La lettura fornita da Melloni, l'esponente principale della scuola teologica progressista di Bologna, riguardo le dimissioni del cardinale Marx è dirompente. Sarebbero state una richiesta neanche troppo implicita di dimissioni a Bergoglio.
Le motivazioni non lascerebbero infatti molto spazio alle interpretazioni. Se Marx dichiara di sentirsi responsabile per non aver lottato adeguatamente contro la questione abusi negli ultimi anni e se tutta l'istituzione ecclesiastica è correa di questa colpa, chi se non Bergoglio stesso dovrebbe seguire l'esempio di Marx?
La lettura di Melloni chiaramente deriva da fonti ben più dirette di quelle che potremmo avere noi e dunque non va ignorata. Così come non va presa sotto gamba la conclusione dell'articolo, che profetizza "una tempesta imminente".
I progressisti stanno preparando qualcosa contro il "loro" Papa?
D'altronde anche le persone più in malafede del mondo non possono che prendere atto, dopo tutti questi anni, che il pontificato di Bergoglio sia stato un disastro sotto ogni aspetto, senza se e senza ma.
Di seguito, alcuni stralci dall'articolo "Il giugno nero della Chiesa", di Alberto Melloni:
Che nel papato di Francesco ci sia un' autenticità cristiana ineguagliata, lo si vede a occhio nudo. Più difficile è vedere se c' è un filo che lega fatti che si inanellano in questo giugno nero per la dimensione istituzionale della Chiesa. In principio c' è il cardinale Marx. Dimettendosi per denunciare l' inerzia della Chiesa, ha di fatto chiesto le dimissioni del Papa. Insegnando a Francesco come si "assume la colpa", gli ha imputato impotenza in quei metodi spicci che, diventati l' unica cura dell' omertà sui crimini pedofili, non possono più discernere fra calunnie e denunce. La risposta del Papa è stata pubblicare la missiva "personale" di Marx il 3 giugno e il 10 respingere le dimissioni. Mescolando Lc 5 e Gv 21, ha ricordato a Marx che nella Chiesa pasce chi ama e non chi mena.
Successivamente Melloni elenca la disastrosa decisione di porre un limite di 10 anni al mandato di chi guida i movimenti ecclesiali (CL, Neocatecumenali ecc), compresi i fondatori, la vicenda Enzo Bianchi, il mandato a mons. Miragoli di ispezionare la congregazione per il clero salvo poi nominare un prefetto quattro giorni dopo, una strana vicenda interna alla Santa Sede, gli sviluppi dell'affare Becciu e, dulcis in fundo, la gestione della comunicazione nell'affaire della comunione a Biden. E siamo solo a metà mese!!!
Infine il 6 giugno il Papa ha fatto cenno all' Angelus all' eucarestia come «pane dei peccatori». Una frase indirizzata alla conferenza episcopale americana che deve votare su se o chi possa negare a Joe Biden la comunione per la sua posizione pro choice, in materia di aborto. Forse la segreteria di Stato ha già disinnescato la bomba: ma se il Papa non lo avesse ordinato o permesso il rischio che il secondo presidente cattolico sia bersaglio della sua Chiesa c' è. C' è un filo fra questi atti? Alcuni vi vedono l' influsso eccessivo di consiglieri grossolani; altri il piglio autoritario già rimproverato al giovane papa Bergoglio nella compagnia. Non cambia. Fossero anche eventi slegati, il loro accumularsi è un fatto che (per stare a Lc 5) prepara una tempesta.
In pratica, conclude Melloni, in pochi giorni si è accumulata una montagna di pasticci, dovuti (traduciamo noi) ad un cerchio magico di collaboratori completamente inadeguati e al vizio di Bergoglio di decidere da solo senza guardare in faccia a nessuno. Bella roba!!!
Pubblicato il 17 giugno 2021
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