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06 agosto 2016

Viaggio sentimentale e devozionale a Roma: San Silvestro e il drago (Parte IV)


di Alfredo Incollingo

Il pellegrinaggio delle Sette Chiese di Roma ci ha certamente spossato, ma ha rafforzato la nostra fede. Abbiamo visitato i luoghi santi che custodiscono le reliquie della Passione e degli Apostoli. Immaginiamo di essere adesso dei pellegrini, quindi, stanchi e affamati, riposiamo per riprendere il giorno dopo il cammino. Di buonora ci alziamo e scendiamo in strada per la prossima meta. Con passo svelto corriamo ai Fori Romani per fare la consueta e noiosa fila nell'entrare nel parco archeologico. Volti svogliati, turisti “costretti” a seguire la guida di turno e i soliti nipponici pronti a fotografare anche la più piccola pietra ci ricordano quando la cultura sia appannaggio purtroppo di pochi. Noi invece siamo ansiosi di entrare, non solo per osservare le meraviglie del passato, ma anche per visitare la piccola e sconosciuta Santa Maria Antiqua.
E' una chiesa paleocristiana, costruita nei pressi del Palatino, risalente al V secolo, riscoperta solo nel 1900 quando, per riportarla alla luce, fu abbattuta la seicentesca Santa Maria Liberatrice. Gli splenditi dipinti e la struttura originale riemersero in tutta la loro magnificenza e, dopo un lungo restauro recente, sono di nuovo visitabili.

Perché vale la pena recarsi in questo piccolo gioiello del passato romano? La chiesa venne costruita dove un pericoloso drago venne sconfitto e imprigionato da un celebre santo della Chiesa Cattolica. Un fondo di verità si nasconde nella leggenda e racconta la lenta e definitiva vittoria di Cristo sugli idoli pagani e la straordinaria vita di San Silvestro Papa, lo stesso che fu riportato a Roma dall'imperatore Costantino dopo la vittoria su Massenzio.

I Fori Romani, dopo l'editto di Milano, erano divenuti un luogo insalubre e abitato da un mostro, un drago, che uccideva i romani e diffondeva epidemie. San Silvestro, prode e devoto, si accinse ad affrontare la creature nella sua tana, nel sottosuolo. Discese pregando i 365 scalini che lo condussero nella caverna del mostro e qui con la forza della fede e mostrando la sua unica arma, la Croce, rese mansueto il drago e lo rinchiuse all'interno della sua tana, sigillandolo per sempre. Sul luogo dove si trovava l'ingresso della caverna fu costruita Santa Maria Antiqua.

E' una leggenda che celebra la definitiva vittoria del cristianesimo sul paganesimo. Il drago è naturalmente il simbolo di quella religiosità romana che aveva seminato terrore presso i cristiani; adesso San Silvestro ha distrutto il demone e ha portato Cristo nel luogo stesso dove viveva. “365” non è un numero casuale, ma ricorda i giorni che compongono l'anno e la faticosa discesa del santo ricorda gli sforzi continui e giornalieri che fece per cristianizzare Roma e i suoi domini. San Silvestro gettò le prime basi della Chiesa Cattolica e il suo lavoro evangelizzatore contribuì non poco alla diffusione del Vangelo, fino alla sua morte il 31 dicembre del 335.

Il pellegrino che andrà a vedere Santa Maria Antiqua rivivrà nei dipinti questa storia, in fondo verosimile, perché racconta la nascita della civiltà cristiana che segue la meravigliosa, ma decaduta romanità. Chi avrà modo di visitare la chiesa, lo dovrà fare con devozione e potrà godere di dipinti inestimabili e unici.
 

24 aprile 2016

San Giorgio, il cavaliere cristiano, e la lotta contro il Drago.

di Alfredo Incollingo

Sembra a tutti gli effetti una leggenda medievale, ambientata in regni “fatati”, tra principesse e mostri pronti ad insediarle. Secondo la “Leggenda aurea” di Jacopo di Varagine, un prode cavaliere, fedele al Cristo, salvò una città e la sua popolazione da un drago malefico.
Il re di Selem, nel deserto libico, terrorizzato da un drago malefico, invocò il soccorso di un guerriero in grado di ucciderlo. La creature insediava gli abitanti e, dovunque si recasse, portava solo morte e distruzione. Il drago si invaghì della figlia del re, la principessa Silene, e pretese dal monarca che fosse sacrificata in suo onore sulle rive di uno stagno. La giovane dovette così assecondare il desiderio della belva, ma provvidenzialmente un giovane cavaliere, incrociandola per strada, la fermò e le assicurò il suo aiuto, giurando di esser pronto ad uccidere la belva. Questo  cavaliere era San Giorgio. Chiese alla principessa di andare lo stesso dal drago per cingergli il collo con la sua cintura. Facendo così lo avrebbe ammansito.

Fu così che San Giorgio riportò la principessa dal re e trascinò il mostro in città di fronte allo stupore della popolazione. Il santo prima di ucciderlo parlò: “Iddio mi ha mandato a voi per liberarvi dal drago: se abbraccerete la fede in Cristo, riceverete il battesimo e io ucciderò il mostro.”
Il re e i suoi sudditi si convertirono in segno di ringraziamento e San Giorgio uccise la belva con la sua lancia, trascinando poi il suo corpo fuori dalle mura cittadine.
La “Leggenda aurea” interpreta chiaramente la storia di San Giorgio secondo i modelli cavallereschi dell'Alto Medioevo. Questa storia, come molte altre di santi “guerrieri”, motivò la fede di coloro che partivano alla volta della Terra Santa, impegnandosi così nella riconquista del Santo Sepolcro. La lotta (vittoriosa) del santo contro il drago non è una semplice favola (anche le favole tuttavia, ci insegna Chesterton, hanno un senso profondo), ma la rappresentazione “epica” del conflitto tra il Bene e il Male; tra Cristo e Lucifero. Come i cavalieri tolkeniani anche San Giorgio ha ingaggiato la sua personale battaglia contro Melkor e il “suo agente” Sauron. Siamo lontani da uno scontro manicheo, eterno tra due opposti: il male viene sopraffatto dalla lancia di San Giorgio che trafigge il drago. Il serpente, il rettile è sconfitto e il santo, imitando Gesù, vince sul peccato.

Gesù era venuto a portare non la pace ma la spada, edificò per tutta l'eternità il suo colossale realismo, contro l'eterno sentimentalismo del secolarista" (G.K. Chesterton - Ortodossia)

Al di là delle tante versioni agiografiche San Giorgio, sulla scia di San Michele Arcangelo, è il cavaliere che pone la sua spada al servizio di Dio e della cristianità. Non è quindi il classico guerriero pagano che guerreggia per la sua gloria, ma lo fa per “alti” valori. Da ciò possiamo dedurre perché San Giorgio divenne l'emblema degli ordini monastici – cavallereschi e il “patrono” di rocche e castelli. E' il simbolo della difesa contro le avversità e i mali. Come non ricordare a proposito la Repubblica di San Marino!

Sulla vita di San Giorgio abbiamo purtroppo scarsissime notizie. Qualche racconto apocrifo ce lo presenta come un legionario che fu martirizzato per la sua fede sotto Diocleziano. Di fronte alla corte imperiale che gli chiedeva sacrifici in onore dell'imperatore, San Giorgio avrebbe difeso tenacemente il suo credo. E' , come possiamo ancora una volta notare, l'espressione di quella “fortezza” che caratterizza gli eremiti, i monaci, i sacerdoti e i laici santificati per la loro carità e per la loro fedeltà al Vangelo.
Ecco, mettendo da parte le disquisizioni sulle origini del santo, lo dobbiamo ricordare quale simbolo di fede e di “fortezza”, coraggio e solidità, specialmente in questi tempi in cui la nostra fedeltà è continuamente posta sotto attacco da draghi malvagi.