17 aprile 2020

Urgenze di teologi e prelati

Proprio in un tempo di così grave crisi sanitaria, dove la vita di moltissimi uomini e donne a Roma, in Italia, in Europa e nel mondo è messa radicalmente in discussione, non mi sarei mai aspettato di vedere ragguardevoli personalità della Chiesa romana scivolare in modo così maldestro nelle trappole che il passato lancia sempre tra i piedi del presente. Quanto è facile, quando si è dentro una istituzione così antica, pensare che la tradizione sia un museo da conservare piuttosto che un giardino da coltivare. E anche quando nel giardino ci sono uomini e donne che soffrono, che cercano orientamento, che sospirano una parola di vita e di speranza, non è poi così difficile preoccuparsi del buono stato del museo, di lucidare le maniglie e gli specchi, di compiacere gli amici, di ripetere semplicemente la filastrocca del passato, a memoria e con un certo sovrano distacco.
Così, dopo aver visto la Congregazione del Culto risolvere con il Decreto Covid-19 le questioni riguardanti la Pasqua col piglio di un regolamento condominiale riservato a chierici, e dopo aver visto la Penitenzieria Apostolica scrivere ben due Documenti per trattare penitenza e indulgenze soltanto come questioni rilevanti ai sensi del Codice di Diritto Canonico, siamo stati sorpresi dall’urgentissimo e  attesissimo istituzione di una nuova commissione per il diaconato femminile. Chi legge forse penserà che io stia scherzando. No.
Ci aspettavamo che il coraggioso Andrea Grillo avrebbe divulgato parole simili a quelle appena riportate, tenuto conto della fermezza con cui si era espresso pochi giorni fa contro le novità liturgiche introdotte nell’uso del Messale del 1962. Le ricordate?
Proprio in un tempo di così grave crisi sanitaria, dove la vita di moltissimi uomini e donne a Roma, in Italia, in Europa e nel mondo è messa radicalmente in discussione, non mi sarei mai aspettato di vedere ragguardevoli Congregazioni della Chiesa romana scivolare in modo così maldestro nelle trappole che il passato lancia sempre tra i piedi del presente. Quanto è facile, quando si è dentro una istituzione così antica, pensare che la tradizione sia un museo da conservare piuttosto che un giardino da coltivare. E anche quando nel giardino ci sono uomini e donne che soffrono, che cercano orientamento, che sospirano una parola di vita e di speranza, non è poi così difficile preoccuparsi del buono stato del museo, di lucidare le maniglie e gli specchi, di compiacere gli amici, di ripetere semplicemente la filastrocca del passato, a memoria e con un certo sovrano distacco.Così, dopo aver visto la Congregazione del Culto risolvere con il Decreto Covid-19 le questioni riguardanti la Pasqua col piglio di un regolamento condominiale riservato a chierici, e dopo aver visto la Penitenzieria Apostolica scrivere ben due Documenti per trattare penitenza e indulgenze soltanto come questioni rilevanti ai sensi del Codice di Diritto Canonico, ieri siamo stati sorpresi dall’urgentissimo e  attesissimo duplice Decreto con cui si integrano nuovi prefazi e nuove feste di Santi nel Messale Romano del 1962. Chi legge forse penserà che io stia scherzando. No.
Mi aspetto un po’ sempre coraggio e coerenza dai grandi professori. Niente.
Quindi, sia ben chiaro: no, la prima citazione non è di Andrea Grillo, mentre lo è la seconda; e, sì, pare che il diaconato femminile sia un problema importantissimo in tempi di Covid-19. Immagino che avere un diacono femminile in casa durante il lockdown potrebbe fare davvero la differenza. Come negarlo? Le donne giovano sempre per la cura dei giardini.

 

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