Dai
lavori del Sinodo Straordinario sulla Famiglia è emersa la
constatazione che la celebrazione del matrimonio “[...] sembra
ridursi sempre più alla dimensione sociale e giuridica, invece che
religiosa e spirituale. Il percorso preparatorio spesso viene
percepito dai nubendi come un’imposizione, un compito da assolvere
senza convincimento e risulta essere troppo breve”. Proprio per
questo i Padri Sinodali hanno più volte sottolineato che sarebbe
necessaria una più approfondita preparazione al matrimonio, “[...]
affinché esso sia non solo valido, ma anche fruttuoso. [...] bisogna
trasmettere una visione del matrimonio non solo come un punto di
arrivo, ma come un cammino verso una meta più alta, una strada di
crescita personale e di coppia, forza e fonte di energia. La scelta
matrimoniale è una vera e propria vocazione e in quanto tale ha
bisogno di fedeltà e coerenza per risultare vero luogo di crescita e
di salvaguardia dell’umano”.
Dare
vita a una nuova famiglia è quindi frutto di un’adesione al
progetto di Dio sulla propria vita: è la risposta alla vocazione
matrimoniale. Tuttavia attorno a questa affermazione si aprono due
piani di riflessione, i quali in un certo senso l’anticipano e ne
creano i presupposti.
Da
un lato la constatazione di come, al giorno d’oggi, siano veramente
pochi i giovani aiutati a intraprendere un serio percorso di
discernimento vocazionale. Questo itinerario ha infatti finito per
essere identificato con il periodo di verifica che precede la scelta
di consacrarsi, dimentichi del fatto che qualsiasi scelta di vita
trova la propria origine e il proprio compimento in una chiamata
specifica da parte del Signore: fare il medico, piuttosto che
l’insegnate o il giornalista non dovrebbe infatti rispondere
esclusivamente al libero arbitrio o essere frutto della casualità.
Eppure anche molti cattolici praticanti non hanno una chiara
consapevolezza circa l’importanza di aderire, quale via
privilegiata per giungere alla santificazione, alla vocazione che Dio
ha assegnato loro. E questo in quanto sono oramai pochi i pastori
disposti a parlare di questo aspetto senza reticenze dettate dal
fatto che la società in cui viviamo è sempre più secolarizzata e
quindi meno aperta a concepire l’esistenza individuale all’interno
di un disegno più ampio.
Il
secondo aspetto su cui riflettere interessa invece il fidanzamento.
Nel corso del Sinodo si è infatti parlato molto della preparazione
al matrimonio, senza tenere tuttavia in debita considerazione il
fatto che le coppie che decidono di frequentare questi corsi hanno
alle spalle uno, due, tre o più anni di vita condivisa. Hanno quindi
già percorso assieme un importante tratto di strada, durante il
quale hanno consolidato delle abitudini comuni e si sono, almeno
parzialmente, plasmati l’uno sull’altro. Ebbene, riguardo al
fidanzamento cattolico troppo spesso il messaggio che viene fornito è
quello di evitare i rapporti prematrimoniali, mentre poco o nulla
viene spiegato circa il dialogo di coppia, la condivisione del tempo
e delle amicizie, la relazione con le rispettive famiglie d’origine,
la risoluzione dei conflitti, l’importanza di pregare assieme e di
avere una guida spirituale... tutti questi sono aspetti che vengono
rimessi alla responsabilità delle singole coppie di fidanzati e alla
loro maturità (di fede e non).
Alla
luce di quanto affermato emerge quindi che, seppure sia certamente
necessario pensare a dei corsi di preparazione al matrimonio più
approfonditi e più seri, sarebbe innanzitutto doveroso ricominciare
a parlare in maniera esplicita della questione vocazionale intesa in
senso ampio e del delicato periodo del fidanzamento, perché sono
questi due i veri presupposti sui quali si fondano le basi della
famiglia che verrà.
Nel
momento in cui si è certi di essere chiamati alla vita matrimoniale
e, nel corso di un fidanzamento serio e casto, si è stati aiutati ad
approfondire la conoscenza della persona con cui s’intende
condividere il resto della propria vita, è infatti lecito
presupporre di avere delle buone garanzie di riuscita matrimoniale,
consapevoli che la Grazia del sacramento matrimoniale sopperirà a
tutte le tare proprie della natura umana.
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