Un nome è come il diamante di quella vecchia pubblicità: è per sempre. Te lo tieni per tutta la vita e se ti piace, bene; se non ti piace, te lo fai andar bene lo stesso. Quando andavo a scuola e mi dovevo rapportare volente o nolente con la mia “leva”, il massimo dell’azzardo era trovare un bambino che si chiamava Cristian o una bambina che si chiamava Jessica. Anche con le varianti Christian e Jessicah, per cui questa storia dell’acca che andava e veniva obbligava, talvolta, il malcapitato a precisare: “senz’acca” o “con l’acca”, sempre con quell’aria da cane bastonato che ti metteva tanta tenerezza. Poi, per un ventennio, ho smesso di rapportarmi con le “nuove leve” e solo adesso, a distanza di anni, nell’imminenza della nascita della nostra prima figlia, mi sto affacciando ad un mondo nuovo e misterioso. Quello dei neo-genitori. E in questo mondo ci sono strani figuri che, forse traumatizzati da piccoli da quelle “acca” che andavano e venivano, oggi vogliono replicare il trauma battezzando i loro pargoli con i nomi più assurdi.
Chi scrive non guarda la Tv per scelta e non sa un’acca (eh, queste acca…) di gossip. Quindi fino a qualche settimana fa, quando ha iniziato ad interrogarsi sul nome della nascitura, ignorava l’esistenza dei figli-dei-vip, rampolli di famiglie molto importanti che hanno nomi molto importanti. Un tempo i nomi-molto-importanti erano ereditati dalla tradizione greco-latina o imitavano quelli dei sovrani. Oggi si ritiene che sia molto importante dare al proprio figlio il nome (?) Oceano. Già che ci siamo, anche Kilimangiaro o Everest sono dei bei nomi. Per chi proprio vuole vivere senza confini, il nome Universo è ottimo.
Noi ridiamo, ma c’è gente che un giorno si chiamerà davvero Oceano. Capiterà quando meno ce lo aspettiamo. In sala d’attesa dal dentista: «Il signor Oceano Fumagalli, prego…». O al colloquio di lavoro: «Così lei è il signor Oceano Fumagalli, eh…». Con immancabile sorrisino di compassione. Il signor Oceano Fumagalli, probabilmente, vivrà a Sondrio e il mare lo vedrà a Rimini, una sottile fettina di placido Adriatico tra un ombrellone e una sdraio. Ma non gli interesserà il mare, perché vicino a lui, su una stuoia, avrà adocchiato una morettina niente male. Si presenterà, un po’ impacciato, con la scusa delle scuse: «Ciao, non ci siamo già visti da qualche parte?». E lei dirà: «Non mi pare. Tu come ti chiami?». «O… Ottavio. Ottavio Fumagalli». E tu? La morettina si chiamerà Britney Shakira Ferrero e risponderà: «Piacere, Ottavio. Che bel nome. Io mi chiamo Br… Brigitta». «Bel nome anche il tuo! Ti va di prendere un drink?». E andranno a bere qualcosa, magari si piaceranno, e chissà se apprenderanno, un giorno, i loro nomi. Quelli veri.
Voi ridete, ma rischiamo davvero di incontrare, un giorno, un tizio italiano che si chiama Oceano. O anche Orgasmo. O uno che si chiama Lucifero [già accaduto NDR] . O qualche poveraccio che si chiama Swami. O Zahra. O Zuleika. O Akello. O Peni. O Elqenna. Fate un giro online, troverete tutti questi nomi e anche di più. Che la gente sia in cerca di stramberie è cosa nota e ormai dopo il ’68 non ci sorprendiamo più di nulla. Ma immaginate queste povere creature, destinate a camminare con lo sguardo basso, maledicenti giorno e notte quei due st… strani genitori che per fare gli originali hanno destinato il loro figlio a dover ripetere ogni volta: «Si scrive Tulay, con la ipsilon!». «Ah! Come il gatto dei miei amici!».
Che poi, per fare gli originali, ci sono una infinità di nomi classici ma singolari in giro per l’Italia. Anzi, sembra che la nostra penisola sia la terra con più nomi al mondo, da Ildegardo a Cunegonda. Gli elenchi dei nomi italiani sono replicati su decine di siti, e molti sono davvero belli, musicali e fascinosi. Danno importanza, esprimono amore per la propria terra e le proprie radici. Chiamare un figlio Nike, Apple o Amazon (sigh!) non esprime niente, se non profonda tristezza. Non fa figo, non fa sembrare tuo figlio un “cittadino del mondo”: lo fa sembrare un patetico provinciale, specie se vive in periferia di Milano o Napoli e viene rimandato ogni anno a settembre di inglese. Chiamare tuo figlio Obama o Hillary non allargherà la sua mente e non lo iscriverà automaticamente nei registri dei vip: lo farà sembrare uno stralunato fuori dal mondo, specie se si chiamerà Esposito o Brambilla e vivrà in questa Italia con amici che (ancora) si chiamano Tommaso, Giacomo o Giuseppe. E che lo piglieranno per i fondelli per tutta la vita.
Un sacco di gente teme che i nomi troppo classici facciano, per le bambine, “l’effetto suora” e per i maschietti “l’effetto prete”. Allora deve essere sicuramente questa la spiegazione della crisi delle vocazioni moderna: non ci sono più bambini che si chiamano Giovanni Battista o Maria Maddalena. Ma, per non incorrere in questa spiacevolissima sensazione, si condannano i pargoli a vivere con il nome di un cantante rap o di una marca di vestiti. Veri emblemi del giorno d’oggi, colonne portanti della società in cui viviamo.
I nomi sono per sempre, le mode invece durano dalla sera alla mattina. Chiamare il proprio figlio con un patetico nome anglicizzato, solo perché un calciatore si chiama così, vuol dire rinunciare consapevolmente alla poesia, alla storia, al significato dei nomi veri della nostra tradizione. Nomi che hanno migliaia di anni di storia e che permettono ad un bambino di apprendere la cultura del paese nel quale sta crescendo. Nomi che sono stati portati dai nostri avi, e che ci ricordano quali sono le nostre origini. Nomi che rimandano spesso a santi che intercedono per noi presso Dio. Chi predilige il nome di un cantante pop, di uno sportivo o di una delle qualsiasi scimmie ammaestrate che chiamiamo “vip” sta rinunciando deliberatamente alla propria cultura e alla propria identità. Rifiuta di trasmetterle ai propri figli. In nome di cosa? Del nulla contemporaneo? No, grazie. Teniamoci stretti i nostri nomi. E, se vogliamo fare davvero gli originali, chiamiamo i nostri figli con i nomi dei nostri nonni: non c’è regalo più grande che possiamo fare loro.
Pubblicato il 05 maggio 2019

è un vero peccato che nomi semplici e cristiani come Abdon, Oronzo, Genoveffa non siano più in uso...
RispondiEliminaIn Valtellina ho notato una particolare concentrazione di nomi strani :
RispondiElimina- Thomas
- Nicholas
- Dennis
- Chanel
- Ayrton (sic)
- Jessicah
- Jessica
- Samantha
Poi in pianura sono incappato anche in :
- Nathan (da Nathan Never, mica dal profeta biblico, cosa andate a pensare)
- Asha Aurora Creola (a un battesimo)
- Serena Whitney (Si, la cantante buonanima)
Senza tacere delle innumerevoli Gaie, nome un pò da borghesucci.