Alcuni giorni fa su questo sito è stato riportato un estratto del libro Panamazon Synod Watch del vescovo di Xingu e teologo Erwin Krauter. In particolare il prelato fa alcune considerazioni storiche sull’intervento dell’Europa in America dopo le scoperte di Colombo. Tutto negativo secondo Krauter: Massacro e genocidio degli Indios con l’avallo e la complicità della chiesa Cattolica, distruzione delle civiltà indigene, appropriazione violenta di terre e risorse, schiavitù degli abitanti, conversioni forzate.
Questa però è una visione parziale della Storia. Quella vera è maestra di vita perché tiene conto di tutte le azioni di un epoca, e si confronta con le epoche precedenti o seguenti. Un genio incompreso, Gianbattista Vico (1688-1744) sapeva che si possono prevedere buona parte dei comportamenti umani attraverso l’analisi storica, poiché le epoche e gli avvenimenti sono ciclici, cioè si ripetono successivamente con diversi protagonisti.
La scoperta dell’America e la seguente invasione europea ha un suo corrispondente con ciò che accadde nell’Europa occidentale un millennio prima, ossia la fine dell’impero Romano d’occidente invaso dai barbari germanici.
L’impero di Roma, il conquistatore di tutto il mondo conosciuto, si era indebolito con una lunga serie di colpi di stato e guerre civili tra molti pretendenti al trono imperiale. Dall’inizio del V secolo diverse popolazioni germaniche avevano approfittato della situazione per varcare i confini e sistemarsi in diversi territori dello stato romano, fondando ciascuno di essi un proprio regno. I popoli erano Visigoti, Ostrogoti, Franchi, Alamanni, Burgundi, Sassoni, Svevi, Eruli, Longobardi.
Ci fu dunque un’invasione, un appropriazione violenta dello stato e dei beni degli abitanti.
I germani non parlavano la lingua latina, non avevano leggi né letteratura scritte, la loro arte figurativa era quanto mai rudimentale.
La religione poi si basava su un cristianesimo appena sbozzato, aderente ad un eresia, l’arianesimo, che contrastava con il cattolicesimo dei romani, ma in realtà i barbari credevano ancora in Odino, il Walhalla e in tante superstizioni nordiche.
Oltre che per la religione, gli occupanti avevano un evidente disprezzo per i romani sottomessi, buoni solo per essere servi ed esclusi dall’attività “nobile”, quella delle armi, riservata ai germani di stirpe guerriera.
Poteva avvenire la sparizione della civiltà latina classica, che durava da dieci-dodici secoli, ma non sarà così. La religione cattolica messa all’angolo saprà organizzare la resistenza ed il riscatto. Solo vent’anni dopo la fine dell’impero d’occidente, un re barbaro, Clodoveo, sarà battezzato dal vescovo san Remigio. Da allora la Francia, intesa come paese occupato dei Franchi, diventa la nazione di riferimento nella caotica Europa occidentale, fino a diventare la sede di un nuovo duraturo impero dopo trecento anni, ad opera di Carlomagno.
Subito dopo, un popolo appena uscito dall’idolatria, gli irlandesi, diventano i nuovi apostoli della Chiesa di Roma con notevoli effetti positivi sui re germanici, che poco per volta rinunciano all’eresia ariana. Nei monasteri e abbazie da loro fondati o ispirati, i monaci raccolgono quanto è possibile della letteratura classica, la trascrivono salvandola dall’oblio. Stessa cosa per le scienze come l’architettura, l’aritmetica, l’astronomia, la musica, reinterpretate e riusate da quei pochi preti e frati che sanno ancora leggere, scrivere, cantare e suonare.
L’umanesimo cristiano funziona così bene che già dopo l’anno 1000 inizia uno sviluppo intellettuale e commerciale, e l’invasione degli islamici in oriente ed in Spagna sarà contenuta e ribattuta con le crociate e la reconquista iberica. Di fatto l’Islam si esprime nei secoli solo con la raccolta di favole delle Mille e una notte, e il paganesimo germanico ha un solo testo, l’Edda di Snorri, peraltro scandinavo e tardivo (XIII secolo). Il Cristianesimo trova invece nuovi eroi e leggende: Artù e il sacro Graal, Orlando e la lotta dell’impero carolingio contro i musulmani, il Leggendario dei santi e l’eroismo dei martiri.
Questi sono i preludi alla rinascita delle arti, delle letterature e anche dei commerci e delle industrie, che daranno all’Europa una nuova stagione di espansione con le scoperte oltre gli oceani.
Dunque, l’invasione barbarica, sul momento negativa, si trasforma tramite il Cristianesimo cattolico in una nuova civiltà allargata a tutti quegli sgradevoli e rozzi nordici esclusi al tempo dell’impero romano.
I nuovi barbari invasori delle Americhe: spagnoli, portoghesi, inglesi, francesi, olandesi, non sono in fondo diversi e non dissimile è il segno lasciato dal Cristianesimo in tutto il Nuovo mondo. Inutile recriminare troppo contro i conquistadores e i colonizzatori di terre strappate agli indios, come lo sarebbe prendersela con i germani invasori della romanità. Sbagliato condannare in toto la colonizzazione europea nell’America Latina. Il proliferare di tanti “caudillos” (dittatorelli) in quelle regioni è dovuta piuttosto al cadere del potere spagnolo sulle sue colonie nel XIX secolo. Ciascuna di queste scegliendo una fallace indipendenza ed un’illusoria libertà è caduta nell’anarchia dei ripetuti “golpe” da parte di militari ambiziosi assetati di potere e ricchezza (una similitudine con la decadenza dell’impero Romano).
Non farebbero eccezione neppure le colonie inglesi diventate gli Stati Uniti, che hanno attirato milioni di emigranti europei con una promessa di benessere pagato molto a caro prezzo, e tanti infelici africani rapiti e sbarcati come macchine da lavoro a basso costo. Eppure anche in questi ultimi il Cristianesimo ha dato il suo frutto: lo Spiritual, il Gospel poi diventati Jazz e simbolo stesso del sound nord americano.
Dai fatti storici emerge una costante di liberazione spirituale, culturale e globale del Cristianesimo nella società umana. È inappropriato quindi parlare di un’apposita teologia di liberazione applicata alla sola America Latina.
Pubblicato il 29 luglio 2019
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