26 novembre 2024

Elogio del duello



Di Fabrizio Cannone

Bernard Lugan, nato in Marocco nel 1946, è uno storico francese ed ex docente universitario di lungo corso, esperto conoscitore della storia dell’Africa, a cui ha dedicato tanti libri fondamentali.
Da poco è stato tradotto in italiano un suo urticante saggio che fa la storia del duello in Francia, dal medioevo ad oggi, mostrandone sì la brutalità e la crudezza - oltre all’ingiustizia di permettere al forte di aver ragione sul debole pur avendo torto - ma anche il coraggio e i nobili sentimenti di chi vi prendeva parte, liberamente e consapevolmente (Elogio del duello, Passaggio al Bosco, 2024).

Si tratta di una lettura al contempo rilassante e divertente, piena di aneddoti ignoti ai più che l’Autore, con gran stile e verve, mette sotto i nostri occhi di lettori disincantati, figli dei «pacifisti» e «crudelissimi» XX e XXI secolo.

Lugan, da provocatore pantentato qual è, nel 2002 ha fondato, assieme agli storici Vladimir Volkoff e Dominique Venner, l’Associazione per il ripristino del duello in materia di stampa, associazione che aveva per motto «Ogni mia speranza è nella spada».
E questa provocazione culturale non era mera retorica, visto che Lugan attraverso l’invio dei suoi «padrini», ha sfidato a duello più d’una volta – ma invano – dei giornalisti che, a suo avviso, lo avevano «insultato» o «oltraggiato» impunemente.

Secondo la ricostruzione di Lugan, il duello d’onore è stato definitivamente bandito, ma nei fatti è stato sostituito da risse e violenze ben più selvagge e meno controllate, e questo a causa della «tiepidezza dei costumi» e del «ricorso all’approccio giudiziario nelle offese». 

L’ultimo duello pubblico tra personaggi noti, sarebbe quello avvenuto in Francia il 20 aprile del 1967 tra due parlamentari, il socialista Gaston Defferre (1910-1986), che sarà ministro dell’Interno sotto François Mitterand e il gollista René Ribière (1922-1998), che risultò perdente.
«Contrariamente a quanto hanno voluto far credere i suoi detrattori», scrive Lugan, il duello non sarebbe «il tentativo legale di assassinare un importuno», ma un modo antico e nobile di canalizzare la rabbia, evitando «le risse pubbliche» e «lo scandalo» delle aggressioni in strada.

In pratica, secondo lo storico, come la «casa chiusa» non vuole essere la promozione della prostituzione e del sesso libertino, ma la sua «limitazione» legale, così il duello sarebbe un rimedio, ancorché parziale, alla violenza brutale e anarchica che affliggeva le società di un tempo.
Per secoli il duello fu fortemente arginato dalla Chiesa, ma a partire dal Rinascimento, divenne «un imperativo sociale per la nobiltà», fino ad arrivare al secolo d’oro del duello che fu, in Francia e in Europa, l’Ottocento. Secolo in cui veniva pubblicato a Parigi un vero e proprio Annuario del duello, il quale «dal 1880 al 1889» registrò «398 duelli effettivi», con «16 morti e oltre 200 feriti», un morto quindi ogni 25 duelli. Una rubrica fissa sul Figaro parlava dei duelli fatti o da farsi, dando i nomi dei duellanti, ma tacendo il luogo dello scontro.

Lo stesso Lugan, amatore del duello e parrebbe ottimo spadaccino, ammette che l’opposizione della Chiesa al duello, vietato nel medioevo dal Concilio Lateranense IV e nel ‘600 dal cardinal Richelieu, ha «salvato la nobiltà francese». Perché il «duello per punto d’onore», tra il ‘500 e il ‘700, divenne «una vera moda» e un bagno di sangue tra gli aristocratici, come spiega Jean Delumeau in varie sue opere.
Tra l’altro «l’umanità» del duello sarebbe testimoniata dal fatto che i padrini, normalmente 2 per lo sfidante e 2 per lo sfidato, avrebbero il preciso «obbligo di opporsi» a qualsiasi combattimento «deciso per futili motivi», cercando un accordo onorevole tra le parti.
L’Annuario di cui sopra riporterebbe «numerosi esempi» di duelli «rifiutati dai padrini» perché «l’ingiuria» che si voleva riparare o vendicare, non era «adeguatamente definita». Che non si tratti di una mera «questione filosofica», lo si capisce sapendo che in un secolo, dal 1820 al 1920, vi furono «ben sedici progetti di legge» dedicati al duello, per limitarlo o sopprimerlo del tutto.
Del resto non si possono ignorare le pagine sublimi dedicate al duello da scrittori come Balzac, Flaubert, Verne, Stendhal, Tolstoj ed altri autori, alcuni dei quali spadaccini in prima persona come Alexandre Dumas e Marcel Proust.
In Italia, tra i duelli più celebri del Novecento quello tra i socialisti Mussolini e Treves nel 1915 e quello del 1926 tra Ungaretti e Bontempelli a casa di Luigi Pirandello.

 

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