24 giugno 2017

Vagliate tutto e trattenete ciò che vale/2. Sulla pubblicistica jihadista


di Hercule Flambeau

PROLOGO: Stanco di meditare i profondi articoli di Famiglia Cristiana,  l’altra sera ho deciso di saltare la sponda e dedicarmi alla spiritualmente proficua lettura di qualche pregevole pubblicazione Jihadista.

Se, come abbiamo visto in precedenza, l’approccio di Benedetto XVI riusciva addirittura a strappare un briciolo di malcelato rispetto da parte degli stessi Jihadisti, come viene percepita la linea attuale, quella fondata sul “dialogo” ?

« Malgrado la chiarezza usata dai papi passati in merito alla loro ostilità verso l’Islam e i suoi insegnamenti, il papa attuale, Francesco, ha sfidato la realtà dei fatti al fine di promuovere la perversione degli insegnamenti islamici portata avanti dagli apostati presentandola come la vera religione dei Massulmani. Così mentre Benedetto, e molti prima di lui, hanno enfatizzato l’ostilità tra i pagani Cristiani e i Mussulmani monoteisti, il lavoro di Francesco è indubbiamente più subdolo e sottile, tenendosi ben alla larga da espressioni conflittuali che potrebbero offendere coloro che falsamente si proclamano Islamici. Questi apostati, con i quali i Crociati si sono ritrovati, giocano un ruolo perfetto per permetterne l’infiltrazione in terra Islamica. […] Francesco ha imboccato la strada già percorsa dai suoi interlocutori, dai “docenti” apostati di al-Azhar e Medina, cioè il sentiero di ignorare la chiamata a combattere contro il politeismo e i suoi sostenitori per mezzo del Corano e della Sunna – scegliendo invece di alterare la religione in una qualche demoniaca fantasia “interreligiosa”, ben lontana dalla verità, che ognuno è naturalmente inclinato a cercare. Questo fa tutto parte di un piano per demilitarizzare l’Islam o, per dirla più correttamente, per rimuovere il chiaro obbligo dettato dal Corano e dalla Sunna di combattere la jihad contro i pagani fino a che il mondo non sia governato dalla Sharia. E’ proprio quello che Lawrence Franklin, un uomo dei servizi segreti Israeliani che ha lavorato per il governo degli Stati Uniti, ha consigliato al papa, cioè che si sarebbe potuto: “sfidare i leader islamici a varare riforme specifiche che sradichino la giustificazione teologica dei comportamenti violenti e intolleranti”» [1]

Le motivazioni legate alle innumerevoli esternazioni “dialoganti” che arrivano dal Papa in giù vengono dunque lette come un tentativo POLITICO (che fa rima a volte anche con gesuitico) di far prevalere la propria fazione sulle altre.
In quest’ottica vengono interpretati i fini che muovono sia gli Islamici “moderati”, sia i dialogatori di professione. E risulterebbero anche razionali le conseguenze attese che impediscono ciascuno dall’essere del tutto sincero in ciò che afferma. Ognuno, nel perseguimento del suo obiettivo politico a scapito dell’Islamismo radicale trarrebbe giovamento da un certo “fumus” garantendo una situazione win-win per tutti i fronti in guerra secondo l’intramontabile principio: “il nemico del mio nemico è mio amico”.

A) I mussulmani integralisti con tutte le loro affermazioni mirano ad aumentare il livello dello scontro con l’occidente non per conquistarlo ma per serrare i propri ranghi, guadagnare terreno per la propria corrente ed attirare forze dall’area mussulmana “moderata” immolando cittadini occidentali e/o altri mussulmani.

B) I mussulmani “moderati” mirano ad ottenere riconoscimento e supporto da parte della comunità occidentale al fine di immolare i propri avversari tramite l’etichetta di: mussulmani integralisti. L’etichetta di “moderato” infatti, al di là dell’eccezione usata in questo articolo, va a colpire frange differenti a seconda del momento politico e della convenienza: Wahhabiti/Salafiti/Sunniti/Sciiti che siano. Ed ogni corrente “moderata” ha anche, a lato, un suo braccio armato integralista.

C) I politici occidentali mirano ad ottenere benefici dall’alleanza con le forze politiche mussulmane “moderate” giocando sulle geometrie variabili del mondo arabo e immolando i mussulmani integralisti tramite due strumenti: guerra aperta e colonizzazione culturale.
Qual è infatti il mezzo, oltre quello bellico, che si è deciso di utilizzare per modificare alcuni contenuti della religione islamica cercando, in particolare, di epurarla dalle sue componenti violente? Senza ombra di dubbio la colonizzazione culturale dell’islamismo radicale con l’islamismo “moderarato” Invertendo il percorso seguito negli ultimi cinquant’anni dalla politica Maomettana (andatevi a vedere con che razza di minigonne giravano le iraniane a Theran negli anni ’70).
Il tentativo in atto è chiaramente sintetizzato da personaggi come Wael Farouq e molti altri “modernisti islamici” [2] che, ad esempio sul Sussidiario, [3] propugnano l’idea di una separazione dell’Islam politico dal “Vero Islam”, di un “rinascimento” o “illuminismo” islamico.
I cattolici dialoganti viaggiano dunque, tra gli scossoni, i mezzo a tre veri e propri vasi di ferro, timorosi del fatto che, se dicessero la verità, li avrebbero tutti contro. Dunque “dialogano” e, mentre dialogano, sperano di ottenere qualche vantaggio indiretto; in particolare sperano che questa politica di alleanze e pressioni culturali possa sollevarli dalle violenze di cui sono vittime (non solo nel martirio ma anche in una discriminazione quotidiana che subiscono nei paesi “moderati”). [4]

I cattolici dialoganti mirano ad ingraziarsi i mussulmani moderati, i politici occidentali e provano ad imbonire i mussulmani integralisti immolando la Verità delle cose. Quale verità? Il fatto che né “rinascimento” né “illuminismo” sono le vere radici da cui è sorta la civiltà occidentale… La falsità di quello che Romano Amerio, e prima di lui il Manzoni, chiamava “cristianesimo secondario”. [5] (continua…)


[1] In the words of the enemy, Dabiq, n.15, 1437, pp 75
[2] http://m.nigrizia.it/2017/05/04/addio-al-filosofo-del-modernismo-islamico/21478
[3] http://www.ilsussidiario.net/News/Esteri/2017/5/27/STRAGE-DI-COPTI-IN-EGITTO-Farouq-i-terroristi-vogliono-la-guerra-tra-cristiani-e-musulmani/766084/
[4] Il suo sistema consisteva principalmente nello scansar tutti i contrasti, e nel cedere, in quelli che non poteva scansare. Neutralità disarmata in tutte le guerre che scoppiavano intorno a lui, dalle contese, allora frequentissime, tra il clero e le podestà laiche, tra il militare e il civile, tra nobili e nobili, fino alle questioni tra due contadini, nate da una parola, e decise coi pugni, o con le coltellate. Se si trovava assolutamente costretto a prender parte tra due contendenti, stava col più forte, sempre però alla retroguardia, e procurando di far vedere all'altro ch'egli non gli era volontariamente nemico: pareva che gli dicesse: ma perché non avete saputo esser voi il più forte? ch'io mi sarei messo dalla vostra parte. […] Ma siccome v'eran poi finalmente al mondo, e vicino a lui, persone ch'egli conosceva ben bene per incapaci di far male, così poteva con quelle sfogare qualche volta il mal umore lungamente represso, e cavarsi anche lui la voglia d'essere un po' fantastico, e di gridare a torto. Era poi un rigido censore degli uomini che non si regolavan come lui, quando però la censura potesse esercitarsi senza alcuno, anche lontano, pericolo. Il battuto era almeno almeno un imprudente; l'ammazzato era sempre stato un uomo torbido. A chi, messosi a sostener le sue ragioni contro un potente, rimaneva col capo rotto, don Abbondio sapeva trovar sempre qualche torto; cosa non difficile, perché la ragione e il torto non si dividon mai con un taglio così netto, che ogni parte abbia soltanto dell'una o dell'altro. Sopra tutto poi, declamava contro que' suoi confratelli che, a loro rischio, prendevan le parti d'un debole oppresso, contro un soverchiatore potente. Questo chiamava un comprarsi gl'impicci a contanti, un voler raddirizzar le gambe ai cani; diceva anche severamente, ch'era un mischiarsi nelle cose profane, a danno della dignità del sacro ministero.
[5] R. Amerio, Iota Unum
 

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