25 luglio 2018

Cosa ci insegna l'antifonario pavese del 1100

di Francesco Filipazzi
Premessa doverosa. La pagina di canto gregoriano ritrovata a Pavia qualche giorno fa, risalente al 1100 circa, non è "il più antico antifonario mai rinvenuto prima d'ora", come recita la grande stampa (fra cui Avvenire ma lasciamo perdere). Basta fare una ricerca non molto approfondita per imbattersi in antifonari ben più antichi, come quello di Bangor, risalente alla fine del 600 e composto nei decenni precedenti. (Per dettagli, vedere qui, il documento è conservato a Milano). Senza contare le antifone Ero Cras, di cui si ha notizia sin dal  sesto secolo (ne parlammo qui)

Dunque, perché l'antifonario pavese è interessante, pur essendo risalente a "solo" un millennio fa? La risposta è presto detta. In questo periodo calamitoso sembra provvidenziale che un foglio di pergamena spunti, senza apparente motivo, dalle nebbie del passato, a ricordarci chi e cosa siamo. E scusate se è poco. Dai primi cristiani a San Gregorio, passando per Bangor, per l'antifonario del 1100, per Trento e arrivando fino ad oggi, il filo della tradizione è forte, ha superato tante epoche ma non è stato reciso. Fa impressione vedere come il modo di pregare nei primi monasteri, uniche oasi di ordine in un mondo di caos, viva oggi nelle celebrazioni liturgiche tridentine ormai tornate in auge e negli sforzi dei sacerdoti che cercano di tenere la barra dritta. Anche loro baluardi dell'ordine nel mondo del caos.

E dire che certi settori della pseudo chiesa sbragata cercano di far passare l'idea dei primi cristiani che se la spassavano in orge dionisiache, finite per colpa del cattivo Costantino e della Chiesa costantiniana. In nome della mitologia creata sui primi cristiani si potrebbe fare di tutto, tranne che fare i cattolici. Peccato che i primi cristiani principalmente si facessero ammazzare, ma questa idea ai loro furbi cantori contemporanei non viene mai. C'è poi il tentativo di dimostrare che il Concilio di Trento si sia inventato tutto. Prima la cristianità era un grande party a base di sesso, droga e Rock'n Roll, i preti si sposavano, se la spassavano, la messa quasi quasi non esisteva e poi però è arrivato l'orrido San Pio V che ha rovinato la festa. Deliri da schizofrenici, ovviamente. Le turbe psichiche progressiste vengono smontate da quel foglio di pergamena del 1100, che ci ricorda come eravamo e come dovremo essere, se vorremo riannodare il filo della tradizione. Il filo che ci permette di collegarci direttamente a Gesù Cristo.
I tentativi di reciderlo, per quanto approfonditi e molto ben congegnati sono già falliti. Fra cinquecento anni, siamo pronti a scommetterlo, dell'alleluja delle lampadine non ci sarà traccia. Il gregoriano invece sarà ancora vivo e vegeto.


 

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