Chi erano i longobardi? un’antica popolazione scandinava. Il nome viene fatto derivare dalle loro lunghe barbe incolte, ma in realtà sembra fossero originari di un’isola della Danimarca: Lange land, la terra lunga, perciò Lange Bard sono i guerrieri dell’isola lunga.
Avrebbero potuto costruire navi e prendere il mare, come i Vichinghi, invece preferirono attraversare la Germania e l’Austria, fino ad arrivare in Italia dai passi alpini del Friuli nell’anno 568, guidati dal loro re Alboino.
In pochi anni Alboino occupa la pianura Padana, infine viene ucciso in una congiura, ma i suoi successori conquisteranno la maggior parte dell’Italia fino al sud, infatti il loro santuario nazionale sarà Monte Sant’Angelo nel Gargano.
Uno dei primi re longobardi è Agilulfo, grande guerriero ma niente più. Per fortuna regge la politica sua moglie Teodolinda, donna saggia ed accorta. I Longobardi da non molto sono cristiani, ma di una confessione eretica, l’Arianesimo. La regina invece è cattolica e sa che per avere un regno stabile bisogna conciliarsi con il Papa di Roma. Non solo, occorre che il cristianesimo si sviluppi nell’Italia ancora martoriata dopo le invasioni dei barbari e la caduta dell’impero Romano.
Da poche decine di anni san Benedetto da Norcia ha fondato la prima abbazia italiana a Montecassino, ma l’influenza dei monaci benedettini è rimasta circoscritta al Mezzogiorno. Occorre l’intervento di una personalità di spicco, per questo Teodolinda chiama nel nord Italia san Colombano.
L’irlandese ha già settant’ anni, ma non gli manca l’energia, e soprattutto la fede. Viene accolto alla corte reale di Pavia, che è la capitale del regno longobardo. Teodolinda è felice, Agilulfo molto meno e dubita che quel vecchietto possa servirgli a qualcosa. È il 13 aprile del 613, giorno di venerdì Santo. I cristiani dovrebbero osservare l’astinenza, ma il re longobardo invece fa preparare uno spiedo intero di piccioni arrostiti e lo fa mettere in tavola, poi dice a Colombano: “Non vorrete farmi torto e rifiutare questo cibo succulento che vi offro”.
Colombano non vuole rompere il suo digiuno, ma non può inimicarsi il re. Si immerge in preghiera, poi inizia ad osservare da vicino ciascuno dei piccioni cotti. Quando però fissa lo sguardo su uno di essi, la bestiola torna a rivivere, e con le sue piume vola via. In breve lo spiedo è vuoto e i piccioni sono tutti fuggiti. Agilulfo sbalordito non osa più fiatare; quell’ometto ha una potenza incredibile e sarà bene dargli tutto ciò che chiede.
Infatti, Teodolinda accompagna di persona Colombano nella val Trebbia sopra Piacenza, e il 24 luglio 613 firma il documento che dona all’anziano abate tutta la testata di quella valle. Non tarda la costruzione di una nuova abbazia, che esiste ancora a Bobbio, ed è il centro da cui si diffonderà il monachesimo nella pianura Padana.
Colombano ha compiuto la sua opera terrena, e vola in paradiso il 23 novembre 615. La sua tomba si trova nella cripta della famosa abbazia.
I longobardi si è detto, marciano verso il sud, e un territorio dopo l’altro lo conquistano ai bizantini, i greci dell’impero Romano di Oriente. Uno dei condottieri è Ariulfo, duca di Spoleto, che aumenta le sue conquiste nell’Italia centrale. Nel 598 con una fortunata campagna militare sottomette tutte le Marche, da Ascoli fino a Fano. Durante una delle battaglie contro i bizantini si trova a mal partito, circondato dai nemici che lo bersagliano con tiri di lance, ma accanto a sé vede un guerriero che con un grande scudo lo ripara dai colpi pericolosi, e gli permette di restare incolume oltre che vincere. Finita la battaglia Ariulfo cerca il suo protettore, ma non lo riconosce tra i suoi. Essendo ancora pagano, il longobardo pensa che il dio Odino sia venuto a combattere con lui.
Ritornato trionfante a Spoleto, Ariulfo si ferma davanti ad una chiesa, è il santuario del vescovo Savino vissuto e martirizzato tre secoli prima. Tutta la popolazione latina a lui chiede grazie ed offre preghiere. Il capo longobardo incuriosito scende da cavallo e dice: “Come può chi è morto essere utile a chi è vivo ?” Ma entrato nella chiesa, quando vede la raffigurazione di san Savino cade in ginocchio esterrefatto; in quell’immagine ha riconosciuto il guerriero che l’ha salvato proteggendolo col suo scudo.
Ariulfo d’ora in poi non combatterà più, stabilisce una tregua con i bizantini e sigla un accordo con il Papa Gregorio Magno, che negli anni precedenti ha minacciato arrivando col suo esercito fin sotto le mura di Roma. Quattro anni dopo il duca di Spoleto muore, ed è battezzato.
Che fine hanno fatto i longobardi? dopo 205 anni il loro regno viene conquistato dai Franchi e scompare. Rimane il nome di una regione d’Italia, la Lombardia, dove effettivamente la loro presenza era maggiore che altrove. Ma vi sono due curiosità che riguardano la Liguria: I guerrieri longobardi indossavano un’armatura a scaglie e un elmo a punta. Questa tenuta li faceva assomigliare a grandi aragoste, e sulla costa ligure questo crostaceo viene chiamato “u lungubardu”. Nella riviera di levante, a Chiavari e dintorni è diffuso un cognome di diretta discendenza longobarda: Garibaldi, perciò l’Eroe dei Due Mondi, il liberatore d’Italia aveva antenati che al contrario erano invasori stranieri. Non c’è da stupirsene, dopo quattordici secoli quegli sgradevoli e rozzi nordici sono in tutti noi coi loro cromosomi.
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