13 maggio 2019

Antifascisti in assenza di fascismo?

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di Giorgio Enrico Cavallo
Essere antifascisti significa essere dei superuomini. Qualcosa di simile a dei santi laici. Ne abbiamo bisogno, oh se ne abbiamo bisogno. Come potremmo fare, se non ci fossero loro a ricordarci il pericolo che, 74 anni dopo la fine della guerra, il fascismo possa tornare a governare il paese! Abbiamo visto tutti le preoccupanti immagini della seconda marcia su Roma, tutti sappiamo che il presidente della Repubblica sta per affidare al nuovo Benito Mussolini un esecutivo composto da tetragone maglie nere. Tutti abbiamo letto che l’Italia vorrebbe dichiarare nuovamente guerra all’Abissinia e imporre nuove leggi fascistissime. E non abbiamo detto niente, perché ci siamo appisolati un po’. Il rischio che il duce si affacci di nuovo al balcone di piazza Venezia è dietro l’angolo, e noi, popolo di stupidi sempliciotti, non riusciamo a capire l’urgenza del momento. Per cui, diciamo chiaramente: grazie, antifascisti. Grazie, perché senza il vostro continuo richiamo rischieremmo di perderci. Potremmo addirittura credere che sia tutto un mito, una montatura, un imbroglio. Che la guerra sia finita 74 anni fa, che Mussolini sia morto e che il fascismo sia, come il comunismo, un’ideologia politica ormai trapassata. Ma no. Grazie a loro, gli indomiti guardiani delle bare, le sentinelle dei morti, i piantoni di fronte ai cimiteri, possiamo stare tranquilli: Benito Mussolini e i gerarchi del fascismo non usciranno mai come zombi dagli italici camposanti. Grazie ai loro canuti circoli culturali, ai loro ponderati appelli alla difesa dei valori della libertà e ai puntuali riferimenti alla Costituzione più bella del mondo, oggi possiamo stare tranquilli: il duce resterà nella sua tomba e non parlerà più agli italiani. Loro lo sorvegliano.

Certo, può capitare che, talvolta, qualcosa sfugga al controllo meticoloso dei guardiani. Magari erano andati a prendere una birra al centro sociale. Ed ecco che, incredibilmente, si scopre che Benito Mussolini è uscito dalla sua bara. È uscito, con italico e baldanzoso scatto, sprezzante del pericolo, per ripristinare il regime nell’Italia figlia della Resistenza. Ciò è – va evidenziato e detto chiaramente – riprovevole: i morti devono fare i morti, non possono permettersi di andare in giro per strada in camicia nera, fare saluti romani e versare nel bicchiere del vicino un’abbondante dose di olio di ricino. Altre volte, un gerarca-zombi in maglia nera viene scoperto temporaneamente fuori dalla sua bara: gestisce una volta un bar con immagini del duce, un’altra una spiaggia fascista, un’altra ancora viene scoperto perché per salutare un amico ha alzato troppo il braccio. Grazie ai militanti antifascisti, ogni volta tutti i gerarchi fuggiaschi vengono riacciuffati.


L’ultima volta, i solerti guardiani della libertà hanno scoperto un editore fascista. Pensate un po’, voleva partecipare al Salone del Libro di Torino, dove gli stessi guardiani dovevano incontrare i lettori. Ovviamente, è venuto su un polverone notevole, essenzialmente perché le sentinelle che dovevano vigilare si erano di nuovo distratte ed erano andate un attimo al baretto. Distrazione che ha permesso al nostro uomo di fondare una casa editrice fascista, pubblicare un libro del ministro degli interni italiano e partecipare al salone del libro. Le sentinelle si sono indignate e molte hanno deciso di non partecipare al Salone. Male, hanno fatto: le paghiamo per reprimere sul nascere ogni ritorno del fascismo in Italia. Alla fine, tutto si è risolto facilmente perché la casa editrice fascista è stata censurata ed esclusa dal salone. Per giorni i guardiani dei morti ci hanno ricordato che il fascismo è una cosa brutta brutta, che sta per tornare da un momento all’altro e che se non ci fossero loro il duce sarebbe di nuovo in piazza Venezia. E dai, alla fine gli antifascisti in assenza di fascismo hanno soltanto censurato un editore, buttando alle ortiche la libertà di espressione e mille altre cosette frutto della veneranda Resistenza. Ma che sarà mai. Combattere i morti è più importante, anche perché si vince senza problemi. Grazie, sentinelle, per il vostro faticoso lavoro. Ce ne fossero, di supereroi come voi.


 

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