25 luglio 2018

È tornato don Camillo\68. Lettera aperta a don Augusto

di Samuele Pinna
Reverendissimo don Augusto,
mi sento in dovere come suo subcreatore di scriverle questa accorata lettera dopo aver appreso i modi con cui tratta le questioni cosiddette pastorali.

Devo prendere le distanze da uno stile, il suo, poco incline ai formalismi moderni, a quei modi che si ispirano al politicamente corretto, che – dicono un po’ tutti – hanno fatto grande la nostra epoca.

La società in cui viviamo, piena di diritti e senza troppi doveri, non è quel paradiso terrestre che qualche filosofo ha profetizzato e di cui stiamo godendo a sazietà? Sì, forse a pensarci bene non lo è. Eppure l’aver eliminato Dio dal nostro orizzonte non ci ha permesso di vivere più sereni, più tranquilli e con più umanità? La libertà in ogni campo della vita non ci ha resi migliori? Aumentando i vizi, non li abbiamo elevati a virtù? A pensarci onestamente, “no” è, ancora, la laconica risposta.

Tuttavia, oggi un giovane può fare qualsiasi esperienza: non converrete con me che le nuove generazioni sono più felici di un tempo, più libere e brave a determinare le loro esistenze con scelte ponderate e definitive? Già, a essere pure in questo caso corretti, la risposta è di nuovo negativa.

E qui mi sorge il dubbio che forse lei abbia ragione a lottare contro le varie forme della stupidità umana. Ma i modi! Questo la squalifica in un contesto dove si può uccidere l’altro a parole, ma poi si è obbligati a mantenere sempre un certo aplomb, almeno nei salotti televisivi.

Voi preti, inoltre, siete nell’occhio del ciclone. Screditarvi serve a molti per convincersi che non si ha più bisogno di voi, soprattutto di quelli che con abnegazione e speranza ascoltano chiunque si accosti a loro. Non sono forse criticati e abbandonati i confessori e gli stessi confessionali, così bui e con tanto di grata? La gente – si sente dire in giro – non necessita più di consigli gratuiti, di capire qual è il progetto di Dio su di loro, perché Dio se proprio esiste è come se non esistesse e i consigli è meglio pagarli e lautamente! Saranno anche un insieme di banalità, e a volte può accadere, quello che può dire uno strizzacervelli, ma vogliamo mettere la soddisfazione quando si esce da studi comodi, moderni e confortevoli con una ricevuta in mano e meno contanti nel portafogli?

Oggi non c’è bisogno di Dio, perché uno i problemi se li risolve da solo, specialmente quando non ha questioni spinose da affrontare. È vero, appena se ne affaccia una ci si lamenta di tutto: della vita, dello Stato e della squadra del calcio!

È il nostro mondo al contrario, caro don Augusto, e lei ha ancora l’illusoria convinzione di poterlo rigirare e non si avvede che, perseguendo questo pio proposito, finirà per perdere la trebisonda. Cosa vuole, deve avere pazienza! Le generazioni future, ahinoi, ci ricorderanno non per le cattedrali, i dipinti o la musica con la “M” maiuscola, ma per gli stadi e per i palazzi osceni e mostruosi, per il cemento e il catrame. E si domanderanno, se meravigliati o meno non lo so, perché mai venivano spesi tanti denari per gente che correva dietro a un pallone o per uno sarto di cui i vestiti neppure un suonato Arlecchino si sarebbe sognato di indossare. E resta inesorabile la domanda: qual è il motivo per cui nell’epoca del divertimento tra le strade si aggira sempre gente arrabbiata, diffidente o psicotica… in una parola “triste”?

Ma forse ho divagato…

Caro Reverendo, volevo implorarla di cambiare il suo modus operandi per il bene suo e della Chiesa intera: non si è accorto che ormai siamo in un’altra epoca? La gente cambia, le mode cambiano, i gusti cambiano… perché si fissa a dire che la verità è eterna, che esiste una legge naturale che vale per l’uomo di ogni tempo, che la volontà di Dio è stata rivelata pienamente in Gesù e tramandata dalla sua Chiesa? Sia più morbido, meno intransigente, più conciliante! Quando uno ha la pancia piena di cibi, spesso inutili e dannosi, non si interessa di altro, si gode il suo essere satollo e si preoccupa solo del colesterolo e dei trigliceridi. Per quale ragione continua a propinare Cristo come unica salvezza della vita di ogni persona, come colui cioè che può conferire senso alla sua esistenza? Questo è indubitabile, certo, ma sbiadisce dinnanzi alla necessità di avere tutte le diavolerie tecnologiche moderne, i vestiti all’ultima moda, il macchinone di serie e il fare le vacanze in quel posto dove ci vanno tutti quelli con la grana.

Non sia patetico e apra gli occhi! Oggi abbiamo bisogno di preti accattivanti che raccontino il fascino unico di essere cristiani in un mondo mutevole nell’umore, indorando la pillola se è il caso… se no si rischia di chiudere baracca e burattini!

Non ci devono essere, pertanto, paletti, norme o dottrine. Sì, lo so, adesso la sento intervenire nella mia testa e la penna quasi mi scappa mentre scrivo queste robe. Lei ha ragione: se si rifiuta un insegnamento se ne sta già accettando un altro (il nuovo insegnamento che dice di rifiutare il precedente). Ma oggi è questa la realtà… si aggiorni! Tutto si trasforma velocemente e allora l’unico fondamento sicuro non è dire le cose come stanno o dovrebbero stare. No, è riconoscere l’instabilità o, meglio, l’infondatezza del fondamento! Quel che conta sarà, dunque, la sua capacità di vendere il suo prodotto che, proprio adesso, vuole affibbiare a qualcuno, sapendo che domani la merce potrebbe non interessare più. Ciò che era di moda ieri, infatti, oggi potrebbe essere superato e tra un giorno divenire inutile. Che vuole farci, è il gioco del mercato… si lascia andare a un po’ di mercimonio!

Hanno ragione i cristiani adulti (e non adulteri, come li definisce lei!): vivere con nonchalance la testimonianza di fede non significa annacquare la verità del messaggio (so che non apprezza chiunque annacqui qualsiasi cosa, soprattutto il vino), ma renderlo ogni giorno conforme al proprio tornaconto. In fondo, il messaggio è il dialogo – sostengono costoro –, che ha un contenuto mutevole a seconda delle necessità personali e che coincide con il modo in cui si smercia. Siccome lavora per Nostro Signore alla fine il guadagno sarà Suo… o no?

Non mi dica che è una bestemmia quella che ho appena scritto, perché invero significa solo che si deve restare al passo coi tempi, leggerne i segni, per non essere tagliati fuori, per non uscire dal giro, per contare ancora qualcosa.

Vede come è lei! Uno vorrebbe darle contro soltanto perché sa, in cuor suo, che ha stramaledettamente ragione! E si tiene alla larga da lei a causa delle sue mani grosse come badili e pesanti come mattoni!

Ma, sì, don Augusto, forse ci vogliono anche personaggi come lei, una sottospecie di don Chisciotte contemporaneo, una sorta di don Camillo guareschiano, che tenta di sconfiggere i mulini a vento delle ideologie pazze di oggi (com’erano quelle di ieri) e delle sue conseguenti stupidità. Il che non sarebbe strano se soltanto il mondo producesse mondanità (che altro potrebbe produrre?). Il dramma è se si mettono a farlo pure gli uomini e le donne appartenenti alla Chiesa. Lo sappiamo, non è né per cattiva volontà o per malafede che molti fedeli e altrettanti uomini di Dio lo fanno. Sono semplicemente cresciuti in un contesto, che a poco a poco ha avvelenato anche le persone più sante e pie. E ci si è arresi alla confusione dilagante…

È, forse, triste constatarlo, ma non abbiamo bisogno di sacerdoti santi, che mettono la volontà di Dio sopra a tutto, ma di preti capaci di appassionare (e non mi chieda chi, perché questo è un altro discorso).

Non abbiamo bisogno di sacerdoti che pregano, ma di preti che comunicano la bellezza della vita cristiana (che si dovrebbe scoprire nella preghiera, ma questo è un altro discorso).

Non abbiamo bisogno di sacerdoti che ci insegnano la dottrina, ma di preti che ci indichino le sottili vie della libera scelta (che non è la libertà, ma questo è un altro discorso).

Non abbiamo bisogno di sacerdoti che rimangano fermi su posizioni vere, ma di preti simpatici che sanno accogliere tutti e dialogare con chiunque (anche se è una presa in giro il dialogo senza la ricerca della verità, che è vera perché vera per tutti, ma questo è un altro discorso).

Non abbiamo bisogno di sacerdoti che dicono quello che è giusto e sbagliato perché così ha rivelato Dio, ma di preti che piacciono e che si fanno benvolere per le loro relative aperture e per il profondo discernimento (anche se in questo modo possono tradire la loro vocazione e la retta attuazione della volontà divina, ma questo è un altro discorso).

Non abbiamo bisogno di sacerdoti che cercano di amare come Cristo, dando tutto se stessi, ma di preti che danno tutto loro stessi per conquistare il cuore delle persone (anche se poi di quelle persone, a loro, potrebbe non fregare nulla, ma questo è un altro discorso).

Non abbiamo bisogno di sacerdoti che accolgono tutti perché vogliono salvare l’anima di chiunque, ma di preti che si battano per i principi democratici dell’uguaglianza tra gli uomini, ma soprattutto per quelli più uguali degli altri, che sono le persone sfruttate, che si devono ribellare per sconfiggere i padroni, diventando loro stessi tali (che è poi la più grande balla di utopia politica mai sentita, ma questo è un altro discorso).

Non abbiamo bisogno di sacerdoti preparati su tutto quello che la Scrittura e la Chiesa insegnano (e non l’ultimo teologo di grido), ma di preti che sanno dire poche cose, magari confuse, che scaldano il cuore (che poi serve a poco o nulla, se non ad accrescere per qualche ora la propria popolarità, ma questo è un altro discorso).

Non abbiamo bisogno di sacerdoti che curino la Liturgia secondo le norme (verità) e facendo percepire la presenza del mistero (carità), ma di preti che sappiano intercettare i gusti della gente (anche se questa gente non si sa chi sia di preciso, ma questo è un altro discorso).

Non abbiamo bisogno di sacerdoti che sono disposti a dare la vita per la Verità nella carità (che è Cristo), ma di preti che possano andare bene a tutti (che poi, così facendo, non vanno bene a nessuno, ma questo è un altro discorso).

Non abbiamo bisogno di sacerdoti come lei o forse ne abbiamo disperatamente bisogno e questo non è un altro discorso, ma uno di quelli da affrontare.

Don Augusto deve partire, ma in questo mondo al contrario non si dimentichi di noi, ci porti nelle sue preghiere, abbia pietà di noi, poveri in spirito.

A volte si pensa alla Chiesa come a un’organizzazione umanitaria o a un’istituzione puramente umana fatta da uomini. Beh, la Chiesa – lei ci insegna – non è un’organizzazione umanitaria che può eliminare il dolore su tutto il globo terraqueo o sconfiggere tutti i mali sociali che affliggono l’umanità (i poveri, secondo la parola di Gesù, li avremo infatti sempre con noi). È certo un’istituzione fatta da uomini, che portano il bene laddove non c’è, ma condotta dallo Spirito di Dio. Essere attaccati alla Verità (e non al relativismo, al sentimentalismo, al buonismo) è allora l’unico modo per non deragliare, nonostante i nostri limiti e peccati.

A volte si pensa alla dottrina come qualcosa che prevarica la libertà. Beh – lei ci insegna –, non è così: abbiamo bisogno di una parola su cui fondare la nostra vita, ossia su ciò che è vero, giusto e buono. Sappiamo che non possiamo essere noi arbitri di noi stessi, ma abbiamo bisogno che Dio ci illumini sulle scelte da compiere nella nostra esistenza in modo da essere davvero liberi, in grado cioè di scegliere ciò che è vero, giusto e buono.

A volte si pensa che la vita spirituale sia inutile e che, quindi, la fede debba essere ridotta solo a una pratica di comportamenti lodevoli. Beh – lei ci insegna –, che non ci possono essere atti buoni se non sono sorretti da Dio e che nel ricercare la sua volontà noi possiamo compierli con più facilità, perché aiutati dalla grazia. Non è solo quello che facciamo che conta, ma pure il modo con cui lo facciamo, l’amore che ci mettiamo nelle cose, che per il cristiano devono essere fatte – secondo l’opinione di Gesù – per mostrare la gloria del Padre.

A volte si pensa che in ogni epoca storica si debba rivedere l’insegnamento del Vangelo e della Chiesa, per aggiornarlo. Beh – lei ci insegna –, in questo modo c’è il rischio di relativizzarlo al gusto del momento, quasi la verità fosse a scadenza, mentre l’unico aggiornamento possibile e dire le verità eterne in modo nuovo, nel caso sia utile a chi vuole ascoltare. Del resto, l’uomo è uomo ed sempre tale oggi e tra duemila anni; l’assassinio è un peccato adesso come al tempo dei romani; l’acqua è bagnata ora e un milione di anni fa; Gesù è vero uomo e vero Dio da sempre e per l’eternità. Le mode e le ideologie passano, le parole di Dio non passeranno mai!

A volte ci facciamo prendere dallo sconforto quando pensiamo che il messaggio di Cristo non convinca, persino noi, e soprattutto piaccia poco. Beh – lei ci insegna –, nulla deve farci paura se il Signore è con noi: ogni avversità, ogni sofferenza, ogni croce non sarà mai considerata inutile agli occhi di Dio, fonte sempre viva di speranza.

A volte… ma forse è meglio fermarsi.

Sapete don Augusto, seppur non tolleri la violenza, forse ha ragione lei: qualche scrivania rotta in più potrebbe servire a recuperare quell’ordine mentale di cui abbiamo bisogno e che si sta perdendo. Quel Cardinale che entrambi abbiamo ammirato con estremo affetto aveva ben donde di affermare: «La sventura primaria e più grave che affligge il sapere e la mentalità della nostra epoca non e la perdita della fede: è il deteriorarsi o addirittura lo smarrimento della sanità mentale. “Con tutti i loro ragionamenti sono diventati vuoti di verità”: il giudizio impietoso dell’apostolo Paolo sulla prestigiosa “sapienza” greca è anche una profezia su molte espressioni della cultura contemporanea».

Caro don Augusto, novello don Camillo, nel cuore e nelle mani, le auguro un buon tempo di riposo, affinché possa rimanere fedele alla sua vocazione e portare un poco di lucidità nelle zucche delle persone, che vivono in una società sempre più folle, sazia per cose inutili e povera di ciò che conta per davvero.


In fede,

Il Suo subcreatore

 

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