27 febbraio 2025

Accorgersi del nulla



di Paolo Maria Filipazzi

Da diversi giorni papa Francesco si trova ricoverato al policlinico Gemelli di Roma. Non avremmo voluto commentare la situazione in quanto, in un simile momento, riteniamo che l’unica cosa coerente con la fede cristiana sia unirsi alla preghiera per il malato.

Tuttavia, un curioso articolo apparso il 25 febbraio sul sito de Il Fatto Quotidiano, a firma di Marco Politi, ci induce ad una riflessione. Politi, in questo articolo, si chiede come mai non ci sia poi così tanta gente che partecipa alle preghiere pubbliche per papa Francesco, e giunge alla conclusione che il motivo è che i credenti non vogliano accettare il fatto che il papa sia “entrato in un tunnel” (la parola “morte” ormai è tabù…).

Il passaggio che più attira la nostra attenzione è il seguente: “Dove sono gli omosessuali ce da lui sono stati accolti per la prima volta nella Chiesa come cittadini a pieno titolo? Dove sono le donne che (…) hanno ottenuto per la prima volta in 1700 anni il diritto di voto ad un sinodo di vescovi sono state nominate dal papa argentino in posti apicali della Curia? Dove sono i poveri, i migranti, gli emarginati a cui ha dedicato il pontificato? Dove le coppie di uomini e donne credenti, divorziati e risposati, che hanno potuto finalmente accostarsi all’altare per prendere la comunione loro negata da Wojtyla e Ratzinger?”.

Partiamo dal fondo. Innanzitutto, la “comunione ai divorziati e risposati” non è stata crudelmente “negata” dai cattivi Wojtyla e Ratzinger, ma non è mai stata considerata lecita dalla Chiesa nemmeno prima. E nemmeno lo è diventata oggi. Papa Francesco, nel primo periodo del suo pontificato, ha celebrato sinodi in cui si è parlato del tema a favor di telecamere, le quali hanno rilanciato all’opinione pubblica la narrazione di chissà quale rivoluzione in corso. Il tutto è finito con un’esortazione apostolica in cui non veniva esplicitamente detto nulla, ma veniva furbescamente inserita una sibillina nota a piè di pagina che ha dato testo a quei preti che già se ne infischiavano di giustificare le proprie condotte interpretando tale nota a modo loro. Né papa Francesco avrebbe potuto uscirne diversamente, in quanto nessuno, nemmeno il papa, ha il potere di “cambiare la dottrina”. 

Il vero punto, però, non è questo: è che al 99% dei divorziati risposati, così come al 99% degli omosessuali, di avere il permesso di fare la comunione non è mai interessato niente in quanto, come del resto al 99% delle persone, non mettono piede in una chiesa da decenni, e non certo perché la cattivissima Chiesa li escluderebbe, ma proprio perché della Chiesa se ne infischiano.

Che dire delle fumose categorie elencate dei poveri, degli immigrati e degli emarginati. Intanto, “poveri” ed “emarginati” sono termini assai generici, per cui per capire dove sono coloro che esse designano bisognerebbe capire prima cosa sono. Quanto agli immigrati, in buon parte non sono cristiani, e buona parte di quelli che lo sono non sono cattolici. Perché dovrebbero pregare un Dio in cui non credono per il capo di una religione che non è la loro? Per insistenti prese di posizione politiche da parte di quest’ultimo, di cui non sappiamo nemmeno se sono al corrente?

Per non parlare delle donne, che adesso godono della fondamentale conquista di votare al Sinodo…

Insomma, da queste poche righe emerge il nulla in cui da quasi dodici anni la Chiesa cattolica fluttua. E quando ti occupi del nulla, non puoi lamentarti se quando ti guardi attorno ti accorgi che non c’è nessuno…

 

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