Ogni anno l’Avvento è puntualmente accompagnato dalle solite polemiche che ci accompagnano fino a Natale, per poi andare in naftalina e ripresentarsi identiche come un post copia-incollato l’avvento dell’anno successivo. Tali diatribe vertono solitamente su due argomenti: il presepe nelle scuole e le (presunte) origini pagane del Natale.
Poiché stare tutti gli anni a rintuzzare gli stessi attacchi non serve a nulla (nel giro di 12 mesi verranno ricopiati dagli stessi autori e spammati come se si stesse dicendo qualcosa di originale) voglio provare a rendere queste polemiche dei veri motivi per essere felici e festeggiare il Natale ogni anno, grazie agli sforzi dei critici e detrattori di Cristo.
Natale è la nascita di una speranza indefettibile, e tale speranza nasce dal fatto che Dio stesso si è reso un semplice ed indifeso bambino, dipendente – Lui, l’onnipotente – dalle cure di una fanciulla e di un uomo di fede. Dio ha tanto amato il mondo e l’uomo da entrare nella storia umana come ci siamo entrati tutti noi: semplici neonati bisognosi di tutto da parte dei genitori, delle cure e del sostegno di altre creature. L’Altissimo si fa toccare e custodire da noi, tanto che la sua vita dipende dalle azioni dei suoi genitori – e infatti di lì a pochi mesi dovrà scappare precipitosamente per salvare la propria vita – e questa novità è talmente grande che fa abbassare tutte le nostre difese e riserve nei confronti di Dio; ciò che prima era per molti versi temuto ora si fa impotente e bisognoso – Lui che è Amore – del nostro affetto. Come si fa a temere un neonato? Lo si può solo amare, e ci si può solo fidare. La speranza portata dal Natale è che la nostra routine quotidiana e la nostra storia sono importanti per Dio stesso, tanto che Egli è nato assumendo la nostra umanità e tutte le nostre dipendenze di esseri umani: dipendenze corporali, genitoriali, culturali e sociali.
La Speranza cristiana è incarnata nel mondo, nelle semplici e banali cose della vita di ogni uomo. Ecco perché anche il presepe è un segno di felicità, e come può questa offendere qualcuno di altre visioni di fede? Perché i non cristiani non dovrebbero essere lieti della gioia dei cristiani? Il tutto a prescindere dalla stessa laicità scolastica: cosa c’è di più umano della gioia? Perché allora ritenere offensivo un bambino che viene al mondo? A Natale non siate bigotti: festeggiate la felicità di chi vi sta intorno invece di chiudervi nelle vostre idee.
Per quanto riguarda l’altro capo d’accusa, le presunte origini pagane del Natale, si tratta di un tentativo di annullare la novità della Speranza cristiana assimilandola a “cose già viste” e tramontate da un pezzo, un modo per dire che non si ha alcun motivo per essere felici perché non c’è nulla di concreto e reale in quel che si festeggia – un po’ come si trattasse della festività civile di uno Stato che non esiste più qual era il Sol Invictus, o rallegrarsi per un dio a cui oggi nessuno presta fede come Mitra. Tutti questi tentativi verranno ripetuti finché il Vangelo sarà annunciato in qualche angolo della terra, segno che la Speranza e la novità evangelica non sono come quelle annunciate dal mondo, ma anzi sono radicalmente diverse da ciò che è mondanamente accettabile: un Dio che entra nella storia e nell’esistenza umana avoca a sé la giustezza e la santità delle relazioni e delle vite, e dà troppo fastidio ad un mondo che vuole costruirsi da solo facendo riferimento solo al proprio potere manipolatorio. Un mondo che ritiene ogni vincolo umano una inaccettabile dipendenza, tanto che anche il proprio corpo e la propria origine è vista come una impotenza radicale a decidere per sé stessi. Cito dall’ultimo link: Il puro potere e la totale impotenza ora convergono in uno e l’uomo diventa il servitore abietto della propria libertà illimitata, un oggetto passivo del potere attivo: uno schiavo della libertà moderna.
Di fronte a questo titanismo di volersi affrancare dalla stessa realtà, il Natale richiama alla bellezza e alla felicità della vita di qualunque essere umano con tutti i vincoli che essa comporta. Talmente bella che Dio stesso ne ha preso parte e l’ha santificata avocando a sé la gioia dell’esistenza. Ecco i motivi per essere felici a Natale, motivi che ci vengono dati dagli stessi nemici di Dio. L’impotenza e la dipendenza di un bambino appena nato sono l’impotenza e la dipendenza di ogni essere umano di fronte a molti aspetti della realtà. Senza il Natale c’è da aver paura di tutto ciò, ma con la nascita del Dio bambino tutto questo diventa mezzo per avvicinarsi a Dio e motivo per essere felice di esistere.
Pubblicato il 24 dicembre 2019

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