In data 7 marzo la dottoressa Francesca Morelli, psicologa psicoterapeuta e terapeuta EMDR, ha pubblicato sulla propria pagina Facebook una riflessione sapienziale relativa al Covid-19.
In essa la psicologa ricerca un senso nell’epidemia in corso e lo va a ricondurre alla necessità che il “cosmo” intervenga per “riequilibrare le cose e le sue leggi, quando queste vengono stravolte”. Tra le anomalie riportate in equilibrio dalla pandemia Morelli ne individua: inquinamento dell’aria, corretto dal blocco degli spostamenti; sovranismo anti-immigrazionista, corretto dallo scoprirsi discriminati a nostra volta alla frontiera; consumismo, rallentato dall’isolamento domestico. Il virus contribuisce inoltre a ritrovare il valore del tempo e della famiglia, perché ci spinge a passare ore insieme a casa; delle relazioni dirette, perché ce ne fa avvertire la mancanza. Alla luce di tutto questo la dottoressa si interroga: “Quanto abbiamo dato per scontato questi gesti ed il loro significato?” e conclude “Perché col cosmo e le sue leggi, evidentemente, siamo in debito spinto. Ce lo sta spiegando il virus, a caro prezzo”.
Interessante la riflessione, ancor più interessante la ricezione, considerato che il testo sta divenendo virale e incontra il favore direi incondizionato di moltissimi lettori.
Verrebbero però due appunti. Il primo concerne l’interpretazione politica del fenomeno, che di fatto si impone quale impersonale emanazione delle propagande di sinistra. A essere più acuti, il Virus colpisce tutto e tutti, con facilità potremmo accorgerci che attacca anche i luoghi comuni di ogni fazione e schieramento. O forse dobbiamo riconoscere che il Covid-19 non è abbastanza forte, visto che i luoghi comuni del progressismo non pare li abbia scalfiti.
Il problema dei migranti e dell’ecologia va affrontato con lucidità civica e con onestà scientifica, e superando i luoghi comuni strumentali, altrimenti il virus avrà fatto strage inutile e le sfide torneranno tali e quali, mentre noi saremo meno forti per affrontarle.
L’altro appunto concerne l’impressione di dejavu che trapela dal messaggio, cui va ascritto un merito e indicato un rischio.
Il merito è che, grazie alla penna della psicoterapeuta e al riferimento asettico alle energie cosmiche, moltissime persone torneranno a riflettere, almeno in parte, sui temi cari alla vecchia omiletica dei castighi. O non erano i nostri predicatori a intrattenerci un tempo con meditazioni esistenziali alla luce dei castighi che Dio mandava per correggere il suo popolo? Solo che oggi i preti non ne parlano, né i fedeli vogliono sentirne parlare. Per cui quasi ci si compiace con la Morelli, che è riuscita a restituire anche all’uditorio cattolico le antiche verità spesso rigettate.
Il rischio, per cui la restituzione è da considerarsi solo parziale, dipende dall’omissione dell’elemento fondamentale: Dio. A ben vedere stranisce che un castigo possa risultarci più simpatico se attribuito a energie galattiche, anziché se riferito a un Padre misericordioso.
Il monito “a caro prezzo” del Coronavirus è un evento cieco e drammatico, che azzera l’umanità al rango di prodotto della natura. Il richiamo della specialista è, inevitabilmente, a un’interiorità che cerca di darsi risposte confortanti, mentre tutto attorno a sé dice del non-senso della situazione umana, in balia di cosmiche formattazioni.
Il castigo di Dio invece esprime, se inteso nel suo senso teologico e non nel senso generico dei termini, una relazione, che è sempre da leggersi nel mistero di amore della Croce. Dio stesso soffre e compartecipa ai dolori dell’uomo, cui però deve chiedere conversione perché si ristabilisca il corso delle cose e siano tolti i danni prodotti dal decadimento delle condotte temporali e spirituali.
Forse qui sta il bivio. Se accetto il castigo di Dio, devo accettare la mia colpevolezza personale e la richiesta di una conversione radicale e profonda. Se parlo invece di energia cosmica, posso incolpare l’altro – girardianamente – e continuare a intrattenermi tra luoghi comuni, cambiando un poco il modo di pensare o le abitudini sociali, ma non certo scendendo a toccare il cuore del problema che sono io stesso.
Molti sceglieranno quest’ultima interpretazione, virale come il virus che la alimenta, del resto ricordiamo che anche al Faraone servirono dieci piaghe prima di ravvedersi. E forse non si è mai ravveduto.
Pubblicato il 29 marzo 2020
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