di Marco Sambruna
IL VIAGGIO INFERNALE.
Il viaggio infernale di Pasolini inizia il mese di aprile del 1963 dal cinema “Splendor” di Roma che rappresenta la versione moderna dell’ingresso infernale dantesco. Il poeta, anch’egli perso nella “selva oscura” della modernità entra dunque nelle regioni infernali varcando la porta di un vecchio cinema: Pasolini ripercorre lo stesso itinerario dantesco con le medesime situazioni e incontrando i medesimi personaggi del sommo vate. Egli mima il viaggio dantesco, ossia imita mimeticamente il viaggio già compiuto da Dante – da cui il titolo di “La Divina Mimesis” – attraversando un paesaggio urbano: la “valle oscura” è rappresentata da un lungo viale moderno al termine della quale inizia la salita di una impervia collina; Pasolini come Dante incontra le tre bestie cioè la lonza, la lupa e il leone che rappresentano allegoricamente i suoi vizi e le sue debolezze; infine anch’egli incontra il suo Virgilio rappresentato dal poeta stesso in una sua versione più saggia e meno ingenua, una specie di doppio che accompagna Pasolini nel prosieguo attraverso i gironi infernali.
Ma gli aspetti mimetici dell’opera pasoliniana naturalmente non si limitano ad una mera sovrapposizione di luoghi e personaggi dell’inferno dantesco, ma inseriscono degli elementi di originalità soprattutto nella definizione dei dannati. Nell’inferno de “La Divina Mimesis” infatti i dannati corrispondono a figure moderne di tipi umani che rappresentano nell’occidente trasformato dalla nuova religione laicista e consumistica i campioni dell’oltraggioso e del riprovevole.
Pasolini ne definisce i caratteri per accenni nel corso di una intervista alla Radio Svizzera Italiana del 1964 dividendoli, come sopra indicato, in due categorie: i ”troppo continenti” e gli “incontinenti” apparentemente molto diverse fra loro, ma in realtà accomunati dal peccato capitale che consiste nella rinuncia alla lotta contro il “genocidio culturale” e la “rivoluzione antropologica” che vorrebbero plasmare un demoniaco “uomo nuovo”.
I TROPPO CONTINENTI:
Tra i “troppo continenti” Pasolini elenca i Conformisti, i Volgari, i Cinici, i Deboli, gli Ambigui e i Paurosi. In questa categoria di dannati Pasolini evidentemente ha raccolto coloro che per viltà e per tranquillo quieto vivere hanno deciso di “contenere” se stessi e rinunciato a valorizzare i propri talenti, ossia, in definitiva, hanno rinunciato a diventare ciò che potevano privandosi della possibilità realizzarsi a causa della loro partecipazione alla Storia: tale partecipazione ha imposto come tributo la perdita della loro individualità originale in un progetto collettivo e pertanto omologante. I “troppo continenti” in realtà sono tutti conformisti, ma con sfumature diverse:
I Conformisti condannati alle pene infernali sono gli alto borghesi frequentatori di salotti elitari prostituiti al Potere. Ad essi oggi possiamo far corrispondere i radical chic benestanti e disincantati e ampie porzioni del clero che per stupidità si trasformano in vassalli del mainstream, progressista, gli interpreti del politicamente corretto che appunto per conformismo si sono omologati allo spirito del tempo. Per la maggior parte si tratta di qualunquisti senza grandi pretese, semplici gregari o utili sprovveduti che si limitano al ruolo di “yesmen” del Potere. Sono le falangi che per prime si emancipano dall’antico modello conservatore, coloro che per superficialità e viltà si allineano alla moda culturale del momento e quindi, in quanto moda, appunto conformismo.
I Volgari sono esemplificati da Pasolini in figure che partecipano a un ricevimento, ad esempio al Quirinale. Si tratta dunque di personaggi influenti che agiscono dietro le quinte e realmente potenti siano essi politici, industriali, eminenze grigie, proprietari di mezzi di informazione, leader ombra che conoscono i meccanismi del Potere, strateghi della diplomazia e della comunicazione che determinano l’indirizzo politico di un paese, ne orientano le scelte e, soprattutto, inducono la politica a scelte indirizzate esclusivamente a soddisfare le loro esigenze.
I Cinici sono i conformisti più scaltri. Esemplificati da Pasolini dalla figura del giornalista di un quotidiano importante, cioè il portavoce, il megafono, la cassa di risonanza dell’ideologia dominante siano essi appunto giornalisti, influencer, opinionisti, tuttologi televisivi, etc. Come tutti i cinici sono ideologicamente agnostici, cioè, in altri termini, orientano le vele dove tira il vento. Il loro freddo talento calcolatore e una specie di istinto li rendono abili nell’individuare a quale astro nascente prestare i propri servigi e a quale stella morente negarli.
I Deboli, gli Ambigui, i Paurosi sono i dannati che per viltà, per inedia o per pigrizia si accodano alle correnti di pensiero dominanti. Sono coloro che non tanto per convinzione quanto per convenienza decidono di adattarsi ad una vita ripiegata in un gretto individualismo: sono il popolo dei gregari, del “tengo famiglia”, del “io mi faccio gli affari miei”, i tiepidi senza arte né parte.
GLI INCONTINENTI
Gli “incontinenti” sono coloro che etimologicamente “non si fanno contenere” entro gli asfissianti schemi del conformismo come i “troppo continenti”, ma che anziché vivere in lieta spontaneità la loro libertà ideologica ed esistenziale si sono arroccati per narcisismo in un esilio volontario dalla Storia o in una torre d’avorio ideologica estraniandosi dalle lotte collettive, coloro che valutano senza partecipare. Così come i “troppo continenti” sono tutti conformisti con diverse sfumature, altrettanto “gli incontinenti” sono tutti narcisisti con diversi connotati. Anche in questo caso Pasolini si limita a pochi accenni da cui è però possibile ricavare i tratti salienti.
I Rigoristi sono coloro che assumono un atteggiamento spocchiosamente distaccato, i socialisti borghesi e i piccoli benpensanti che hanno trasformato la religione in moralismo e il marxismo in sterile e spesso ermetico cerebralismo. Sono i farisei della modernità, i pedanti del buon senso, gli zelanti e i probi bacchettatori dei pubblici vizi, oggi diremmo i giustizialisti, i denunciatori seriali, gli estremisti del politicamente corretto.
I Raziocinanti cristallizzati entro le loro asfittiche metafische e il loro scientismo positivista. Coloro che, aggiungiamo noi, annaspano disperatamente fra i residui del ciarpame ideologico, come i filosofi strutturalisti, decostruttivisti, esistenzialisti, neoilluministi e gli psicologi di scuola materialista, i freudiani ortodossi, i riduzionisti.
Seguono gli affetti da uno strano vizio che Pasolini definisce come eccesso di Rimorso: lo scrittore accenna brevemente a questa categoria di dannati che risulta perciò difficilmente definibile. Possiamo forse identificarli come coloro che dopo aver apostatato dal mainstream in un impulso di fierezza sollevando critiche alla modernità, una volta marginalizzati tentano disperatamente di riaccreditarsi per fame di notorietà pronunciando umilianti mea culpa, annacquando le loro posizioni massimaliste verso sempre più marcate acquiescenze di stampo democristiano, i nostalgici della vetrina mediatica da cui sono stati banditi, gli ex tradizionalisti e conservatori convertiti al riformismo come forma moderata del progressismo, il clero pseudo conservatore in realtà cripto progressista.
Gli Irrazionali che Pasolini individua sinteticamente negli avanguardisti della cultura, che quindi possiamo definire nei poeti ermetici e futuristi, i crepuscolari di ogni risma, i solipsisti, coloro che si isolano in riserve per pochi eletti, gli epicurei egoici, i nichilisti goderecci.
Il conformismo come omologazione supina all’ideologia dominante e il narcisismo come rifiuto all’impegno mascherata da scelta estetica dunque per Pasolini sembrano essere i peccati mortali che riconducono al supremo peccato meritevole di dannazione: la rinuncia alla lotta contro il Potere scaturito dalla modernità che vuole ricreare l’uomo.
Pubblicato il 08 aprile 2021
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