Recentemente
mi sono imbattuto in una copia di «Ricerca», la rivista della FUCI,
lasciata su di un tavolo in oratorio. Da buon becero tradizionalista
e con la mia proverbiale diffidenza, ho gettato l’occhio sulla
copertina, dove campeggiava una citazione di papa Montini
sull’importanza del ruolo delle donne nella vita sociale. Se fino
ad allora inveivo tra me e me contro chi avesse introdotto sittale
esiziale rivista modernista in un luogo cattolico, a quel punto il
terrore ha preso il sopravvento: la gioventù cattocomunista italiana
ardisce ormai propagandare apertamente aberrazioni quali il
sacerdozio femminile? Si calmino i militanti lettori: fortunatamente
il vecchio Catto Maior, per una volta, ha potuto trarre un sospiro di
sollievo. Ma fino a un certo punto.
Messomi
con somma preoccupazione alla lettura del libercolo, poscia
inevitabile invocazione di protezione da eventuali contagi, ho potuto
constatare che tra la FUCI e la chiesa anglicana sussiste ancora una
qualche differenza, benché i motivi di sdegno non manchino e il
venerando Sant’Uffizio avrebbe espresso una ferma condanna. Il
numero di Luglio-Agosto di «Ricerca» è stato infatti dedicato alle
donne, secondo una moda molto in voga in questi mesi tra le
cosiddette intellighenzie mondane. L’editoriale, a firma di Andrea
Michieli, è tutto un programma: la storia della progressiva
emancipazione delle donne permetterebbe di «contemplare una ricerca
di libertà, dignità e uguaglianza» e bisognerebbe assolutamente
evitare «sia nella comunità civile, sia in quella ecclesiale, […]
ogni tipo di emarginazione». Addirittura, la dedica del numero al
tema delle donne è presentato come una «scelta per stare accanto
alle donne vittime di violenza» e vorrebbe «contribuire a far
crescere la coscienza che tale violenza di cui quotidianamente
troviamo traccia nei giornali è una ferita profonda all’umanità
che non può essere tollerata». Al di là della sopravalutazione
dell’importanza che può avere «Ricerca» e della lisciata di pelo
nei confronti del trend mass-mediatico, fa sorridere la banalità
delle affermazioni, peraltro non corroborate dai dati reali e lontane
dal vero. Se le stranezze si limitassero a questo, avrei potuto, pur
alterato, soprassedere e stendere un velo pietoso, ma le colpe della
FUCI si spingono ben oltre e non è consentito tacerne.
Lo
stesso Michieli, probabilmente suggestionato dal contributo della
professoressa Pulcini, sostiene che il Cristianesimo, pur avendo
«dato una svolta significativa al riconoscimento della dignità
femminile», «per certi versi l’ha confinato all’ambito
spirituale». Notiamo quanto le eresie moderniste siano radicate
nella gioventù cattolica: l’ambito spirituale diventa un qualcosa
di limitato e secondario, quasi una prigione, mentre tutta
l’attenzione è rivolta al materiale, a quel secolo che invece il
buon cattolico deve, per lo più, disprezzare. La miopia è tanto
forte da non comprendere che l’esplosione delle «contraddizioni di
una società organizzata su puri criteri di efficienza e
produttività», auspicata dal Pontefice Giovanni Paolo II in seguito
alla maggiore presenza sociale della donna, contiene una ferma
condanna del sistema socio-economico vigente, non il desiderio che la
donna ne sia assimilata come l’uomo.
Segue
nella rivista un lungo sproloquio sentimentalistico della già citata
Elena Pulcini, femminista doc, che fa una vera e propria rassegna
storica del femminismo con tanto di immancabili spunti psicanalitici.
Dopo aver cantato la solita mitologia della donna svalutata ed
emarginata nell’antichità, da cui traspare una bassissima
considerazione del ruolo fondamentale della famiglia, si arriva alla
principale eresia: nemmeno il Cristianesimo avrebbe portato vera
dignità alla donna, in quanto «l’affermazione cristiana di una
universale uguaglianza degli individui concerne essenzialmente la
vita spirituale e interiore, la vita “fuori dal mondo”, potremmo
dire con Louis Dumont, e non la vita “nel mondo”». Anche qui,
come per Michieli, la gerarchia delle priorità è capovolta, ma la
malignità dell’affermazione è maggiore, venendo a mancare
l’attenuante della giovane età. I paradossi toccano vette quali la
tesi per cui sarebbe stato il liberalismo a portare una
considerazione positiva della famiglia e, quindi, del ruolo
femminile, tacendo totalmente sulle conseguenze educative e
demografiche delle recenti tendenze.
Come
i gentili lettori avranno notato, manca il protagonista principale,
Gesù Cristo, che in una rivista sedicente cattolica dovrebbe essere
il faro attorno a cui ruota l’operazione di riflessione e di
acculturazione. Nemmeno la giornalista Nicoletta Dentico ci
smentisce: il suo contributo è una tendenziosa dinamica
socio-economica, con toni tragici e, ancora una volta, senza alcun
dato documentato. Si passa dai luoghi comuni (la «martellante
consuetudine di donne uccise in nome di una vecchia concezione
patriarcale del loro corpo come proprietà») all’esaltazione di
donne coraggiose (dalle contadine maya alle donne-sindaco antimafia,
citando anche quella Carolina Girasole recentemente arrestata…). In
questa sorta di teoria della rivoluzione femminea, dove si propaganda
un assurdo «desiderio femminile di potere pubblico per la
costruzione comune di istituzioni democratiche», emblematicamente
non viene mai citata la famiglia. Non si parla di Cristo né della
Santa Famiglia nemmeno nell’articolo di Ilaria Vellani, nonostante
si apprenda che l’autrice appartenga alla Facoltà Teologica
dell’Emilia Romagna: la sua grossolana sintesi storica e sociale si
fonda su un presunto ostracismo nei confronti di «un riconosciuto e
trasparente protagonismo femminile», con ovviamente i prevedibili
riferimenti «alla cronaca quotidiana e ai troppi femminicidi».
L’abominio maggiore, tuttavia, riguarda quanto si legge a proposito
del tentativo di ricostruzione post-bellico: la cura del focolare
domestico da parte delle donne avrebbe rappresentato «quasi un passo
indietro dal punto di vista culturale»!
La
galleria degli orrori non è, purtroppo, ancora finita. Scopriamo
infatti l’esistenza del Coordinamento Teologhe Italiane e la sua
presidente Cristina Simonelli ci diletta esordendo con l’adozione
dell’esiziale gender
theory:
«[…] non si può semplicemente assumere l’idea come evidente, in
un quadro statico in cui appaia scontato cosa è essere donna o
uomo». Zelus
domus tuae comedit me et opprobria exprobrantium tibi ceciderunt
super me!
Il tentativo di descrivere una fiorente corrente di riflessione
“femminile” nella teologia, pubblicizzando in sostanza alcuni
libri di sue amiche, non si accompagna né a una chiarificazione di
come intendano questa serissima disciplina – anzi, alcuni accenni
fanno pensare piuttosto a riflessioni di rielaborazione del dogma o
comunque del Magistero – né, soprattutto, viene citata la più
grande evidenza teologica “femminile” della religione cattolica:
l’importanza straordinaria di Maria Santissima, così come le
migliaia di Sante donne. De
Mariae offensionibus numquam satis:
manca ancora il coronamento ultimo a queste eresie. Ce lo dona tal
Francesca Simeoni con le sue lodi sperticate a Simone Weil, un
personaggio che, in effetti, ben rappresenta la FUCI nella sua natura
catto-comunista ed ereticheggiante. Se a me, becero tradizionalista
reazionario, si storce il naso già nel notare gli schieramenti della
Weil nelle fila antifranchiste e della resistenza francese, nessun
cattolico può accettare che ne venga addirittura esaltata la
decisione «di non battezzarsi e di rimanere estranea alla Chiesa,
con chi non crede o ne è escluso». L’autrice forse non sa, con
gravissima colpa sua e di chi avrebbe dovuto insegnarglielo, che
senza il Magistero della Chiesa, l’unico che orienta correttamente
la Fede, c’è solo un nebuloso spiritualismo, lontano dalla Verità,
dalla Via e dalla Vita?
L’unico
elemento positivo di questo numero di «Ricerca» è costituito da un
breve articolo, peraltro quasi solo biografico, su Edith Stein, lei
sì vero modello di santità femminile. Per il resto manca
completamente un reale approfondimento della questione da un’ottica
sinceramente cristiana, mancano totalmente riferimenti ai tanti
insegnamenti in proposito del Magistero, del Catechismo e dei Padri
della Chiesa, manca una riflessione attorno al modello di Maria
Santissima. Un cattolico, parlando di donne, non può non pensare al
ruolo materno, alla funzione educativa, al dramma mai
sufficientemente condannato dell’aborto, tutte tematiche qui
volutamente ignorate. Eppure la riflessione cattolica in merito
conosce diversi esempi eccellenti, anche di successo, partendo
dall’apostolato editoriale e mass-mediatico di Costanza Miriano
fino alle tante giornaliste e blogger cattoliche che si impegnano per
una reale rinascita spirituale della società. Insomma, questa
lettura ha confermato la totale deriva dottrinale della FUCI,
peraltro in linea con buona parte delle associazioni sedicenti
cattoliche, ormai completamente ignare o quasi dei contenuti
fondamentali della Fede. Non dovevo stupirmi, allora, quando un amico
prelato mi raccontò, allibito, che un’assemblea regionale della
FUCI in una regione del centro Italia si è ritrovata a discutere a
lungo attorno alla proposta di aprire il ruolo di assistente
spirituale delle varie sezioni, riservato da statuto a sacerdoti,
anche alle donne. Il Signore ci salvi dai femministi cattocomunisti!
d'accordo con le critiche di Catto maior, tuttavia mi aspettavo un consiglio, un inizio di affronto del problema. infatti concludere con un "Dio ci liberi da.." mi sembra vago. forse servirebbe un altro articolo per rispondere al mio post. in ogni caso quest'allarmante deriva giovanile non i può contrastare a parole e basta! e poi è inutile fare gli scandalizzati anche se ci sono tutte le ragioni per farlo. Cristo stesso non mi pare sia venuto per i sani
RispondiEliminaÈ evidente che l'autore parte con l'idea che FUCI=Eretici modernisti, e legge qualsiasi parola della rivista con tale preconcetto.
RispondiEliminaUn peccato: la FUCI è un'ottima testimonianza cristiana. Un giorno, si spera, certi individui smetteranno di menarla continuamente con modernismo e tradizione (ma poi, che vuol dire "modernismo" nel XXI secolo? mistero), e guarderanno un po' di più alle esperienze concrete.
se vogliamo dirla tutta la prima volta che in vita mia ho sentito parlare di modernismo è stato proprio alla FUCI, e, beh, era presentato in termini positivi, positivissimo il clima di "liberazione" post concilio agli studi sul modernismo, il vecchio Murri descritto come un martire (altro che Padre Pio) e la Pascendi e San Pio trattati con risatine.
EliminaVIVA LA FUCI SEMPRE!!
RispondiEliminaUna critica così in grande stile in un blog tradizionalista! In FUCI ne saremo commossi per i mesi di tutta questa attenzione. Ci vuole una nuova commissione per poter gestire attacchi come questi!
RispondiEliminaCatto Maior
EliminaCaro Pietro, come sa la gente spesso di diverte a sparare sulla Croce Rossa. Dato che, pur nella mia becera retrogradatezza medievalisticheggiante, mantengo un minimo di pietà cristiana, ho volutamente fatto polemica su un fatto se vogliamo marginale (data soprattutto la scarsa diffusione che ha "Ricerca"), quando avrei potuto portare alla luce colpe ben più gravi di membri fucini, talvolta anche importanti. Il tutto considerando che ormai, misconoscendo la verginità di Maria, la risurrezione di Nostro Signore, il culto dei Santi, la fede nei Miracoli e in tantissimi dogmi della nostra Santa Chiesa Cattolica, i numerosi fucini che ho avuto modo di conoscere negli anni non si discostano in realtà dalla generale tendenza della società "cattolica" moderna (in realtà modernista), per cui forse la loro colpa trova numerose attenuanti.
Tuttavia noi tradizionalisti siamo esigenti e rigoristi, con noi stessi in realtà prima ancora che con i nostri "nemici", consapevoli che proprio da noi cattolici tutti deve venire un modello positivo chiaro, liberandosi dalle varie contaminazioni ideologiche mondane di cui ho voluto parlare.
Continui quindi pure a compiacersi dell'attenzione che diamo anche alla FUCI, se ciò le aggrada, ma sappia che siamo noi i primi tenere alle sorti dei vari movimenti cattolici.
Catto Maior
RispondiEliminaCarissimo "Anonimus", un articolo di un blog - che è anche satirico - non è il luogo opportuno per affrontare problematiche così complesse. L'obiettivo minimo che m'ero dato è semplicemente informare tutti dell'abominio compiuto dalla FUCI, ormai allineata al finto perbenismo relativistico che dilaga nella nostra società. Proposte costruttive si possono trovare, per ora su temi più generali (ma probabilmente nel breve futuro anche più sul tema specifico delle donne), sul mio piccolo blog personale http://cattomaior.wordpress.com/ , dove diffondo insegnamenti proposti da maestri migliori di me.
Ma riuscite a scrivere un articolo senza toni arroganti e senza diventare caricature di voi stessi?
RispondiEliminaAh, quanto è sinceramente cristiano dare giudizi sulla sincerità del cristianesimo degli altri! Cari depositari dell'interpretazione autentica del Magistero, forse è il caso di farsene una propria, di Santa Famiglia, così vi fate meno pippe sul Summorum Pontificum e Costanza Miriano (e magari nel tempo libero trovate pure il tempo di leggerlo, il Vangelo, sine glossa)
RispondiEliminaOggi alle 11:18 AM
> Carissimo Catto maior (mi spiace non poterla chiamare con il suo vero nome),
> inserisco questo mio breve intervento per precisare alcuni aspetti che, a mio parere, ha frainteso (immagino certamente in buona fede) dell'editoriale e dell'intento del condirettore di Ricerca Andrea Michieli (ignaro tra l'altro di questo mio intervento). Penso si inneschi già da adesso la curiosità sulla mia identità quindi le evito anche la fatica della ricerca: sono la fidanzate del condirettore e non appartengo alla Federazione Universitaria Cattolica Italiana (FUCI). Mi muove soprattutto un aspetto che mi sembra ci accomuni, ovvero l'amore alla e per la verità e la chiarezza, anche se non posso negare che ci sia una componente "di parte", ma sa, c'è questo istinto alla protezione (tipico ruolo materno che giustamente richiama anche lei) di chi amiamo in noi donne che penso mi sarà facilmente perdonato.
>
> L'incipit dell'editoriale dice: "[...]una storia travagliata di emancipazione che nel tempo presente può e deve condurre a strade nuove secondo un paradigma di complementarietà piuttosto che di contrapposizione tra donna e uomo" e continua dicendo: "è necessario ripartire da una visione che rivaluti la differenza femminile non solo in contrapposizione (differenza da), ma anche in comunione (differenza in)". Tale affermazione richiama il numero 372 del Catechismo: "L'uomo e la donna [...] li ha creati per una comunione di persone [...] perché sono ad un tempo uguali in quanto persone e complementari in quanto maschio e femmina" e, ancora, i numeri 1934-1935: "Tutti gli uomini, creati ad immagine dell'unico Dio e dotati di una medesima anima razionale, hanno la stessa natura e la stessa origine. Redenti dal sacrificio di Cristo, tutti sono chiamati a partecipare alla medesima beatitudine divina: tutti, quindi, godono di una eguale dignità. L'uguaglianza tra gli uomini poggia essenzialmente sulla loro dignità personale e sui diritti che ne derivano: «Ogni genere di discriminazione nei diritti fondamentali della persona [...] in ragione del sesso, della stirpe, del colore, della condizione sociale, della lingua o della religione, deve essere superato ed eliminato, come contrario al disegno di Dio» (Gaudium et spes 29)". Mi pare, inoltre, che l'invito del condirettore -"In questo senso allora, sia nella comunità civile, sia in quella ecclesiale, sarà necessario riprendere ogni ragionamento da questa comunione per evitare ogni tipo di emarginazione della donna" - riprenda quanto affermato dal Santo Padre nella recente Esortazione Apostolica ai punti 103-104 che sarebbe pedante riportare per intero, ma proprio in questi egli dice: "[...]Qui si presenta una grande sfida per i pastori e per i teologi, che potrebbero aiutare a meglio riconoscere ciò che questo implica rispetto al possibile ruolo della donna lì dove si prendono decisioni importanti, nei diversi ambiti della Chiesa"(104) [...] "Perché «il genio femminile è necessario in tutte le espressioni della vita sociale; per tale motivo si deve garantire la presenza delle donne anche nell’ambito lavorativo» (Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa, 295) e nei diversi luoghi dove vengono prese le decisioni importanti, tanto nella Chiesa come nelle strutture sociali" (103).
Catto Maior
EliminaCarissima, la parte positiva dell'editoriale non l'ho citata proprio perchè diceva una verità insegnata dalla Chiesa cattolica! Il punto è che questa stessa affermazione, che lei ha ben documentato, non trova poi reale riscontro nel numero della rivista "Ricerca" sotto esame, nè credo si inserisca in modo armonico con certe affermazioni dello stesso editoriale.
> Credo poi rischi di scivolare nell'incoerenza quando afferma che ci si lasci prendere "dal trend massmediatico" visto che anche il blog su cui scrive riporta diversi interventi su temi attuali (legge anti-omofobia, eutanasia per i bambini giusto per citare due tematiche che la home riporta) e direi anche giustamente perché è fondamentale che ogni cristiano dica la propria su questioni importanti come quelle precedentemente citate. Mi sembra di capire che l'intento del condirettore con questo numero sia proprio questo, giovani studenti e cattolici prendono posizione contro il mancato rispetto alla dignità umana e femminile: "Dedicare un numero a questo tema - scrive il condirettore - è scelta per stare accanto alle donne vittime di violenza. Con questo numero vorremo contribuire a far crescere la coscienza che tale violenza di cui quotidianamente troviamo traccia nei giornali è una ferita profonda all’umanità che non può essere tollerata".
RispondiElimina>
> In conclusione, credo che il punto di riferimento del condirettore non sia tanto un'ideologia che la dignità umana ha calpestato, quanto piuttosto (e coerentemente) l'insegnamento di Santa Madre Chiesa. L'intelligenza riflessiva, l'eleganza d'animo e la profondità di pensiero del condirettore - e qui è costretto a credermi sulla parola - lo tengono molto lontano da come le chiama Lei "aberrazioni" varie ed eventuali (tra l'altro non c'è traccia ne' nell'editoriale come può vedere ne' nel numero del supporto al sacerdozio femminile, che, giusto per essere chiari, anche la sottoscritta disapprova con forza).
> Vorrei davvero concludere richiamando Matteo 15, 17-18: "Non capite che tutto ciò che entra nella bocca, passa nel ventre e va a finire nella fogna? Invece ciò che esce dalla bocca proviene dal cuore". Mi spiace constatare che ci sia uno stile verbale aggressivo che predilige l'attacco e lo scontro che il "protagonista principale" come lo chiama Lei (giusto per fare un appunto stilistico, io avrei scritto Protagonista Principale) ha combattuto per gli interi tre anni di vita pubblica trascorsi su questa terra.
>
> Auguro a Lei e allo staff un Santo e sereno Natale.
> Con i miei più cordiali saluti,
> Paola Suffia
Il trend massmediatico a cui facevo riferimento è quello dei "benpensanti", quello del politicamente corretto, quello delle varie lobbi che contrastano il punto di vista cristiano, attaccando proprio le voci fedeli al Magistero che cercano di intervenire su vari ambiti (omosessualità, aborto, educazione ecc.).
EliminaCome probabilmente il condirettore le avrà detto, ho già avuto con lui un contatto scritto molto garbato, che avrei volentieri anche anticipato (ma la mia richiesta di amicizia tramite FB non aveva incontrato buon esito): ero perfettamente consapevole della buona fede e della Fede del condirettore, di cui ho poi avuto riprova, assieme a quella della sua gentilezza, ma il mio intervento voleva e doveva colpire altro. Proprio per una questione di coerenza non si può credere in Maria Santissima, per esempio, e non citarla mai in un numero dedicata al tema delle donne, preferendo lasciar spazio a lodi sperticare di personaggi come la Weil e delle sue affermazioni eretiche. Lo stile aggressivo, purtroppo o perfortuna, risulta ormai necessario per ottenere un minimo di attenzione, altrimenti molto probabilmente nessuno si sarebbe posto alcun problema riguardo l'opportunità di certi articoli su una rivista che si professa cattolica. Non volevo affatto fare un attacco personale, soprattutto non al condirettore, ma fornire uno scorcio su di una realtà (una delle tante tra le associazioni cattoliche!) dove imperversano gravi problemi dottrinali. E, come ho avuto modo di dire sia al condirettore sia a una sezione fucina, ci sarebbero argomenti e affermazioni di fucini anche importanti ben più gravi e ben più ereticheggianti.
(la ringrazio anche dell'appunto stilistico, anche perchè uso abbondantemente la maiuscola per indicare gli epiteti divini o mariani o dei santi, ma in quel caso specifico non intendevo l'espressione come antonomastica).
Rinnovando l'invito a intendere l'articolo come spunto sul quale fornire chiarimenti sulle scelte operate rispondendo nello specifico sui punti, qualora lo si voglia fare, la ringrazio per gli auguri e li ricambio in tutta sincerità e stima.
Il becero tradizionalista Catto Maior
dopo dieci righe mi sono fermato...de minimis non curat praetor... Antonio Forte, ex fucino convinto.
RispondiEliminaCatto Maior
EliminaAllora, carissimo, poteva anche evitare di commentare, dato che non sa di cosa si sta parlando. Per di più, l'attacco dell'articolo è volutamente impostato in un certo modo. Fortunatamente, non è questa la serietà intellettuale di gran parte dei fucini, almeno di una buona metà delle tante decine che ho avuto la ventura di conoscere.
Vorrei tanto che Paola Suffia chiarisse - quantomeno a me - perché mai il concetto di pari dignità venga declinato dalla FUCI col medesimo significato del concetto di uguaglianza. E visto che c'è - se ci sarà - in che modo si possa evitare di discriminare tra gli individui senza trasformarli in cloni gli uni degli altri.
RispondiEliminaIn altre parole, perché se uomini e donne non sono uguali - come io reputo e sostiene anche la dottrina, mi pare - non si dovrebbe distinguere e quindi discriminare gli uni dalle altre.
Gentile Catto Maior,
RispondiEliminaLe posso assicurare con fermezza e senza alcun indugio che la FUCI non è una federazione sovversiva/terroristica di matrice cattocomunista, nemmeno femminista.
Saluti!
Marco Sprecacè,
Presidente FUCI Gruppo Macerata.
- Catto Maior -
EliminaGentilissimo Presidente Sprecacè,
so bene quanto dice e mi rassicura aver ricevuto già alcune reazioni "positive" dall'interno della FUCI, con membri effettivamente perplessi riguardo ai temi che sollevavo e, in generale, preoccupati di una certa deriva.
Al netto dell'ironia, so bene che esistono enormi differenze tra i vari gruppi della FUCI, ma so parimenti per certo che esistono membri e addirittura presidenti che affermano pubblicamente eresie gravissime che negano la stessa natura della religione Cattolica. Come ho già detto e ripetuto, ho parlato del numero della rivista per tacere (almeno per ora) di tendenze ben più preoccupanti, ma resta innegabile l'eterodossia di numerose affermazioni diffuse tramite "Ricerca". Non ci saranno veri e propri comunisti (per i quali esiste ancora la scomunica), non ci saranno veri e propri femministi (per quanto un paio di professoresse ospitate mi pare lo siano tout court), ma resta la questione di fondo: un contenuto che sembra uscire da una qualsiasi associazione sinistreggiante laica, senza una vera sostanza cristiana.
Qualora volesse contribuire in positivo a esplicitare le dottrine della sua sezione fucina in merito ai temi sollevati, apprezzerei moltissimo! (mi trova facilmente anche su Facebook).
Con sincera stima. Catto Maior
@ cattomaior PARTE 1
RispondiEliminaho letto con attenzione il suo articolo. se si basasse sulla critica all'analisi di fini teologi potrei anche condividerne alcuni punti, malgrado il lessico e lo stile, sovente privo di moderazione mi abbia cagionato fatiche nella lettura. Temo che esso sia frutto di alcune errate considerazioni di fondo. mi si consenta una chiosa: la storia della fuci va inquadrata nella storia del nostro Paese. non possiamo non soffermarci a riflettere sullo straordinario ruolo che la federazione ha avuto nella promozione della democrazia, dell'impegno dei cattolici nella vita sociale e soprattutto politica anche in momenti assai difficili quali il secondo dopoguerra. possiamo ricordare testimonianze di levatura incommensurabile, primo fra tutti Aldo Moro. come tralasciare l'apporto della fuci ai tempi dell'assemblea costituente? come dimenticare il codice di camaldoli? scorrendo le pagine della storia, a questo tempo è seguito il periodo conciliare. in esso hanno trovato espressione una moltitudine di movimenti ed associazioni e la fuci ha continuato a fare la sua parte formando attivamente coscienze in un contesto sempre più articolato come quello universitario. vennero poi gli anni della contestazione e, ancora una volta, la federazione si mostrò figlia del suo tempo: oggi posso dire che le posizioni di allora rischiarono talvolta di risultare azzardate, nel tentativo di porsi come alternativa al manifestarsi di nuove realtà forse tragicamente da ambo le parti ritenute concorrenti. le confido che alla fuci di qualche decennio fa non avrei aderito. assai proficuo è stato il dibattito degli anni '80 e decisamente meno quello sul finire della prima repubblica. quest'ultima considerazione la faccio con un tono meramente politico, giacché sulla grandezza della fuci di allora scriverei pagine: da cristiano democratico ritengo che le posizioni fortemente filomaggioritarie e bipolariste, col senno di poi, ci penalizzarono, ma tutto si può dire, ancora una volta, meno che la fuci non abbia interpretato con somma lucidità la crisi di un sistema. ammetterà che se non altro lodevole fu l'impegno profuso dai fucini su tematiche di grande rilievo. la fuci del XXI secolo è assai diversa dai modelli precedentemente descritti: ha numeri molto più limitati, risente (lo affermo con cognizione) del generalizzato crollo di appeal di movimenti e associazioni dovuto alla progressiva secolarizzazione (se la fuci fosse stata storicamente così secolare, ne avremmo assai risentito assai meno. evidentemente la questione è ben più ampia e complessa). La fuci di oggi vive con interesse, grazie a bienni di presidenze assai proficue, momenti di grande lucidità e riscoperta dei valori che ci hanno sempre caratterizzato, della straordinarietà del messaggio cristiano e del dibattito sul nostro ruolo nella dimensione sociale (sappiamo bene che ora più che mai il Paese ha bisogno, per non sfociare in derive populiste, estremiste o materialiste, (generalmente prodotti inevitabili dei tempi di crisi) dell'impegno dei cattolici e del loro modo di affrontare le sfide che ci attendono, così come fu nel citato secondo dopoguerra. tengo particolarmente a sottolineare un carattere della nostra realtà associativa che le potrebbe meglio chiarire alcuni aspetti: la nostra è una federazione, il che significa che ciascun gruppo assume una propria linea e si coordina solo ove necessario con le strutture superiori, secondo quell'ottica della sussidiarietà che si è spesso a ragione affermato essere imprescindibile nella visione cristiana della società. ciò in astratto potrebbe comportare che alcuni gruppi assumano delle posizioni meno condivise da altri, magari perché presenti in realtà universitarie più progressiste o anche più conservatrici, più legate al cristianesimo sociale e a posizioni secondo un linguaggio che poco si confà alla Chiesa, di centro-sinistra, oppure più liberali e quindi più vicine al conservatorismo tipico del centro-destra.
CONTINUA NEL POST SUCCESSIVO
Gentilissimo,
Eliminaapprezzo molto il suo impegno e il tempo che ha dedicato. Tuttavia non posso condividere la sua presentazione storica, che pone come scontato l'apprezzamento - semplificando al massimo - verso il "democristianesimo", vera rovina in realtà della Chiesa e di troppi fedeli. Sul resto basti un fatto storico, raccontatomi direttamente da un Monsignore ormai molto anziano che fu assistente spirituale di una sezione negli anni della contestazione: fu lui in prima persona, con la sua cricca di fucini, a occupare un'aula dell'Università e addirittura a fondare poi una comune! Se questo è essere cattolici... Leggo comunque con attenzione e interesse le sue parole.
Catto Maior.
@CATTOMAIOR PARTE2 (CONTINUA..)
RispondiEliminaevito di dilungarmi sul punto perché non è nel mio stile associare chiesa e ideologie come si faceva una volta, d'altronde io sono nato nella seconda repubblica e i cattolici ho dovuto imparare a vederli in tutte le formazioni politiche. Le confido che non trovo gioia più grande, in una chiesa libera da logiche preconcette, che confrontarmi con i miei amici fucini sui temi che ci stanno a cuore. se non ne discutiamo, magari anche raggiungendo talvolta posizioni controverse (il ruolo dell'assistente, comprenderà, è essenziale per non finire col perdere la bussola, e le garantisco che Gesù, il catechismo, la dottrina sociale etc. sono sempre il nostro punto fisso perché sono i nostri valori comuni), finiremmo con l'aderire ad una fede non libera. e può mai esserci tendenza alla salus animarum senza consapevolezza, senza coscienza di ciò che si dice e si fa? in ultimo le confido un segreto: Pio X, che pure fu un rinnovatore, parlava del modernismo pensando alla chiesa del suo tempo e alle spinte riformatrici. ho studiato abbastanza con autorevoli canonisti quel periodo da pensare che il più rigido tradizionalista del 2013, qualche rilievo a quella Chiesa l'avrebbe posto, ma oggi parlare di modernismo è fuori dalla storia, se non per realtà assai limitate proprie della chiesa di base e che a stento riuscirei ad includere nel novero del cattolicesimo e che di certo sono distanti anni luce da noi, parte attiva nella vita diocesana. Mi congedo con una citazione. No, non cito Montini perché sennò mi dice che gioco in casa, ma mi consentirà di citare un santo un po' dibattuto ma al quale sono sempre stato affezionato per la profondità di alcuni temi. San Josemaria Escrivà de Balaguer, non propriamente un cattocomunista, per chi ha dimestichezza con il contesto, amava sostenere: "Dovete diffondere dappertutto una vera "mentalità laicale", che deve condurre a tre conclusioni: a essere sufficientemente onesti da addossarsi personalmente il peso delle proprie responsabilità; a essere sufficientemente cristiani da rispettare i fratelli nella fede che propongono - nelle materie opinabili - soluzioni diverse da quelle che sostiene ciascuno di noi; e a essere sufficientemente cattolici da non servirsi della Chiesa, nostra Madre, immischiandola in partigianerie umane."
cordialità,
Davide Bellacicco
Presidente diocesano FUCI Treviso
p.s.: sarebbe assai interessante, però con la promessa di restare lontani da pregiudizi, confrontarsi sui temi più disparati mediante le possibilità che la tecnologia ci offre. a tal proposito ci contatti pure sui social network: scoprirà una fuci molto più appassionante di quanto pensa. buon natale a lei e famiglia.
Letta anche la seconda parte, confermo l'apprezzamento, per quanto non posso affatto condividere il suo ottimismo. La mia esperienza mi insegna che non tutti sono come lei e la sua cerchia e le assicuro che moltissimi (appunto in parallelo con quanto avviene nella società) non conoscono più il Magistero nè le basi del Catechismo (le basi!). Quello che sembrava trasparire dalla rivista - se poi non sia così la realtà lo spero, ma è comunque grave che possa dare questa impressione! - è il diffusissimo dialogare su tutto e con tutti, l'aprirsi senza fondarsi su quanto possediamo di inamovibile perchè rivelatoci da Dio stesso, tramite il sacrificio di suo Figlio. Siamo liberi, ma rinnegando la Verità ci poniamo al di fuori dell'orizzonte della Salvezza: quante volte l'aprirsi al mondo comporta un rinnegare la propria fede? Ahinoi troppo spesso. Non è opinabile, per esempio, criticare chi afferma che ci si può salvare evitando il Battesimo (come fece la Weil e come pare approvi la fucina della rivista): è un dovere, soprattutto per il bene delle anime di coloro che possono essere tratti in inganno.
EliminaLe asperità sono in superficie (come avrà già notato se ha sfogliato il mio blog), ma quel che conta è il fine, che dev'essere senz'altro l'unità: ma unità nella Chiesa, non unità vacua sul nulla! La cercherò su Facebook allora. La ringrazio per le sue parole e il suo atteggiamento costruttivo e contraccambio gli auguri per il Santo Natale!
Catto Maior
"Catto MINOR"
RispondiEliminaCaro Berlicche, oh no mi scuso, caro CattoMaior (che poi maior in cosa e rispetto a chi, non è dato saperlo),
Lei ha perfettamente ragione in merito a diversi punti che genericamente lambisce nel suo intervento.
Devo tuttavia farLe un appunto: il povero Micheli, oltre a non essere certamente un teologo, né un cristologo, o tuttologo, o sciamano-alchimista, è un (se Le fa piacere, modesto) studente, come tanti; e come tale Lei deve considerarlo in merito al suo intervento.
Perdere di vista il fatto che Ricerca sia uno storico bimestrale diretto con coraggio da ragazze e ragazzi che vanno formandosi con questi mezzi; rifiutando di riferirsi a diverse contemporanee "moderniste" agenzie educative; è quanto meno un errore, se non un fallimento logico, che pregiudica il proseguo della Sua analisi.
Sono profondamente d'accordo con il fatto che lo "spirituale" sia una categoria importantissima per la Storia dell'Umanità, e che voler affidare alle donne più spazio in tale ambito possa per certi versi essere considerato un onore.
Lei, caro Maior, a prescindere dalla Sua età (mentale?), deve d'altro canto ammettere che la FUCI, ed altre realtà simili, sono il miglior "pharmakon" (gr. "veleno" ed anche "medicina") per il dibattito ecclesiale. Non tanto in un senso nauseante e perbenista. Intendo proprio in senso logico-teologico: dibattere adegua l'essere umano alla Rivelazione pubblica, perché in un certo senso concretizza il Dio scritto. Insomma, il dibattito "cura" dal veleno del fondamentalismo. E certo, può anche "avvelenare" una dottrina creando relativismo.
A me piace correre sempre il rischio, verificare nel dibattito, e poi affermare CRITICA-MENTE, un punto.
In un certo senso, il Suo post (un po' lungo e stucchevole) ne è una dimostrazione.
La prego, la prossima volta, comprenda il significato della FUCI (fed. UNIVERSITARIA, cattolicaeccetera), e dei suoi autori, prima di sfogare alcuni rancori, o vergare legittime e condivisibili opinioni, online. Grazie.
PaBon - per Lei, Catto MINOR
Carissimo altezzoso signore,
Eliminase lei fosse andato sul mio blog avrebbe ben presto sia trovato la spiegazione sul nick sia colto un atteggiamento generale ben diverso da quello che traspare in questo articolo, peraltro già spiegato più volte qui nei commenti.
La mia critica non era finalizzata a smontare il povero condirettore, che del resto ho già apprezzato per sincerità e buona fede, nè ovviamente ero ignaro dei limiti della rivista. Molti degli articoli criticati, tuttavia, sono a firma di professoresse, giusto per dovere di cronaca.
Noto infine con divertimento che non è il primo fucino (immagino) a rimarcare con tono stizzato che l'"universitaria" quasi precede il "cattolica"... Contento lei! Recita magari ancora la filastrocca che spiega l'acronimo F.S.P. (in realtà troppo fascisticheggiante forse, chissà!) con l'aberrazione "facciamo senza preti perchè sono fessi"? Non occorre altro commento.
Saluti.
Catto Maior
http://nipotidimaritain.blogspot.it/2013/12/ve-la-racconto-io-la-fuci.html#.UrHz1LyF_6k
RispondiEliminaQuante dotte dimostrazioni in questo pseudo-articolo! Quanti dati, quante argomentazioni, quanta dottrina! Suvvia, con il sentimentalismo non si fa alcun servizio alla Fede!
EliminaCari amici, mi potreste inviare una copia di tale articolo? Sono piuttosto lontano (addirittura in Canada) e non ne dispongo.
RispondiEliminasaurischio@gmail.com