21 marzo 2022

Non è Kirill. La guerra Russo-Ucraina in ottica controrivoluzionaria

di Paolo Maria Filipazzi

Premessa

L’invasione dell’ Ucraina da parte della Russia ci impone di affrontare un discorso più ampio e impegnativo del solito.

Ovviamente, l’aggressione militare ad uno stato sovrano non è accettabile e va condannata, e questo a prescindere di qualunque cosa si sia detta e pensata finora sulla Russia e su Putin. Anzi, proprio chi ha visto fin qui in Putin un rappresentante di quei valori conservatori e identitari che l’Occidente ha negletti, dovrebbe essere seriamente indignato per come, con questo passo, quegli stessi valori rischino ora di rimanere screditatati.

Tuttavia, non è pensabile di potersi limitare a questo. Quanto sta accadendo, con le sue ripercussioni sulla politica e anche sulla sfera religiosa (qualcuno ha detto Fatima?), va ad investire direttamente, e nei suoi aspetti essenziali, l’intera riflessione che in quasi undici anni questo piccolo blog ha svolto. E’ quindi, doverosa, da parte nostra, un’analisi che parta da una prospettiva seriamente controrivoluzionaria.

1. De Maistre, Chaadaev, Dugin

Nel gennaio 2013 compariva su Campari&deMaistre un’intervista ad Aleksandr Dugin, tuttora reperibile. Giova oggi riprenderne alcuni passaggi.

L’ideologo della “quarta teoria politica” affermava allora: “È interessante notare come De Maistre fosse tradizionalista e conservatore, mentre il suo discepolo russo Pëtr Chaadaev fu occidentalista, liberale e fra i nemici principali degli Slavofili. Questo è molto interessante. Quali sono le ragioni per cui un controrivoluzionario come De Maistre ha potuto essere maestro dell’autore che era (ed è) considerato nella tradizione russa come l’esponente più conosciuto e radicale del liberalismo russofobo, un partigiano della modernizzazione e del progresso? Si tratta di una differenza di prospettive: De Maistre era un conservatore cattolico, un reazionario europeo; la Russia possiede invece una propria struttura sociale, dove l’occidentalismo non è accettabile né nella forma progressista, liberale, aperta, né nella forma reazionaria e conservatrice .” .

Secondo Dugin: “La civiltà europea e la civiltà russa sono due civiltà diverse. (…) l’Europa, quando vuole entrare in dialogo con la Russia o con la società russa, è sempre universalista ed eurocentrica , sia dalla parte conservatrice che dalla parte progressista. Tratta la Russia nella maniera europea, presentandola come un Paese europeo, ma la Russia, come slavofili ed eurasiatisti affermavano, non è un Paese europeo, è una civiltà particolare, la civiltà eurasiatica .” .

Insomma: tutti i cattolici sono progressisti per noi, perché non sono ortodossi. L’identità russa ortodossa era basata e ancora oggi si basa su una certa distanza con il cattolicesimo, progressista, tradizionale o reazionario che sia. Questo è considerato come occidentalizzazione, modernizzazione ed europeizzazione della cultura russa.” .

Si impone, dunque, una digressione: Pëtr Chaadaev, chi era costui? Nato a Mosca nel 1794, dopo aver servito sotto le armi nella guerra vittoriosa contro la Francia di Napoleone, fra il 1823 e il 1826 intraprese un viaggio in Europa e soprattutto in Francia. Qui avrebbe conosciuto il pensiero controrivoluzionario e, in particolare, quello di Joseph de Maistre, da cui sarebbe stato profondamente influenzato.

Come noto, il grande pensatore e diplomatico savoiardo era stato ambasciatore del Regno di Sardegna presso lo Zar Alessandro I dal 1803 al 1817 e qui aveva steso le sue opere principali, fra cui le Serate di San Pietroburgo, ma anche scritti in cui affrontava specificamente la situazione russa, che aveva avuto modo di ben conoscere nel corso di quei quattordici anni, quali leCinque lettere sull’educazione pubblica in Russia e i Quattro capitoli sulla Russia.

Qui il Savoiardo denunciava acutamente l’isolamento della Russia in una forma di pensiero mitologica e fantastica, che l’aveva tenuta fuori dalla storia, a causa dello scisma russo-ortodosso da Roma. Lungi dall’essere il retrogrado che è stato dipinto, de Maistre, infatti, vedeva nel cristianesimo la vera forza motrice della Storia, l’unica capace di dare reale impulso al cammino dell’ umanità. Tale cammino, però, si può compiere solo nella comunione con Roma, per cui le fratture causate dagli scismi vanno sanate riunificando le chiese cristiane sotto la guida del Papa. Nello scisma ortodosso, quindi andava vista la causa dell’arretratezza culturale e politica dell’impero zarista e nel ritorno della Russia nel seno della Chiesa di Roma andava indicata la possibilità di riscatto della nazione russa.

Profondamente influenzata dalla visione demaistriana è la Prima lettera filosofica di Chaadaev, pubblicata nel 1836 sulla rivista Teleskop. In quello scritto, che destò un tale scandalo da comportare la soppressione della rivista e l’ufficiale dichiarazione di pazzia nei confronti del suo autore, veniva portato un veemente attacco alla società russa, accompagnato dall’ammirazione per l’Europa occidentale e per il cattolicesimo, cui la Russia, secondo Chaadaev, avrebbe dovuto avvicinarsi. Per l’allievo moscovita di de Maistre, la Russia non ha avuto una vera storia, essendo sempre rimasta, a causa dell’ortodossia, ferma nella propria staticità, senza alcuna autentica evoluzione e maturazione.

E’ quindi evidente come si sia arrivati a questa solo apparentemente strana alchimia per cui un allievo del controrivoluzionario de Maistre è stato fatto passare in Russia per un pericoloso eversore.

E questo ci porta alle prime constatazioni. Esistono due modi opposti di apprezzare la Russia: come parte integrante delle cultura europea o come mondo a sé stante, irriducibile e contrapposto all’ Europa. Allo stesso modo, esistono due modi molto diversi di opporsi all’Occidente liberal progressista: uno in nome di quel cattolicesimo in cui l’Occidente ha la propria radice e che quest’ultimo ha rinnegato, avviandosi sulla via della decadenza; un altro in nome di una civiltà altra e opposta rispetto all’ Occidente, ivi compreso lo stesso cattolicesimo, messo sullo stesso piano del progressismo.

Le due questioni si intrecciano strettamente e hanno definito la partita che si è giocata negli ultimi anni.

Procedendo per balzi, sarà sufficiente richiamare un’altra intervista rilasciata da Dugin il 14 marzo scorso, questa volta a il Giornale :

Lei nei suoi libri distingue tra un Putin lunare e un Putin solare. Cioè?

Il Putin solare è il Putin della Grande Eurasia, il Putin patriota e sovranista, l’uomo che rompe con la postmodernità occidentale, contro la globalizzazione. Il Putin lunare è quello invece che scende a compromessi con l’Occidente, il WTO, Davos, l’élite liberale atlantista.

Quello di oggi, che Putin è?

Iper-solare”.

Tradotto dal linguaggio rosso-bruno, si può dire che Putin abbia oscillato tra due politiche.

La prima è quella tendente a inserire la Russia nella rete delle relazioni internazionali. In quest’ottica, che vede la Russia come parte della storia europea, Putin ha potuto legittimarsi presso le destre occidentali come punto di riferimento di chi difende i valori cristiani e conservatori contro la secolarizzazione e il progressismo. E’ la visione che animò de Maistre e Chaadaev, ma al tempo stesso, è radicalmente malvista da eurasiatisti e slavofili che, non a caso, giudicano questa politica “lunare”.

Con l’invasione dell’Ucraina questa logica è definitivamente tramontata e si è affermata la visione che vede la Russia come un altro mondo, fieramente impermeabile. E’ la vittoria di Dugin.

Certo, ci sarà molto da discutere sulle responsabilità delle cancellerie occidentali che, nell’isolare la Russia, l’hanno spinta a trarre il dado. Ci sarà altresì, un giorno, da ricordare come nel determinare l’avversione contro i governi Berlusconi ci sia stata la ferma volontà di quest’ultimo di coltivare buoni rapporti con la Russia e di trattare Putin come legittimo leader europeo, così come la violentissima campagna diffamatoria contro Benedetto XVI sia stata provocata anche dai suoi sforzi di accorciare le distanze con la Chiesa russo-ortodossa nella speranza di avvicinare il giorno in cui lo scisma si sarebbe ricomposto. Tuttavia, questo non può distoglierci dal fatto che ormai si sia consumata, nella politica putiniana, una rottura da cui è pressoché impossibile pensare che la Russia possa tornare indietro.

I cattolici tradizionalisti che in questi giorni stanno facendo il proprio tifo sfegatato per i russi e si entusiasmano per l’omelia del Patriarca di Mosca che ha dipinto questa guerra come una crociata contro i gay non si illudano: nel mirino degli ortodossi non ci sono solo gli attivisti omosessuali, ma ci siamo anche, e forse principalmente, noi cattolici. E no, non è colpa del fatto che a Roma ci sia Bergoglio. A questo punto potrebbe sedere sul Soglio anche un novello San Gregorio Magno e non cambierebbe nulla, anzi, forse per gli scismatici sarebbe persino peggio.

A quel punto si impone il tema veramente decisivo: Fatima.

2. Fatima

L’ Orbe cattolico è attraversato dalla notizia che papa Francesco, il 25 marzo prossimo, festività dell’Annunciazione, accogliendo l’appello lanciato in precedenza dai vescovi ucraini, consacrerà la Russia e l’Ucraina al Cuore Immacolato di Maria. Lo stesso verrà fatto, contemporaneamente, nel santuario di Fatima, il cardinale Krajewskij.

Come è noto, la consacrazione non è mai stata fatta nelle modalità prescritte dalla Madonna, che prevedevano che al Papa si unissero tutti i vescovi, ciascuno nella propria diocesi.

Del resto, è vero che il comunismo sovietico, ateo e persecutore dei discepoli di Cristo, è crollato, ma la piena conversione della Russia non può dirsi compiuta fintantoché non verrà ricomposto lo scisma. Padre Joachim Maria Alonso, che più volte incontrò suor Lucia, scrisse nel suo libro La verità sul segreto di Fatima: Potremmo affermare che Lucia ha sempre pensato che la “conversione” della Russia non va intesa soltanto come un ritorno del popolo russo alla religione cristiano-ortodossa, rigettando l’ateismo marxista dei Soviet, ma piuttosto si riferisce semplicemente e chiaramente alla conversione totale e integrale del ritorno all’unica e vera Chiesa, la cattolica romana”. 

Alla luce di ciò, è quindi evidente l’importanza di quanto avverrà il prossimo 25 marzo, ma è anche decisivo che ciò avvenga nelle dovute modalità.

Innanzitutto, che di vera consacrazione si tratti, e non di semplice “affidamento”, termine usato in analoghe situazioni passate per edulcorare di fronte al mondo quanto si stava facendo. Sembra confortare il fatto che i comunicati vaticani diramati in proposito parlino, effettivamente, di consacrazione.

Vi è, poi il nodo della compartecipazione di tutti i vescovi. Numerosi episcopati hanno già annunciato la volontà di unirsi all’atto e un comunicato vaticano ha “invitato” i vescovi di tutto il mondo a fare lo stesso. Si spera che l’“invito” venga recepito in tutto l’Orbe.

Ovviamente, in casa tradizionalista non poteva non sorgere la cordata di quelli che, lungi dal guardare speranzosi all’atto papale, hanno levato gli scudi: non è possibile che a farlo sia proprio Bergoglio! Sacrilegio! Sicuramente la consacrazione non sarà valida! In realtà c’è sicuramente un complotto per arrivare al regno dell’anticristo!

Un saggio conoscente di chi scrive ha risolto la controversia come segue: “Pensate all’ asina di Balaam. Era un’asina. Ma parlava per conto di Dio”. A prescindere da chi la compirà, la consacrazione della Russia sarà un atto buono in sé e per sé.

Ci uniamo, quindi, alla preghiera e all’appello perché tutti i vescovi del mondo in comunione con il Papa, si uniscano a quest’atto storico.


 

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