07 aprile 2020

Shakespeare il cattolico/1. Il retroterra e le amicizie


di Marco Mancini


"He dyed a Papist" ("Morì papista"): con queste parole il reverendo anglicano Richard Davies, verso la fine del Seicento, chiosava con un'informazione ricavata evidentemente dalla tradizione orale una nota biografica relativa a William Shakespeare.

L'uomo-simbolo della letteratura inglese, il poeta nazionale britannico, il drammaturgo di corte che nei secoli successivi sarebbe stato considerato il cantore dello splendore della "Golden Age" elisabettiana, era dunque cattolico? Egli professava quindi, in maniera più o meno nascosta, una fede discriminata e perseguitata, che lasciò sul campo centinaia di martiri nell'Inghilterra di quegli anni? Sembrerebbe una boutade ma non lo è affatto, tanto che il dibattito sulle credenze religiose del Bardo dell'Avon è tornato al centro dell'attenzione degli studiosi durante tutto il Novecento, con risultati sorprendenti e ottimamente riassunti in Italia nel 2011 da Elisabetta Sala nel suo "L'enigma di Shakespeare. Cortigiano o dissidente?" (Edizioni Ares). E proprio nel 2011 fu lo stesso Rowan Williams, all'epoca arcivescovo di Canterbury e primate della Chiesa anglicana, a riconoscere che Shakespeare avesse quantomeno "un retroterra cattolico e molti amici cattolici", aggiungendo che molti elementi delle sue opere non possono essere capiti "senza comprendere i concetti di perdono e di grazia".

Qual era, dunque, il "retroterra cattolico" di cui parla Williams? William Shakespeare nacque a Stratford upon Avon, nella contea del Warwickshire, probabilmente il 23 aprile 1564, cioè nel giorno in cui si festeggia San Giorgio, patrono d'Inghilterra, e in cui lo stesso poeta e drammaturgo sarebbe morto cinquantadue anni dopo. Suo padre, John Shakespeare, guantaio e conciatore, ricoprì diverse cariche pubbliche all'interno del municipio, ma nel corso degli anni abbandonò gradualmente tali incarichi fino ad essere accusato nel 1580 di aver violato "la pace della regina" – una delle classiche accuse mosse ai dissidenti religiosi – probabilmente per aver rifiutato di contribuire al finanziamento di una milizia contro eventuali insurrezioni "papiste". Nel 1592 il suo nome comparve formalmente nell'elenco dei "ricusanti" della zona, cioè di coloro (generalmente cattolici) che rifiutavano di presenziare alle funzioni anglicane e finivano pertanto sotto osservazione da parte delle autorità elisabettiane: egli si giustificò affermando di non presentarsi in chiesa per evitare di essere processato per debiti, ma per quanto peggiorata la sua situazione economica non sembrava così disastrosa da poter motivare una scelta del genere. Cosa più importante di tutte, nel 1757 venne rinvenuto tra le travi del soffitto della sua vecchia casa un testamento spirituale inconfondibilmente cattolico, in cui si invocavano la Madonna, gli angeli e i santi: si trattava di un testo modellato su quello dell'"Ultima volontà dell'anima", redatto da San Carlo Borromeo e trasmesso alla Chiesa cattolica clandestina in Inghilterra attraverso le varie missioni gesuite che si susseguirono a partire dal 1580. Del documento si sono poi perse le tracce e per questo molti hanno avuto buon gioco a dubitare della sua autenticità, ma esso rimane un indizio importante per delineare il milieu religioso della famiglia Shakespeare. Del resto l'intera Stratford era una roccaforte di ricusanti: basti pensare alla scelta – di cui in qualità di funzionario della municipalità lo stesso John Shakespeare era sicuramente stato parte attiva – dei maestri della locale grammar school, che in quei decenni furono praticamente tutti cattolici o filo-cattolici. Si tratta per esempio di Simon Hunt, forse il primo maestro di William, che dopo quattro anni di servizio lasciò l'incarico e fuggì all'estero con un proprio allievo (il futuro martire Robert Dibdale), accompagnando quest'ultimo al seminario inglese fondato a Douai dal cardinale William Allen e diventando lui stesso gesuita a Roma; oppure di John Cottam, fratello di quel Thomas che, anch'egli fattosi gesuita, fu catturato e condannato allo squartamento nel 1582.

La madre di Shakespeare, Mary Arden, apparteneva da parte sua al ramo cadetto di una delle famiglie cattoliche più importanti della contea: il suo secondo cugino Edward Arden, principale esponente della famiglia, ospitava nella sua tenuta di Park Hall un sacerdote sotto le mentite spoglie di giardiniere e fu successivamente catturato, arrestato e ucciso nel 1583 in seguito alla scoperta di una presunta congiura contro Elisabetta I ordita da suo genero John Somerville. La moglie di Edward, Mary Throckmorton, era non solo parente di quel Francis anch'egli arrestato e ucciso nel 1584 per aver tramato (in un complotto sventato dalla spia francese "Henry Fagot", identificato da diversi studiosi con Giordano Bruno) contro la regina inglese e in favore della cattolica Maria Stuarda, ma pure zia di quel Robert Catesby che fu protagonista della "Congiura delle polveri", il cui padre era caduto in disgrazia per aver ospitato il padre gesuita Robert Persons durante la prima missione gesuita clandestina inviata sul suolo britannico nel 1580.

Proprio in quest'anno il giovane William terminò il proprio percorso di studi a Stratford, senza però iscriversi all'Università. Ci sono poche informazioni sulle attività a cui si dedicò in questo periodo, eccezion fatta per un indizio che continua a far discutere gli studiosi: in un testamento del 1581 Alexander Hoghton, nobile cattolico del Lancashire che proprio in quei mesi aveva ospitato clandestinamente il capo della missione gesuita padre Campion, dopo aver trattato la destinazione degli strumenti musicali e dei costumi di scena di sua proprietà raccomandò al suo parente cattolico sir Thomas Hesketh un suo giovane paggio, che evidentemente aveva un ruolo di attore e/o musico, di nome "William Shakeshafte". È stato ipotizzato che il cognome riportato sul testamento fosse una corruzione grafica di quello del drammaturgo, dal momento che anche suo nonno Richard era comparso su più documenti come "Shakestaffe". Se così fosse, verrebbe confermata l'esistenza di quella "Lancashire connection" che avrebbe collegato Shakespeare "alle grandi famiglie cattoliche di quella regione settentrionale che era rimasta praticamente impervia al protestantesimo di Stato"[1].

Gli Hesketh, infatti, erano a loro volta legati agli Stanley e negli anni '90 del XVI secolo, una volta a Londra, lo stesso Shakespeare lavorò per la compagnia teatrale del giovane Ferdinando Stanley, Lord Strange, rampollo di una famiglia che, pur ambigua in merito alla propria appartenenza religiosa, manteneva stretti legami con la dissidenza cattolica. Lord Strange era un mecenate che amava proteggere artisti e letterati, ma era soprattutto (vista la mancanza di eredi da parte di Elisabetta) pericolosamente vicino alla linea di successione al trono inglese, essendo secondo solo a sua madre, nipote della regina cattolica Maria Tudor la "Sanguinaria". Fu così che nel 1593 un certo Richard Hesketh tornò dall'Europa con delle lettere compromettenti destinate proprio a Lord Strange, che lo invitavano a reclamare il trono inglese: il giovane conte di Derby, da poco succeduto al padre, informò prontamente della cosa il governo di Elisabetta, ma anziché essere ricompensato per la sua fedeltà finì per cadere in disgrazia, morendo misteriosamente qualche mese dopo, nel 1594. Almeno un decennio dopo la propaganda governativa accusò i Gesuiti di averlo avvelenato per vendicarsi della mancata partecipazione al complotto da loro ordito, ma certo è più credibile ipotizzare semmai una responsabilità degli ambienti di Corte, e in particolare dei Cecil, intenzionati a sbarazzarsi di un pretendente tanto scomodo che nonostante tutto costituiva ancora una delle poche, buone carte in mano al partito cattolico.

Tornando al nostro Shakespeare, è certo che nel novembre 1582 venne registrato il suo matrimonio con Anne Hathaway, che per l'occasione si dichiarò residente nella frazione di Temple Grafton e non nella località in cui effettivamente viveva; forse questo dipese dal fatto che proprio a Temple Grafton vi era una chiesa con ancora un vecchio prete cattolico di nome John Fritz? Si è a lungo pensato che il matrimonio tra i due fosse stato un matrimonio riparatore, dato che la primogenita Susanna nacque nella primavera del 1583, ma alla luce di questi dati è forse possibile supporre che i due si siano sposati prima in maniera semiclandestina e che solo successivamente abbiano ufficializzato il loro matrimonio, del quale del resto non si ha traccia – a differenza del battesimo della bambina – in nessun registro parrocchiale del posto. Certo è che nel 1585, quando la coppia ebbe due gemelli, questi ultimi vennero chiamati con i nomi di una coppia di amici che fecero probabilmente da padrini: si chiamavano Hamnet e Judith Sadler, erano entrambi ricusanti e qualche anno più tardi ricambiarono la cortesia chiamando loro figlio William.

Arrivati a questo punto si interrompe ogni notizia riguardante Shakespeare fino al 1592, quando lo ritroviamo a Londra nella veste di attore e drammaturgo ai primi successi. Questo periodo va sotto il nome di "anni perduti" ("lost years") ed ha da sempre costituito un vero mistero per gli studiosi del Bardo dell'Avon. La tradizione prevalente vuole che egli abbia abbandonato Stratford al seguito di una compagnia di attori itinerante, mentre lo stesso prete anglicano Richard Davies riportò una voce secondo cui egli sarebbe fuggito a Londra dopo essere stato sorpreso a cacciare di frodo nella tenuta di un magnate puritano della zona. Considerato che si tratta degli anni in cui, come visto, la repressione si abbatté con una certa durezza su tutto l'ambiente cattolico del Warwickshire, non è assurdo pensare che nelle tradizioni orali raccolte dal reverendo vi sia un fondo di verità ma che essa non risieda tanto nell’immagine improbabile di uno Shakespeare-Geordie che “rubò sei cervi nel parco del re”, quanto nel fatto che egli fuggì per scampare a un pericolo o a una persecuzione, trasferendosi a Londra dove entrò presto in contatto (qualora non lo avesse già fatto prima) con il circolo di Lord Strange. Meno suffragata da prove appare invece l'ipotesi di suoi viaggi in incognito all'estero e in particolare in Italia, dove alcuni studiosi hanno voluto identificarlo con dei visitatori del Collegio inglese dei Gesuiti a Roma ("Arthurus Stratfordus" nel 1585, "Shfordus Cestriensis" nel 1587, "Gulielmus Clerkue Stratfordiensis" nel 1589). Certo è che la situazione per i cattolici non era facile neanche a Londra, dove nel 1585 era stata scoperta la "congiura di Babington" che aveva portato al processo e all'esecuzione della cattolica Maria Stuarda e a una nuova ondata repressiva nei confronti degli odiati “papisti”.

Lord Strange, in ogni caso, non fu certo l'unico dei "molti amici" cattolici o filo-cattolici, per usare l'espressione dell'ex arcivescovo di Canterbury Rowan Williams, di cui Shakespeare si circondò anche negli anni londinesi. Nel 1593, quando l'attività teatrale languiva a causa di un'epidemia di peste, il Bardo dell'Avon realizzò due poemetti dedicati entrambi al suo giovane protettore Henry Wriothesley, terzo conte di Southampton: il padre di Henry, secondo conte di Southampton, era stato arrestato e imprigionato nella Torre di Londra subito dopo la scomunica papale di Elisabetta I ed era stato sospettato di contatti con padre Campion anche alla vigilia della sua morte, nel 1581. Il nonno materno del giovane, inoltre, era sir Anthony Browne visconte di Montague, "papista di chiesa" (cioè cattolico politicamente fedele a Elisabetta e che formalmente quindi partecipava alle funzioni anglicane) la cui sorella Lucy aveva sposato un nipote di San Tommaso Moro. La seconda moglie del visconte, Magdalene Dacre, era anch'ella una fervente cattolica, già damigella d'onore di Maria Tudor e successivamente grande protettrice di ricusanti e sua nipote, Anne Dacre, ospitò e nascose nelle sue residenze il padre gesuita Robert Southwell, sebbene suo marito Philip Howard, conte di Arundel, fosse già stato rinchiuso per la sua fede nella Torre di Londra dove morì nel 1595, tanto da venire canonizzato da Paolo VI insieme ad altri 39 martiri di Inghilterra e Galles (tra i quali lo stesso padre Southwell). Alla morte del padre il piccolo Henry era passato sotto la custodia di Lord Cecil, potente ministro di Elisabetta e spauracchio dei cattolici inglesi, ma la sua famiglia materna non aveva rinunciato a esercitare la sua influenza. Così ora, alla stessa stregua del suo amico Lord Strange, egli era piuttosto titubante sul suo futuro, per quanto proprio in quel periodo stesse rifiutando, con grande soddisfazione del partito cattolico, una proposta di matrimonio combinatagli dallo stesso Cecil. Intrecciò invece una relazione clandestina con una damigella della Regina, Elisabeth Vernon, che più tardi sposò dopo la sua gravidanza, irritando la monarca stessa che lo considerava uno dei suoi preferiti, e infine nel 1601 rimase coinvolto nella rivolta del conte di Essex, venendo imprigionato fino all'avvento di Giacomo I, quando dopo aver riottenuto la libertà si schierò definitivamente con il fronte protestante. Suo cugino Anthony-Maria, a sua volta, fu imprigionato per un anno dopo la Congiura delle polveri.

Southampton non fu l'unico cattolico vicino a Shakespeare a cedere: anche il drammaturgo Ben Jonson ufficializzò la sua adesione alla Chiesa anglicana nel 1610, dopo il nuovo giuramento di fedeltà imposto da re Giacomo I a seguito della Congiura delle polveri e dell'uccisione di Enrico IV di Francia per mano di un attentatore cattolico. Erano invece sempre ricusanti, cioè fedeli a Roma, gli amici stratfordiani del poeta, che vennero citati o validarono con le loro firme il suo testamento redatto il 23 marzo 1616, un mese prima della morte: si tratta del già citato Hamnet Sadler, di Thomas Combe, di William Reynold, ma soprattutto di un certo John Robinson, lo stesso nome a cui Shakespeare affittò l'ala della londinese Blackfriars Gatehouse, parte del complesso del grande ex monastero domenicano, che egli aveva acquistato paradossalmente nel 1613, proprio dopo aver lasciato la capitale per fare ritorno al suo paese natale. L'edificio costituiva da decenni un vero e proprio rifugio per i cattolici, presentando una struttura labirintica ed essendo evidentemente munito di nascondigli – si trattava dei c.d. priest holes, che consentivano ai sacerdoti di sfuggire alla cattura da parte dei poursuivants regi e si potevano trovare in tutte le residenze delle grandi famiglie cattoliche, specie nel Nord dell’Inghilterra – e di passaggi segreti che consentivano di raggiungere il Tamigi e attraversarlo per fuggire dalla città. È una curiosa coincidenza che il fratello di Robinson fosse entrato nel Collegio inglese di Roma e fosse diventato un gesuita, ma tale coincidenza consente di ipotizzare che lo stesso John fosse uno dei tanti “ufficiali di collegamento” tra la resistenza cattolica all’estero e quella presente in patria. In un altro immobile del complesso di Blackfriars, che ospitava tra l'altro l'ambasciatore francese, si verificò peraltro nel 1623 un tragico incidente (i "Vespri fatali"), quando il pavimento di una stanza crollò per il peso eccessivo esercitato da 300 fedeli cattolici riuniti di nascosto in preghiera, provocando la morte di almeno un centinaio di loro tra cui il padre gesuita che guidava la celebrazione. A occuparsi della sepoltura di una parte dei defunti fu nell'occasione l'ambasciatore spagnolo, conte di Gondomar, il quale nello stesso anno fu anche uno dei primi acquirenti del First Folio, la prima raccolta delle opere teatrali shakespeariane con prefazione in versi di Ben Jonson. Blackfriars Gatehouse, insieme a buona parte delle proprietà di William Shakespeare, fu lasciata in eredità alla primogenita Susanna che, pur avendo sposato un protestante, nel 1606 era comparsa nella lista dei ricusanti che avevano mancato di partecipare alla comunione anglicana in occasione della Pasqua.

Questo, dunque, fu il "retroterra" familiare ed amicale di William Shakespeare. Ma altrettanti indizi della sua vicinanza al cattolicesimo emergono dalla sua opera, tanto da far dire qualche secolo più tardi a G.K. Chesterton: "Che Shakespeare fosse cattolico è una cosa che qualsiasi cattolico percepisce come verità, in qualsiasi aspetto. I pochi fatti noti di politica e di storia supportano questa idea; è una cosa inconfondibile, nello spirito e nell'atmosfera, e soprattutto in un suo certo scetticismo, che in certi aspetti assomiglia al paganesimo [...] Non ho bisogno di libri o di scoperte per provare che abbia vissuto da cattolico, o più probabilmente, come tutti noi, che abbia provato a vivere da cattolico ma senza successo. Pensava da cattolico e sentiva da cattolico, e vedeva ogni questione primaria con gli occhi di un cattolico. Le prove di questo dovrebbero essere oggetto di un saggio a parte, se mai un'impressione tanto reale può essere provata"[2]. Ma di questo parleremo un'altra volta.

[1] E. Sala, L’emigma di Shakespeare. Cortigiano o dissidente?, Edizioni Ares, Milano, 2011, p. 58.
[2] G.K. Chesterton, Leggendo Shakespeare, Rubbettino, Soveria Mannelli, 2018, passim.

SECONDA PARTE:
Shakespeare il cattolico/2. Gli indizi nelle opere
 

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