La Via Crucis (dal latino, Via della Croce, anche
detta Via Dolorosa) è il rito cattolico che celebra il passaggio di
Cristo per le strade di Gerusalemme, dal pretorio di Pilato, dove fu emanata la
condanna di Gesù, fino al Golgota, dove si compì la sua Passione. Già a partire
dal medioevo appaiono raffigurazioni artistiche delle stazioni della Passione,
varie nella forma e nelle dimensioni; quelle più diffuse e a noi più note
risultano essere quelle presentate sotto forma di quadri o bassorilievi appesi
sulle pareti delle chiese, solitamente legate a nomi di grandi artisti del
passato.
Nel caso dell'arte contemporanea assistiamo a Vie Crucis prevalentemente
su stampe ad olio, in forma di bassorilievi in gesso, prodotti in serie, la cui
qualità può risultare a noi mediocre nonostante la trasparenza del piano
allegorico e figurativo. La volontà degli artisti di porre attenzione
principalmente al simbolo rispetto alla rappresentazione reale fa si che il
nostro rapporto con essa risulti a volte difficile. In un secolo in cui
l'arte e l'architettura, anche delle chiese, arrivano ad una semplificazione
stilistica legata alla formalità pura e alla concettualità, vale la pena
portare la nostra attenzione ad un pittore polacco, scomparso pochi anni fa,
che fece della sua arte uno strumento al servizio della conoscenza e della
riflessione sulla Verità della fede cristiana, portata alla luce attraverso la Passione
di Gesù Cristo.
Gerzy Duda Gracz (20 marzo 1941 Częstochowa – 5 novembre 2004
Lagów) è un artista figurativo, la cui tecnica pittorica è riconoscibile per la
sua pastosità materica e per la sua rappresentazione caricaturale. Ateo dalla
nascita, visse la propria conversione al cattolicesimo a seguito dell'incontro
con papa Giovanni Paolo II, durante uno dei viaggi dell'allora pontefice in
Polonia.
La volontà di esternare artisticamente questa conversione e
devozione a Dio, portò il pittore a realizzare una Via Crucis per il santuario
di Jasna Góra, luogo in cui è custodita l'icona della Madonna di Częstochowa, uno dei più importanti centri di pellegrinaggio del culto
cattolico. La Via Crucis di Gracz si presenta a noi in 18 quadri, la maggior
parte misuranti 185 cm d'altezza e 117 di larghezza (fa eccezione la XII
stazione “Gesù muore in croce”, di 185 cm d'altezza e 234 di larghezza),
dipinti ad olio su pannelli di materiale sintetico. Il numero elevato delle
stazioni, rispetto alle comuni 14, è stato voluto dall'artista, che ha inserito
4 quadri in più, raffiguranti La Resurrezione, Tommaso, Galilea e L'Ascensione.
Ciò che colpisce di tali raffigurazioni è la volontà
dell'artista di contestualizzare la Passione di Cristo nel mondo reale e
contemporaneo: un mondo e una realtà modellati dai mass media (Stazione I –
Pilato), che con la velocità che li contraddistingue si fanno promotori e
diffusori della giustizia umana, che nulla ha a che fare con quella Celeste; un
mondo non più in grado di guardare cosa accade davanti a sé e che è preso
dalla frenesia e dall'indifferenza (Stazione VII - La seconda caduta); un mondo rovinato
dalle guerre e dalla morte di innocenti che, come Cristo, non hanno colpe (Stazione
IX – La terza caduta, Stazione XI – La Crocifissione). E all'interno
del nostro mondo si presenta Cristo: solo, sofferente e deturpato dal dolore,
come ci ricorda Isaia 53,2: “Non ha bellezza né apparenza; l'abbiamo veduto:
un volto sfigurato dal dolore.” Questa sofferenza, però, non ci lascia un
senso pessimistico; l'autore infatti crede senza riserve nella vittoria definitiva dell'Amore Divino,
rappresentato dalle 4 stazioni conclusive.
Di fronte a La Resurrezione e
a L'Ascensione non troviamo più un volto brutto e sfigurato, bensì la
manifestazione della Bellezza: “Tu sei il più bello tra i figli dell'uomo,
sulle tue labbra è diffusa la grazia.” (Salmo 44,3). Una Bellezza che è
Grazia, Salvezza e Amore [1].
Non è solo compassione per Cristo sofferente ciò che dobbiamo provare; come
scriveva il sacerdote Henryk Pyka: “il pellegrino che percorre la Via Crucis
deve effettuare una scelta. Deve pronunciarsi a favore o contro l'Amore rivelato
sulla Croce”. Alla luce di tutto ciò, l'opera di Duda Gracz obbliga
tutti noi ad un impegno e ad una profonda riflessione non solo nel momento della
Settimana Santa, ma quotidianamente. La sua arte sfida il tempo, storico e
artistico, che ci troviamo a vivere e sfida noi stessi, chiamati ad affrontare
le difficoltà e atrocità della vita, colmi di speranza nell'Amore Divino.

"Il numero elevato delle stazioni, rispetto alle comuni 14, è stato voluto dall'artista, che ha inserito 4 quadri in più, raffiguranti La Resurrezione, Tommaso, Galilea e L'Ascensione."
RispondiEliminaSi ma la Via Crucis non è appannaggio della fantasia degli "artisti". San Leonardo da porto Maurizio l'ha elaborata, ed essa ha un senso all'interno della Quaresima con le sue XIV stazioni. Essa costituisce una meditazione sulla "Passione" di Cristo. Le XV XVI o addirittura XVIII stazioni non hanno alcun fondamento nè alcuna pertinenza nel tempo Quaresimale (e anche fuori di esso). Si chiama Via "Crucis" non Via Redemptionis, o Via del Mistero Pasquale, Incarnazione, Resurrezione e Ascensione. Non ha senso inserire stazioni in più e diverse che spostano l'attenzione dall'amara passione e morte di N. S. in Croce per proiettarci Già nel Dopo! Dobbiamo entrare nel mistero profondo della sofferenza di Dio e non subito guardare egocentricamente alla nostra redenzione, con un sentimento di benessere e alleggerimento spirituale. La Morte di Cristo, il Dio che si annienta per noi è il cuore della meditazione della Via Crucis. Il Dopo viene, appunto, Dopo! Cioè nel tempo di Pasqua appositamente dedicato alla Resurrezione. Aggiungendo stazioni o significati fuori luogo si annacqua soltanto la dimensione della Croce, edulcorando e banalizzando ciò che è amaro e atroce: La Passione e Morte dell'Unico Giusto: Dio!
Rispetto e in parte condivido la tua opinione, ma mi sento di ribattere dicendo che non credo proprio che Gracz abbia banalizzato il significato della Passione né abbia dato un significato fuori luogo...per evidenti ragioni logistiche di spazio non è stato possibile inserire tutte e 18 le immagini delle stazioni. Ti invito a cercarle su internet per vederle..penso non esista artista contemporaneo (e forse neppure passato)che sia stato in grado di rendere la crudeltà e l'atrocità della sofferenza di Cristo come ha fatto lui. Valentina
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