Tutti sappiamo che Gesù venne crocifisso sul Calvario in mezzo a due ladroni. Questo termine individuava non semplici scippatori o scassinatori, ma veri e propri briganti riuniti in bande dedite alla rapina ed al saccheggio. Quando qualcuno di questi veniva preso era inevitabile la condanna a morte eseguita nel più crudele dei modi, la crocifissione.
L’evangelista Luca così scrive in proposito:
Uno dei ladroni apostrofa Gesù:“Non sei il Cristo? Salva te stesso e anche noi!”. Ed ecco il rimprovero dell’altro condannato per quelle ingiurie: “Neanche tu hai timor di Dio, benché condannato alla stessa pena? Noi giustamente, poiché riceviamo il giusto per le nostre azioni; egli invece non ha fatto nulla di male”e rivolgendosi direttamente a Gesù: “Ricordati di me quando entrerai nel tuo regno” La risposta è: “Oggi sarai con me nel paradiso”.
Poco dopo Gesù muore, e sulla fine del giorno, per non lasciare dei corpi attaccati alle croci durante il sabato, i Giudei chiedono di finire i condannati e toglierli. Questo viene eseguito dai soldati romani che spezzano le gambe ai due ladroni. In pochi minuti i due disgraziati muoiono. Il corpo di Gesù viene invece trafitto con una lancia al costato.
Subito dopo la sua morte Cristo scende nel limbo e libera tutte le anime dei giusti che dall’inizio dell’umanità dovevano stazionarvi a causa del peccato originale. Questi sono i santi che vanno a popolare il Paradiso, ma altri d’ora in poi se ne aggiungono per i loro meriti in terra.
Il primo guarda caso è proprio il ladrone al quale Gesù ha promesso il Paradiso, ma non è un regalo, il perdono viene dopo aver manifestato un sincero pentimento, e avere scontato la propria pena alla giustizia.
Il “buon ladrone” è una figura accattivante, e la leggenda ne prende ben presto possesso. Un testo apocrifo scritto tra il II e il III secolo in oriente, il Vangelo di Nicodemo, conosciuto anche come Atti di Pilato, fa i nomi dei ladroni: Disma il “buono” e Gesta il “cattivo”. Un altro testo successivo afferma che i due bricconi avrebbero sequestrato e derubato la Sacra Famiglia durante la loro fuga in Egitto, ma è evidente che se così fosse stato, i ladroni dovevano essere già vecchi, essendo passati trentatré anni da quel fatto, dunque la cosa non è attendibile.
Ancora lascia dubbiosi il fatto che a san Disma sia stata fissata una ricorrenza al 25 Marzo per i cattolici e al 23 Marzo per gli ortodossi. Il venerdì santo, giorno della passione di Cristo e quindi anche della morte dei ladroni, non è stato mai fissato con certezza. La data più probabile è il 7 Aprile, ma sono possibili anche il 3, il 27 e il 30 dello stesso Aprile.
Nel 1970 il cantautore Fabrizio De André (1940-1999) nel suo album La buona novella, dedicato alla vita di Gesù Cristo, Fa parlare Disma crocefisso, da lui chiamato Tito, come un uomo deluso dalla vita, che contesta uno per uno i dieci comandamenti, ma alla fine prova pietà per Cristo, e scopre l’amore nell’ultimo istante della sua travagliata vita.
"Non avrai altro Dio all'infuori di me,
spesso mi ha fatto pensare:
genti diverse venute dall'est
dicevan che in fondo era uguale.
Credevano a un altro diverso da te
e non mi hanno fatto del male.
Non nominare il nome di Dio,
non nominarlo invano.
Con un coltello piantato nel fianco
gridai la mia pena e il suo nome:
Ma forse era stanco, forse troppo lontano,
davvero lo nominai invano.
Onora il padre, onora la madre
e onora anche il loro bastone,
bacia la mano che ruppe il tuo naso
perché le chiedevi un boccone:
quando a mio padre si fermò il cuore
non ho provato dolore.
Ricorda di santificare le feste.
Facile per noi ladroni
entrare nei templi che rigurgitan salmi
di schiavi e dei loro padroni
senza finire legati agli altari
sgozzati come animali.
Il quinto dice non devi rubare
e forse io l'ho rispettato
vuotando, in silenzio, le tasche già gonfie
di quelli che avevan rubato:
ma io, senza legge, rubai in nome mio,
quegli altri nel nome di Dio.
Non commettere atti che non siano puri
cioè non disperdere il seme.
Feconda una donna ogni volta che l'ami
così sarai uomo di fede:
Poi la voglia svanisce e il figlio rimane
e tanti ne uccide la fame.
Io, forse, ho confuso il piacere e l'amore:
ma non ho creato dolore.
Il settimo dice non ammazzare
se del cielo vuoi essere degno.
Guardatela oggi, questa legge di Dio,
tre volte inchiodata nel legno:
guardate la fine di quel nazzareno
e un ladro non muore di meno.
Non dire falsa testimonianza
e aiutali a uccidere un uomo.
Lo sanno a memoria il diritto divino,
e scordano sempre il perdono:
ho spergiurato su Dio e sul mio onore
e no, non ne provo dolore.
Non desiderare la roba degli altri
non desiderarne la sposa.
Ditelo a quelli, chiedetelo ai pochi
che hanno una donna e qualcosa:
nei letti degli altri già caldi d'amore
non ho provato dolore.
L'invidia di ieri non è già finita:
stasera vi invidio la vita.
Ma adesso che viene la sera ed il buio
mi toglie il dolore dagli occhi
e scivola il sole al di là delle dune
a violentare altre notti:
io nel vedere quest'uomo che muore,
madre, io provo dolore.
Nella pietà che non cede al rancore,
madre, ho imparato l'amore".
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