06 gennaio 2022

Professori discriminati e studenti tutelati?

di Fabrizio Cannone

La variante Omicron sta dimostrando ancora una volta le contraddizioni del governo in materia di politica sanitaria e l’ipotesi di lasciare a casa i soli studenti non vaccinati, dovrebbe essere vinta facile da salviniani e grillini. Perché anche molte sigle sindacali si sono espresse in tal senso. Tra i tanti che hanno gridato allo scandalo Pino Tauri, segretario generale della Uil scuola, ha detto così: “Il solo affacciarsi dell’ipotesi di mettere in Dad gli studenti non vaccinati crea indignazione e rifiuto.Una tattica usata spesso nei confronti dei cittadini messi nella condizione di essere criminalizzati. Ora si pensa addirittura di discriminare gli studenti? Intollerabile

E vivaddio. Perché la discriminazione dei bambini, dei giovani e dei ragazzi sarebbe palese, evidente, conclamata. E radicalmente incompatibile con un ogni minimo criterio di giustizia, equità, spirito della Carta costituzionale.

Ma se ciò è vero per gli studenti perché non sarebbe vero per i docenti?

E’ a questa domanda che ancora non hanno risposto gli onorevoli Mario Draghi, capo del governo, e Patrizio Bianchi, ministro della pubblica istruzione. In merito alla sospensione coatta di quegli insegnanti che, per qualunque ragione (ottima o pessima che fosse) hanno esercitato il diritto naturale di decidere autonomamente come tutelare la propria salute. Il che in tempi di libertà e ribellismo – e non di conformismo e servilismo – era sintetizzato dalla formula magica: il corpo è mio e lo gestisco io.

Si aggiungano le seguenti, pacatissime, considerazioni.

Visto che la Dad è stata adottata sia in Italia che in molti paesi del mondo, ciò significa che essa era ritenuta una modalità, ancorché deficitaria, di continuare l’insegnamento scolastico. Utile quindi per non ostruire, almeno non del tutto, il diritto allo studio dei giovani.

Se quindi risulta discriminatorio differenziare gli studenti - nell’accesso alla scuola - in base alla vaccinazione, come può non esserlo più quando si attua ai docenti?

Anzi, qui c’è una aggravante di discriminazione, che non è minima: la perdita totale dello stipendio (e della buona fama). Ed anche in questo caso si va contro lo spirito della Costituzione che dichiara l’Italia una repubblica fondata sul lavoro (art. 1). Lavoro che viene sottratto ad alcuni cittadini che già lo avevano. Perché un governo, in preda al panico, ha aggiunto delle clausole discriminanti che non esistevano però quando il contratto di lavoro del docente è stato firmato e sottoscritto. Chiaro?

Ma c’è di più. Le ragioni sanitarie invocate sono inconsistenti. Se il ministro Bianchi non permetterà, come pare, la somma ingiustizia della distinzione tra studenti, allora gli studenti non vaccinati saranno in classe. Ma allora avrebbero potuto (e dovuto) starci anche i docenti. Sia per equità di trattamento tra docenti e discenti. Sia perché c’è maggior contatto e minor distanza tra l’alunno non vaccinato e i suoi compagni, che tra il docente “no vax” e gli alunni.

Se sospendiamo per un momento, non l’onesto lavoratore della scuola, ma il terrorismo psicologico a base di Delta e Omicron, ci possono arrivare tutti. Letta incluso.

Aggiungo a mo’ di conclusione una notazione linguistica. Quando i giornaloni catastrofisti, come Repubblica, Corriere, La Stampa parlano dei minorenni che non hanno ricevuto la (fallibile) dose, di norma li chiamano “studenti non vaccinati”. E fanno bene. Perché l’appellativo no vax implicherebbe una stigmatizzazione palese verso il ragazzo e una sorta di “bullismo di Stato”. Tipica di quell’hate speech contro cui dicono di voler lottare. Ma allora, usando quella stessa infame locuzione per descrivere i docenti, perché chiamarli “professori no vax” se non per metterli all’angolo e fagocitare la discriminazione sociale di alcuni cittadini, che magari da decenni servivano lo Stato e la società nel campo dell’istruzione?

 

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