Filosofia, religione, politica in Einstein, 2016) era un fisico e i fondatori dell’evoluzionismo biologi. Ma un fisico del suo calibro non parlava comunque a vanvera.

La questione, controversa fin dai tempi di Darwin (1809-1882) è ancora irrisolta, malgrado una sorta di legittimazione del pensiero cattolico verso l’evoluzionismo, in ciò che in esso non contrasta con il dogma. La scienza infatti non contrasta con il dogma, se non quando le sue conclusioni sono false.

Certi cattolici sono rimasti spiazzati 70 anni fa dal fatto che Pio XII, dopo aver aperto al Big bang in vari discorsi, nell’enciclica Humani generis (1950) non abbia condannato l’evoluzionismo, ma anzi in qualche modo lo abbia legittimato come ipotesi scientifica.

Scrive Pio XII che “il Magistero della Chiesa non proibisce che in conformità dell’attuale stato delle scienze e della teologia, sia oggetto di ricerche e di discussioni, da parte dei competenti in tutti e due i campi, la dottrina dell’evoluzionismo, in quanto cioè essa fa ricerche sull’origine del corpo umano, che proverrebbe da materia organica preesistente ( la fede cattolica ci obbliga a ritenere che le anime sono state create immediatamente da Dio ). Però questo deve essere fatto in tale modo che le ragioni delle due opinioni, cioè di quella favorevole e di quella contraria all’evoluzionismo, siano ponderate e giudicate con la necessaria serietà, moderazione e misura e purché tutti siano pronti a sottostare al giudizio della Chiesa”.

Ancora più stupore ha destato il plauso che san Giovanni Paolo II ha dato alla stessa teoria, nel 1996, scrivendo alla Pontificia accademia delle scienze. “Oggi, circa mezzo secolo dopo la pubblicazione dell’Enciclica, nuove conoscenze conducono a non considerare più la teoria dell’evoluzione una mera ipotesi. È degno di nota il fatto che questa teoria si sia progressivamente imposta all’attenzione dei ricercatori, a seguito di una serie di scoperte fatte nelle diverse discipline del sapere. La convergenza, non ricercata né provocata, dei risultati dei lavori condotti indipendentemente gli uni dagli altri, costituisce di per sé un argomento significativo a favore di questa teoria”.

I due papi mettevano dei limiti chiari ad ogni evoluzionismo scientifico possibile. Giovanni Paolo II infatti aggiungeva che “le teorie dell’evoluzione che, in funzione delle filosofie che le ispirano, considerano lo spirito come emergente dalle forze della materia viva o come un semplice epifenomeno di questa materia, sono incompatibili con la verità dell’uomo. Esse sono inoltre incapaci di fondare la dignità della persona”.

Quindi la struttura teocentrica della creazione, nell’assoluto, e antropocentrica, nel relativo che è il nostro universo, restano vere, prima e dopo Darwin. Prima e dopo le aperture dei grandi pontefici Pacelli (1939-1958) e Wojtyla (1978-2005).

Ma allora, si chiederà il lettore, non c’è più spazio per una critica rigorosa dell’evoluzionismo? Ce n’è invero quasi di più. Nel senso che l’affermazione definitiva del tomismo come filosofia cattolica ufficiale - da Leone XIII a papa Francesco - ha ormai sancito il rapporto fecondo e armonico che deve esserci sempre tra scienza e fede. Opporsi alla scienza e alla ricerca in nome della fede è stolto quanto opporsi a Dio in nome della Scienza.

Quando Pio XII aprì al Big bang di padre Georges Lemaître (1894-1966) e ai miliardi di anni dell’universo (Discorso del 22.11.1951), non intese in tal modo fissare dei dogmi scientifici. Perché la dimostrazioni scientifiche non sono dogmi da credere, ma verità da dimostrare.

Qualunque dimostrazione in favore della teoria dell’evoluzione, dal punto di vista cattolico, non farà mai di questa teoria un dogma o una verità rivelata da Dio. E quindi ci sarà sempre la possibilità di fare una critica a questo o a quell’aspetto della teoria. Anche proponendo teorie assolutamente alternative. Ma queste teorie devono essere fondate su dimostrazioni empiriche, non sulla Genesi.

Forse l’unico punto di rottura è questo. Dopo che Pio XII ha ammesso l’evoluzionismo come ipotesi, e Giovanni Paolo II come fatto – pur nel quadro della creazione divina dell’anima e del monogenismo originario – non si può più dire che esso sia, in sé e per sé, contrario alla fede.

Non siamo teologi raffinati quindi non vogliamo concludere su questo aspetto. Resta che Dio, per la sua onnipotenza, può fare tutto quel che vuole, tranne ciò che implica contraddizione come un cerchio quadrato o un muto parlante.

Se Dio avesse voluto, avrebbe certamente potuto far derivare l’essere umano (Adamo ed Eva) da “materia organica preesistente”: di per sé non è impossibile. Ma ciò che è possibile, non per forza accade.

Secondo Peluffo però ciò non è accaduto, ed anzi l’evoluzionismo dogmatico che si insegna a scuola sarebbe contrario alle ricerche più recenti, specie dei biologi e dei genetisti. In particolare lo mostrerebbero i risultati di John C. Sanford e della sua “entropia genetica” (p. 187ss.).

Per l’autore, “se non è vera l’evoluzione, è necessariamente vera la presenza di un Creatore, ossia esiste un progetto, un’intelligenza soprannaturale” (p. 73).

Ma anche se l’evoluzionismo fosse vero, resterebbe invariata la necessità di un Creatore e di un progetto intelligente. Non esiste alcuna teoria scientifica che possa espungere Dio. Se lo si fa, e qualche scienziato osa, si sta nella filosofia, non più nella scienza.

Il libro del Peluffo è una utile e aggiornata sintesi delle argomentazioni classiche contro l’evoluzionismo e il darwinismo e in tal senso aiuta a riflettere e a farsi un’idea autonoma.


Christian Peluffo, Einstein non credeva a Darwin. Il dogma infranto dell’evoluzionismo, Arianna editrice, Bologna, 2022, pagine 210, euro 18,90




 

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