01 marzo 2019

Appunti sulla storia della musica sacra/17

di Aurelio Porfiri
Se parliamo di importanti innografi, non possiamo non menzionare Prudenzio (348-405), un avvocato autore di Corde natus ex parentis tra gli altri e Sedulio, autore del Carmen Paschale.

Nel 365 abbiamo il Concilio di Laodicea, in Asia Minore. In questo Concilio, o Sinodo come chiamato da alcuni, vengono emanati alcuni canoni che fanno riferimento a pratiche musicali, come quello che stabiliva che chi cantava dovevano essere i cantori stabiliti (15), che il salmo veniva cantato da un solista a cui si univa il popolo con un ritornello (17) e che i cantori laici non dovevano indossare paramenti liturgici riservati al clero (23).

Abbiamo in questo periodo anche l’Itinerarium Egeriae, il viaggio in terra santa di Egeria, una pellegrina spagnola, intorno al 381/384. Qui ci informa su alcuni usi liturgici e musicali nella terra santa, come in questo passaggio: “E da quell'ora all'alba gli inni sono detti e salmi sono cantati responsorialmente (responduntur), e antifone nello stesso modo, e la preghiera è fatta dopo ciascuno degli inni”. Quindi da questo passaggio ci viene detto che inni e salmi erano ben in uso in quel tempo, che si cantava responsorialmente e che c’era una sorta di antifona, pregata o cantata, dopo il canto degli inni.



 

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