17 maggio 2020

L'attualità di Giovanni Paolo II


di Paolo Maria Filipazzi
Nell’accingerci a scrivere un ricordo di San Giovanni Paolo II in occasione del centenario della sua nascita, ci accorgiamo che è assai difficile trovare la chiave giusta. C’è il rischio di finire a tracciare il solito pomposo profilo agiografico, vuotamente retorico, tanto pesante da far andare in debito di ossigeno. Ce lo risparmiamo e ve lo risparmiamo, sicuri che ci penserà sicuramente qualcun altro, tanto più che le magnificazioni dei defunti vengono, di solito, fatte da coloro il cui vero obiettivo è confinare definitivamente nel passato colui che fingono di voler celebrare.
Di quanto stiamo dicendo è evidente esempio proprio il caso del papa polacco, canonizzato dalla Chiesa che negli stessi anni lo stava liquidando con tutto il suo magistero, in preda alla cupio dissolvi che sappiamo e di cui proprio in questi giorni stiamo scontando le conseguenze.
E allora che dire? Come riuscire a ricordarlo senza sembrare ipocriti o pateticamente fuori dalla realtà?
Proviamoci affidandoci alle parole che egli stesso pronunciò nell’omelia della Santa Messa che inaugurò il suo pontificato: “Non abbiate paura! Aprite, anzi, spalancate le porte a Cristo! Alla sua salvatrice potestà aprite i confini degli Stati, i sistemi economici come quelli politici, i vasti campi di cultura, di civiltà, di sviluppo. Non abbiate paura! Cristo sa “cosa è dentro l’uomo”. Solo lui lo sa! Oggi così spesso l’uomo non sa cosa si porta dentro, nel profondo del suo animo, del suo cuore. Così spesso è incerto del senso della sua vita su questa terra. È invaso dal dubbio che si tramuta in disperazione. Permettete, quindi – vi prego, vi imploro con umiltà e con fiducia – permettete a Cristo di parlare all’uomo. Solo lui ha parole di vita, sì! di vita eterna”.

Sembrano parole scritte oggi. Mai come oggi l’uomo è impaurito e disperato, mai come oggi sembra del tutto orbo di quello che è dentro di lui, di quella che è il senso della sua vita. Il motivo è presto detto: quel Cristo, che solo sa cosa c’è nel profondo dell’uomo, è stato chiuso fuori dai sistemi politici ed economici ma, soprattutto, dai cuori. 
E’ veramente dolente rendersi conto della vera ragione per cui questo è successo: coloro che avrebbero dovuto annunciarLo, i successori dei Suoi Apostoli, i Suoi ministri, si sono rivelati, a parte poche lodevoli eccezioni, i primi codardi. Come nella notte del Getsemani e del processo al Sinedrio, non è stato solo l’aperto tradimento di un apostolo, ma anche l’abiura per viltà di un altro (il primo!) e la fuga pura e semplice di quasi tutti gli altri a condannarLo. In questa notte senza Luna e senza stelle, apparentemente priva di domani, è forte la tentazione della paura e della disperazione.

E quelle parole, che sono anticipazione e sintesi di tutto un pontificato, suonano come un esortazione rivolta a noi, qui ed ora. Non sono parole che riecheggiano dal passato, ma che stanno al di sopra del tempo, venendo dal Vangelo: “Nel mondo avete tribolazioni, ma abbiate coraggio: io ho vinto il mondo!” (Gv 16,33). 
San Giovanni Paolo II, intercedi per noi.


 

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