29 aprile 2025

Ricordare Sergio Ramelli nella festività di Santa Caterina da Siena


di Paolo Maria Filipazzi

“Siamo reduci da giorni intensi nei quali la scomparsa del Santo Padre ci ha portato a riflettere su temi profondi: misericordia, perdono, pietas, Provvidenza. Ed è terribilmente difficile accostare questi valori alla vicenda di Sergio Ramelli.”. Così il Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha aperto il suo messaggio per i cinquant’ anni della morte di Sergio Ramelli. E questo richiamo ai valori evangelici non appare per nulla retorico, ma quanto mai pertinente.

Un aspetto della personalità di Sergio Ramelli, infatti, mai veramente sottolineato e sempre lasciato un po’ in disparte, come un elemento di contorno, è questo: Sergio Ramelli era cattolico, un ragazzo dell’oratorio, come si diceva una volta. La sua famiglia, come la madre ricordò nel 1997, non gli aveva dato un’ideologia, ma dei valori. Ed è guidato da quei valori che fece le sue scelte.

Purtroppo il trattamento che subì dagli uomini di Chiesa non fu propriamente evangelico: al momento della morte, vi fu il rischio che non ricevesse nemmeno le esequie, perché nessun prete in tutta Milano gliele avrebbe volute celebrare, molti sicuramente per viltà, qualcuno forse per – ahimè – condivisione del terribile clima di odio di quegli anni. Fu necessario l’intervento di Servello presso il cardinal Colombo perché potesse avere un funerale nella chiesa dei Santi Nereo e Achilleo, quella della parrocchia che frequentava.

Oggi, grazie al cielo, l’anniversario della sua morte è celebrato in varie città d’Italia, fra cui Lodi, nel cui cimitero riposa, con messe in suffragio, ma purtroppo quell’atteggiamento non è del tutto scomparso, basti vedere la recente, sconcertante, presa di posizione del parroco di Brugherio rispetto all’intitolazione di una via a Ramelli nel proprio paese.

Pochi anni prima della morte di Sergio Ramelli, fra il 1970 e il 1972, un grande filosofo, Augusto del Noce, con una serie di articoli sul periodico L’ Europeo, aveva messo in guardia dai pericoli che comportava l’ “unità antifascista” sbandierata dal Partito comunista in quegli anni con l’accordo dei cattolici. Essendo il movimento nato nel 1919 e morto nel 1945 non più esistente, il termine “fascismo” passava ormai a designare chiunque difendesse la tradizione e i suoi principi, l’affermazione dell’ esistenza di verità morali assolute. Insomma, l’antifascismo era, per Del Noce, un escamotage per portare alla secolarizzazione, alla dissoluzione dei principi morali, con la complicità dei cattolici resi culturalmente subalterni a quelli che avrebbero dovuto essere i propri avversari.

Nella assoluta mancanza di misericordia e pietà che emerge dalla terribile vicenda di Sergio Ramelli, si vede questa dissoluzione dei principi morali che porta allo scatenarsi del male, e nella condotta degli uomini di Chiesa e degli ambienti cattolici si legge il dramma nel dramma della complicità di questi ultimi nel distruggere quei principi per cui avrebbero dovuto battersi.

Vi è, però, anche in questa oscurità, un raggio di luce: è rappresentato da quel sacerdote, ex partigiano che, presentatosi all’obitorio per benedire la salma prima della chiusura del feretro, portando al collo il fazzoletto dei Volontari della Libertà, fu allontanato dalle forze dell’ordine. Indignato, si tolse il fazzoletto, in un gesto di rabbia, non per rinnegare gli ideali per cui aveva combattuto, ma per significare che ciò in cui aveva creduto nulla aveva a che fare con quanto gli si trovava ora davanti.

Questo, forse, sarebbe il punto di partenza per una seria riflessione su tutta la storia del cattolicesimo italiano nel dopoguerra.

Ed è forse un segno che la memoria di Sergio Ramelli, cada nel giorno della festa di Santa Caterina da Siena, patrona d’Italia, la quale intrattenne fitte corrispondenze con i potenti del suo tempo, ricordando che non esiste un vero vivere civile senza la giustizia che viene da Cristo e, in nome di questa, invitata alla riconciliazione i potentati italiani in lotta tra loro.

La pacificazione nazionale, che la Destra da anni meritoriamente persegue, cercando non la rivincita o la vendetta ma la riconciliazione tra le fazioni, sarà davvero possibile quando, finalmente, i valori del Vangelo torneranno ad essere proclamati nella vita pubblica: misericordia, perdono, pietà e la Provvidenza da cui essi promanano.


 

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