E' stato pubblicato da poco "Numquam Abrogatam - Difesa e trasmissione della liturgia tridentina a Roma dal 1965 al 2007", un agile volumetto che racconta la storia della conservazione della Messa di Sempre a Roma, dal 1965 fino alla promulgazione del Summorum Pontificum. Come l'amore per la liturgia dell'allora gruppo di Una Voce riuscì a sconfiggere le piccinerie di un clero in preda all'euforia progressista. Segue presentazione dell'autore.
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«Numquam abrogatam», mai abrogata. Il 7 luglio 2007, queste due parole hanno posto fine a quarant’anni di ingiustizia per i sacerdoti e i fedeli legati alla Messa tradizionale. Comparendo nell'articolo 1 del motu proprio Summorum Pontificum di Benedetto XVI, esse si riferivano alla celebrazione del «Sacrificio della Messa secondo l’edizione tipica del Messale Romano promulgato dal Beato Giovanni XXIII nel 1962». Tuttavia, dall'entrata in vigore del Novus Ordo nel 1969/1970 – e in alcuni casi addirittura dal 1965 e dalla prima Messa celebrata in lingua volgare e verso il popolo da Papa Paolo VI in una parrocchia romana - la Messa tridentina, la Messa latina e gregoriana, la Messa di sempre, era stata bandita in pratica dalla vita della Chiesa, in quanto, da una domenica all’altra, ne era stata vietata la celebrazione in quasi tutte le parrocchie dell’orbe cattolico. Se, contro il dato di fatto storico, Papa Benedetto XVI ha potuto proclamare pubblicamente queste due parole nel 2007, è perché, a partire dal 1965, un manipolo di ecclesiastici sostenuti da migliaia di fedeli in tutto il mondo, si sono impegnati dapprima a preservare, e poi a trasmettere, il significato, il gusto e la forma stessa di quel tesoro della Chiesa costituito dalla liturgia tradizionale. La sopravvivenza ieri, e il rinnovamento oggi, di quella che si è poi convenuto di chiamare “Forma Straordinaria del Rito Romano” è quindi, di per sé, un perfetto esempio di resistenza – vittoriosa – alla modernità, resa possibile dalla fedeltà di una minoranza di esseri umani ai principi, ai valori e alle verità ricevuti in eredità dai loro genitori e dai loro maestri. Vi propongo di rendere omaggio ad alcuni di questi resistenti, di cui ho a lungo ignorato l'esistenza perché credevo, a torto, che se Roma non era più a Roma, era perché non c'erano più romani a Roma. Tuttavia, come vedremo dal racconto di uno di questi romani, il professor Filippo Delpino, presidente della sezione romana di Una Voce dal 1985 al 2003, anche nella Città Eterna, e persino in Vaticano, c’erano cattolici che rimanevano fedeli alla Messa tradizionale e a «ciò che ne consegue», a partire dai dogmi di fede che buoni catechisti avevano insegnato loro in famiglia, a scuola e nelle parrocchie. Lasciate quindi che vi racconti come, dal 1965 al 2007, la Messa tradizionale è stata preservata e trasmessa nella capitale cattolica.
Numquam Abrogatam: Difesa e trasmissione della liturgia tridentina a Roma dal 1965 al 2007. Di Guillaume Luyt (Autore), Marco Sgroi (Traduttore) - 6,27€
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