Il Risorgimento italiano fu “pilotato dall’alto” e vòlto essenzialmente ad unico obiettivo: la distruzione del papato e della Chiesa cattolica. È questa la tesi alla base dello studio di Giorgio Enrico Cavallo, “Storia della Rivoluzione italiana, dall’Illuminismo alla Presa di Roma, una guerra dichiarata alla Chiesa”. Il volume autoprodotto, acquistabile tramite Amazon, è inteso come traccia-guida per chi voglia approfondire la storia della Rivoluzione francese e del Risorgimento senza i paraocchi imposti dalla solita narrazione storiografica. Il percorso parte dalle esperienze eversive dell’illuminismo radicale e prosegue toccando i punti salienti della Rivoluzione francese, chiaramente ispirata dall’illuminismo e da una certa Massoneria. Si procede poi con l’analisi della Carboneria ottocentesca e delle insurrezioni italiane, evidenziando il filo conduttore dell’esperienza risorgimentale: come nella Rivoluzione francese l’azione politica fu rivolta essenzialmente allo sradicamento della Chiesa cattolica, così nel Risorgimento – alias Rivoluzione italiana – il fine ultimo fu quello di giungere, tramite le armi piemontesi, nella Roma dei papi. Il volume permette di scoprire che i grandi personaggi del Risorgimento erano talvolta ossessionati dalla lotta alla Chiesa: lo era Garibaldi, mangiapreti impenitente; lo era Mazzini, per il quale la Rivoluzione aveva qualcosa di «educativo» e «altamente religioso»; lo erano tanti altri eroi risorgimentali quali Carlo Pisacane o Francesco Crispi. E Cavour? Il conte dimostrò sempre un certo disprezzo verso i cattolici e nel corso del suo governo furono varate leggi che accesero un violento scontro con la Chiesa. Decine di preti e vescovi furono imprigionati per ordine del governo, considerati oppositori politici. Alcuni di essi finirono i loro giorni in esilio.
Il libro evidenzia le militanze massoniche dei grandi protagonisti del Risorgimento, scandaglia i discorsi in parlamento, osserva l’azione militante degli anticlericali che cercarono in ogni modo di accelerare la fine della Chiesa. Il tutto, senza lesinare un giudizio disincantato anche sull’opposizione cattolica, che si auto-escluse dai giochi politici; arroccata su posizioni intransigenti, finì per essere messa ai margini. Le insorgenze al Sud (ma anche in Italia Centrale) non furono determinanti: il sentimento di filiale devozione verso Francesco II fu anteposto alla guerra di religione (come invece accadde in Vandea) e alla fine il Brigantaggio al Sud si estinse di fronte all’evidenza dei fatti: i piemontesi avevano vinto, seppure in modo inglorioso. Alla fine, la resistenza cattolica si osservò nella costanza e nella perseveranza dei santi sociali, non a caso concentrati principalmente nel Piemonte anticlericale. La vera contro-rivoluzione avvenne forse grazie a loro.
Pubblicato il 20 marzo 2019
0 commenti :
Posta un commento