03 ottobre 2019

Il Crocifisso e la Chiesa post cattolica

di Giorgio Enrico Cavallo
Togliere il crocifisso dalle aule? Non s’ha da fare! Perché? Perché… porterebbe voti a Salvini. Con costernazione ci tocca riportare l’ennesimo scivolamento verso il basso di una gerarchia ecclesiastica che di cattolico ha ormai soltanto il nome. Il caso è quello di monsignor Pennisi di Monreale, che ha voluto dire la sua sulla ennesima polemica tutta italiana legata al crocifisso nelle aule scolastiche; polemica che talvolta torna alla ribalta nel nome di una laicità di stato che tutto è, fuorché laica.

Ebbene: il neoministro dell’istruzione Lorenzo Fioramonti – che si è già distinto per aver istituito un mandato “scientifico” di consulenza composto, tra gli altri, dall’autorevolissima Vandana Shiva… - ha affermato che sarebbe meglio sostituire la croce con una «carta del mondo con richiami alla costituzione e agli obiettivi dello sviluppo sostenibile». Forse perché abbiamo la costituzione più bella del mondo, ed è giusto che tutto il mondo lo sappia. E, immancabili, ecco i richiami allo sviluppo sostenibile, per la gioia della Greta alla quale abbiamo rubato il futuro.

La penosa boutade – che rivela, ancora una volta, il disprezzo profondo di un certa parte della politica e della “cultura” verso il cristianesimo e la cultura italiana – sarebbe potuta finire così come era iniziata; invece, ecco intervenire in difesa del simbolo, ma in maniera scomposta, la stessa Chiesa italiana, desiderosa di far vedere che esiste ancora. Lo sappiamo: una certa Chiesa modernista e ormai post-cattolica non sa nemmeno cosa farsene di quel simbolo vetero-cattolico. Un giorno, magari, proporrà essa stessa di rimuoverlo. Non sia mai che qualche ragazzo possa riceverne insegnamenti edificanti. Non sia mai che qualcuno si ricordi di essere battezzato e di vivere in un paese – un tempo – cattolico. Non sia mai.

Al momento, può intanto accadere che un arcivescovo difenda ancora il crocifisso, ma per motivi surreali e deprimenti. Pennisi si richiama ad una sentenza del Consiglio di Stato e della Corte Europea, poi afferma: «Togliere il crocifisso dalle aule scolastiche? Servirebbe solo ad aiutare il leader della Lega Matteo Salvini. Quel partito utilizzerebbe la vicenda per la sua battaglia contro il governo che oltre ad aumentare le tasse urterebbe la sensibilità di gran parte degli Italiani».

Cioè: al posto di difendere il simbolo del cristianesimo ricordandoci i motivi storici, culturali e di semplice buonsenso che ci portano ad esporre una croce nelle aule scolastiche – e, essendo un vescovo, dovremmo aggiungere anche motivi di fede – no: Pennisi la butta in politica, strumentalizza il crocifisso e teme che il cattivone Salvini possa utilizzare la vicenda a suo vantaggio. Signori: in soldoni, Pennisi sta dicendo che il crocifisso deve restare dov’è perché non dobbiamo dare modo a Salvini di farci campagna elettorale. Poi, un giorno, finito il pericolo leghista, potremo toglierlo come se si trattasse di un quadro vecchio.


Mala tempora currunt, se ad esprimere un po’ di buon senso deve essere proprio quel satanasso di Salvini: «Oggi un vescovo, di Monreale, ha reagito, meglio tardi che mai, ma in maniera strana, dicendo che è sbagliato togliere il Crocifisso, perché sarebbe fare un favore a Salvini. Ma come, signor vescovo, con tutto il rispetto: un ministro della Pubblica istruzione che dice di togliere i crocifissi dalle scuole sbaglia non perché è un errore culturale - significa negare la nostra storia, la nostra tradizione, la nostra cultura millenaria, prima ancora che la fede e il nostro modo di essere, di vivere, di sentirsi cristiani - non perché dice una sciocchezza, perché è un atto di arroganza e di ignoranza; lo attacca perché sarebbe fare un favore a Salvini?».

 

0 commenti :

Posta un commento