Seguendo con interesse Aurelio Porfiri con la sua storia della musica sacra, che appare a successive puntate su questo blog, mi permetterei di anticiparne l’ultimo (o penultimo) capitolo, cioè la musica religiosa contemporanea.
Tutta la musica religiosa è buona se è originale, ossia se nasce in un proprio ambito e non è derivata da qualche altro genere musicale.
Così è per il canto gregoriano, unica espressione rimasta nei monasteri quando intorno c'era soltanto barbarie e violenza. Lo stesso possiamo dire per il canto polifonico rinascimentale, per le messe di Monteverdi e Pierluigi Palestrina, le composizioni di Bach, di Mozart, di Handel, e lo stesso Giuseppe Verdi non si riferisce alle proprie opere liriche quando compone pezzi come la messa di requiem. Assolutamente originale è anche il gospel, derivato dai canti negri di schiavitù e che darà poi origine al jazz.
L'equivoco inizia quando Marcello Giombini (1928-2003) dopo il concilio ecumenico Vaticano II inventa le messe "dei giovani" e le canzoncine da schitarrare nei raduni ciellini. Mi ricordo che da ragazzo negli anni '70 la cosa era seguita con un certo interesse, almeno come novità, tuttavia oggi a bocce ferme mi accorgo dello scarso valore di questa musica, perché in realtà è soltanto lo scimmiottare con testi pseudo religiosi la musica leggera allora in voga e di gran successo tra noi giovani. Ma le composizioni di Mogol-Battisti possono conservare un senso anche oggi come sé stesse, quelle di Giombini no, perché passata la novità, cambiata l'epoca e la generazione non danno il ricordo né di una fede né di un arte antica.
A conti fatti l'unica cosa che si conserva e si tramanda nella musica religiosa a noi più vicina, è l'opera rock Jesus Christ Superstar del compositore inglese Andrew Lloyd Webber, che viene ancora rappresentata con un certo successo, ma per il principale motivo di non essere una musica liturgica, bensì una sacra rappresentazione laica. Questo è un genere che può cambiare e adattarsi nei tempi, da Francesco d'Assisi e Jacopone da Todi a Lope de Vega, il teatro gesuita e altri.
Persino Don Camillo ebbe a che fare con la musica giovanilistica. In un capitolo del libro Don Camillo e i giovani d'oggi, Guareschi descrive la spedizione di soccorso durante un'alluvione del Po, guidata dal prete di Brescello in compagnia di una banda di capelloni. Sulla chiatta Don Camillo celebra la messa, e i capelloni partecipano cantando Ol' man river, tanto che Don Camillo esclama: "Gesù, l'avreste mai detto che proprio io avrei fatto una messa beat ?"
Pubblicato il 17 dicembre 2018
0 commenti :
Posta un commento