Che cosa fosse
il Combonfem, francamente, lo ignoravamo. La sigla sa di agenzia di propaganda
per totalitarismi vecchio stampo, tipo il Minculpop o il Cominform, di quelli
che a furia di ripetere che due più fa cinque riuscivano a farti abiurare la
matematica oscurantista che ti avevano insegnato i preti.Per chi non
aveva il piacere di saperlo (e per chi aveva il piacere di non saperlo), il Combonfem è un centro di comunicazione delle suore
missionarie comboniane, fondate da San Daniele Comboni. Ora, sul sito del
Combonfem è apparso un articolo con cui anche le suore comboniane si sono
arruolate con orgoglio tra le file dei genderisti.
Leggo l’articolo
e scopro che il Combonfem, oltre al nome, ha anche uno stile che, in maniera
inquietante, può ricordare le agenzie di propaganda del Novecento.
Si rasenta,
infatti, la vera e propria falsificazione quando si scrivono, ammesso che lo si
sia fatto in cattiva fede, cose del tipo: «gli
Standard per l’educazione sessuale elaborati dall’Organizzazione mondiale della
sanità [vengono presentati da chi li critica] come incitamento alla masturbazione; il che, diciamolo, sembra assurdo
solo pensarlo, ma poiché esiste il documento originale, invitiamo a leggerlo e
segnalarci il passaggio – se mai lo troviate – dove questo incitamento avviene».
Sul fatto che sia assurdo, concordiamo. Però, purtroppo, è perfettamente vero:
segnaliamo alle suore distratte che a pag. 38, tra gli argomenti principali che
secondo l’OMS devono essere presenti nell’educazione sessuale dei bambini tra
gli zero e i quattro anni, fanno bella mostra di sé argomenti come: «gioia e piacere nel toccare il proprio
corpo», «masturbazione infantile
precoce», «scoperta dei propri
genitali», «acquisire consapevolezza
dell’identità di genere». Ribadisco: tra gli zero e i quattro anni.
Si può leggere
ancora: «Il sindaco di Venezia ha messo
al bando 49 libri dedicati all’infanzia, testi che vi sarà di certo capitato di
leggere, perché diffusissimi in asili e scuole, biblioteche e case». Leggi
una cosa simile e pensi che a Venezia abbiano messo all’Indice Pinocchio e L’isola del tesoro. Ora, non conosco perfettamente cosa si legga dalle
parti delle suore comboniane, ma non sapevo che tutti (e in particolare le
suore!) tenessero in casa libri come Qual
è il segreto di papà? (papà ha il fidanzato), E con Tango siamo in tre (su due pinguini maschi che adottano un
figlio), Se io fossi te (sul papà che
si traveste da donna), Tizio ha due mamme,
Caio ha due papà, Sempronio è nato in provetta etc. “Veri e propri capolavori della letteratura dedicata ai più piccoli,
accompagnati spesso da illustrazioni bellissime”, commentano le comboniane.
Bontà loro.
L’articolo,
ancora, minimizza il gioco «del rispetto» con cui negli asili Trieste si
volevano invitare i bambini a scambiarsi i vestiti con le bambine e viceversa
(chiamare «del rispetto» un gioco simile è un vero colpo da maestro in stile
orwelliano), deplora il famigerato spot della Huggies in cui (horribile dictu!) si diceva che
maschietti e femminucce sono diversi, etc. Insomma, a sentire le comboniane,
il-gender-non-esiste: «Cos’è questa “benedetta”
teoria del gender, pericolosissima per i nostri bambini e bambine, insidiosa
nei programmi scolastici tanto da far parlare alcuni di “un’emergenza educativa”».
Cari genitori, perché vi preoccupate? Tout
va très bien, Madame la Marquise…
Ora, a dire che
l’ideologia del gender è una «colonizzazione
ideologica», «uno sbaglio della mente
umana», «espressione di una
frustrazione», «una minaccia per la
famiglia» non siamo solo noi reazionari, che abbiamo sempre torto,
specialmente quando abbiamo ragione. A dire queste cose è il Papa, e non
potrebbe fare altrimenti: per la Santa Chiesa «maschio e femmina Dio li creò»,
non «maschio e femmina credevano di essere per colpa delle sovrastrutture
culturali». In gioco è la fedeltà al deposito della fede, anche se non siamo
del tutto sicuri che le suore comboniane a questo tengano poi tanto.
Alla fine
dell’Ottocento, qualche anno dopo la sua morte, la tomba di san Daniele Comboni
fu profanata e il suo corpo ridotto in pezzi. I miseri resti furono
religiosamente raccolti e portati a Verona, dove vorrebbero riposare, a qualche
metro di distanza dalle sue suore che, nate per evangelizzare l’Africa,
sembrano essersi convertite a quella che per il Papa è una colonizzazione
ideologica.
Ecco perché certi istituti religiosi sono in caduta libera di vocazioni oppure devo approvvigionarsi a quelle terzomondiste... Se questo è testimoniare Cristo, gli asini volano! "Li riconoscerete dai frutti": qui invece siamo alla frutta (marcia).
RispondiEliminaMonica da Alassio