08 luglio 2022

Santi da Cancellare?



di Fabrizio Cannone

Il cardinal Juan Luis Cipriani Thorne è nato a Lima, il 28 dicembre 1943, quarto di undici fratelli. I suoi genitori erano membri dell’Opus dei, la Prelatura personale fondata in Spagna nel 1928 da san Josemaría Escrivá de Balaguer (1902-1975).

Il cardinale entrò anche lui nell’Opera, divenne sacerdote e fu nominato arcivescovo di Lima, e primate del Perù, da Giovanni Paolo II nel 1999.

E’ stato vescovo della sua città fino al 2019, anno in cui papa Francesco ha accettato le sue dimissioni per raggiunti limiti di età.

Ebbene, mons. Cipriani nel 2005 ha fatto collocare nella Cattedrale della diocesi, un grande dipinto (alto 3 metri) del fondatore dell’Opus dei. Per commemorare la visita che vi fece, nel 1974, accompagnato da mons. Álvaro del Portillo e mons. Javier Echevarría, che saranno poi i suoi due primi successori.

Il dipinto, che fu realizzato dall’artista messicano Arturo Guerrero, è stato tolto il 25 giugno scorso dalla Cattedrale ed è stato sostituito con una tela (più innocua?) che rappresenta la Vergine Maria.

Potrebbe sembrare un mero avvicendamento estetico, ma stupisce il fatto che l’agenzia cattolica Aci Prensa, abbia dichiarato di aver “scritto e telefonato ripetutamente a Juan José Dioses, direttore della comunicazione dell'Arcivescovado di Lima, senza ottenere una risposta sui motivi della rimozione dell'immagine”.

Vista dall’esterno potrebbe parere perfino una polemica bizantina o arzigogolata. Ma la fama che – a torto o a ragione – ha il fondatore dell’Opus dei, è quella di essere piuttosto “conservatore” e “fedele alla Tradizione”.

Il nuovo vescovo di Lima invece, mons. Carlos Castillo Mattasoglio (Lima, 1950), viene presentato dalla stampa come progressista, liberal e molto diverso dal precedente arcivescovo di Lima, il già citato card. Cipriani.

Ora la tela è molto bella, e commemora la visita compiuta da un santo, un anno prima della sua morte, accompagnato tra l’altro da due sacerdoti di cui è in corso la causa di canonizzazione.

Un vescovo peruviano in pensione, mons. José María Ortega Trinidad, prelato emerito di Juli, forse proprio perché in pensione, ha avuto il coraggio di esprimere la sua perplessità sui social e all’agenzia Aci. A proposito della rimozione del dipinto ha dichiarato che “I vescovi non possiedono le opere della Chiesa. Siamo solo amministratori della fede e delle cose di Dio”.

“I santi sono patrimonio della Chiesa”, ha aggiunto e non quindi della sola parte di essa che ne condivide (o meno) la sensibilità spirituale. Invitando poi i cristiani a pregare tutti i santi, “perché sono stati canonizzati dalla Chiesa pubblicamente, per l'esempio del Popolo di Dio”.

Sarebbe il colmo che dopo i decennali attacchi dei laicisti contro il fondatore dell’Opus dei, riassunti dal fortunato romanzo Il Codice Da Vinci (Dan Brown), anche nella Chiesa ci fosse chi, magari in nome del progressismo e della “apertura mentale”, nasconda o rimuova i santi che non gli vanno a genio.

Per farsi un’idea propria sullo spirito del fondatore dell’Opus dei la cosa migliore è leggerne gli scritti. La casa editrice Ares ha ripubblicato la trilogia del santo (Cammino, Solco, Forgia) in un agile volumetto, molte delle sue Omelie e un volume delle sue Lettere pastorali.

Tra le biografie si segnala quella di Pilar Urbano, Roma nel cuore. Gli anni romani di san Josemaria Escrivá (1946-1975), Il pozzo di Giacobbe, 2010.

 

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