Il Cristianesimo si è diffuso nelle due direzioni prevedibili: da una parte l’evangelizzazione delle classi basse, la parte più grande, dall’altra la cura per le classi elevate, che certo ne favorì l’espansione. Nei Padri dei primi secoli spesso il linguaggio musicale, come già osservato, viene usato in senso simbolico, immaginifico. Non dobbiamo sorprenderci di questo, erano tempi, come osserva lo storico delle religioni Mircea Eliade, in cui la percezione del sacro era parte della vita di tutti. Potremmo qui introdurre la distinzione fatta da Plinio Correa de Oliveira fra sacro e sacrale, essendo quest’ultima la capacità di vedere l’impronta del divino in tutte le cose.
Un esempio dell’uso del linguaggio musicale lo troviamo nel grande martire sant’Ignazio di Antiochia (35-107). In una delle sue lettere, quella agli Efesini, parlando della necessaria unità con il vescovo, affermava: “Conviene procedere d'accordo con la mente del vescovo, come già fate. Il vostro presbiterato ben reputato degno di Dio è molto unito al vescovo come le corde alla cetra. Per questo dalla vostra unità e dal vostro amore concorde si canti a Gesù Cristo. E ciascuno diventi un coro, affinché nell'armonia del vostro accordo prendendo nell'unità il tono di Dio, cantiate ad una sola voce per Gesù Cristo al Padre, perché vi ascolti e vi riconosca, per le buone opere, che siete le membra di Gesù Cristo. È necessario per voi trovarvi nella inseparabile unità per essere sempre partecipi di Dio”. Molto bello questo uso della musica in senso teologico. Poco più avanti parla della liturgia: “Impegnatevi a riunirvi più di frequente nell'azione di grazie e di gloria verso Dio. Quando vi riunite spesso, le forze di Satana vengono abbattute e il suo flagello si dissolve nella concordia della fede. Niente è più bello della pace nella quale si frustra ogni guerra di potenze celesti e terrestri”.
Ancora, molto bello questo passaggio sulla testimonianza cristiana: “È meglio tacere ed essere, che dire e non essere. È bello insegnare se chi parla opera. Uno solo è il maestro e ha detto e ha fatto e ciò che tacendo ha fatto è degno del Padre. Chi possiede veramente la parola di Gesù può avvertire anche il suo silenzio per essere perfetto, per compiere le cose di cui parla o di essere conosciuto per le cose che tace. Nulla sfugge al Signore, anche i nostri segreti gli sono vicino. Tutto facciamo considerando che abita in noi templi suoi ed egli il Dio (che è) in noi, come è e apparirà al nostro volto amandolo giustamente”. Insomma, il cristianesimo, nell’era apostolica, continuava a produrre grandi testimoni che saranno alla base della sua espansione.
Pubblicato il 01 dicembre 2018
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