21 novembre 2018

Libri. Verità e bellezza in Jacques Maritain

di Samuele Pinna
Riscoprire il pensiero di Jacques Maritain (1882-1973) sarebbe un’operazione felice. Questo illustre filosofo ha avuto il grande merito, e basterebbe solo questo per ricordarlo con gratitudine, di aver continuato a proporre in ambito accademico il pensiero di san Tommaso d’Aquino. Dottrina quella dell’Angelico che dopo essere stata raccomandata dal Vaticano II è stata immediatamente accantonata nel dopo Concilio.

Mi è tornato tra le mani, proprio in questi giorni, un prezioso volume dal titolo Verità e bellezza in Jacques Maritain a cura di Giovanni Botta ed Eleonora Mauri, che riporta gli Atti del convegno tenutosi a Milano il 9 e 10 dicembre 2013 nell’Università Cattolica del Sacro Cuore, con il contributo dell’Istituto Internazionale Jacques Maritain di Roma, in cui si propone una valutazione critica dell’opera di Maritain, a quarant’anni dalla sua morte.

La raccolta di saggi si apre con la testimonianza di Piero Viotto – a cui è tra l’altro dedicata questa pubblicazione –, che mette in relazione le diverse tappe della sua vita di docente e ricercatore con quelle dell’approfondimento degli scritti di Maritain, il quale – scrive Viotto – «è un filosofo, non uno storico della filosofia, si alimenta alla storia della filosofia per soddisfare il suo bisogno di verità; nei suoi giudizi sugli autori e sulle loro opere, non si limita a descrivere il sistema filosofico analizzato, ma sulla base dei dati raccolti, lo giudica e lo confronta con le sue convinzioni. Maritain mi ha convinto che ai giovani non bisogna insegnare solo la storia della filosofia, che nel caleidoscopio delle multiformi soluzioni presentate li porterebbe verso un relativismo, e nemmeno solo un data filosofia, fosse pure la migliore, perché se acquisita acriticamente potrebbe inclinarli verso un fondamentalismo intellettuale.

Ai giovani bisogna insegnare a filosofare, affinché possano cogliere la verità ovunque essa si trovi e trovare loro stessi un sistema filosofico di riferimento, convincendosi che anche i sistemi più diversi dal proprio contengono pur sempre qualche traccia di verità» (pp. 27-28). Dopo questa luminosa testimonianza – quasi un testamento intellettuale – seguono vari contributi che si soffermano su alcuni aspetti del pensiero maritainiano: innanzi tutto l’analisi dei diversi gradi del sapere umano mediante l’ontosofia, ovvero l’ineludibile apporto della sapienza mistica alla sapienza dell’essere, svolta da Piero Coda, che «rileva come non si debba confinare l’essere alla sua intelligibilità, così come fanno il razionalismo e l’idealismo. La metafisica non solo ha da aprirsi in orizzontale, al riconoscimento e alla giustificazione epistemica nel rispetto degli statuti e delle differenti metodologie delle scienze moderne, ma anche in verticale, ha da aprirsi alla relazione, in forma rispettosa delle diverse specificità epistemiche che ne giustificano lo statuto e l’esercizio, con la teologia e la mistica» (pp. 9-10). L’ontosofia esistenziale quale risposta al nichilismo è, poi, sviluppata da Vittorio Possenti, secondo cui «sebbene Maritain non abbia fatto ricorso al lemma “nichilismo teoretico”, ha lungamente trattato della nozione di verità come conformità tra l’intelletto e l’oggetto, del realismo, della intuizione/percezione intellettuale dell’essere che fa il metafisico e della centralità dell’esse tomasiano. Ciò colloca il filosofo francese e l’esistenzialismo metafisico della Seinsphilosophie al cuore del dibattito moderno sul nichilismo, la morte della metafisica e l’oblio dell’essere, iniziato da Nietzsche e proseguito da Heidegger» (p. 63).

Si inserisce qui lo studio di Michel Fourcade, presidente del “Cercle d’Études Jacques et Raïssa Maritain” di Strasburgo, che si interessa della scuola maritainiana all’interno della “grande famiglia tomista”. Angelo Campodonico, successivamente, «riscontra la contrapposizione del realismo di Maritain con il moralismo kantiano e il sociologismo comtiano, in quanto non è il dovere a fondare l’essere, con il primato della ragion pratica, ma è l’essere che è dovuto» (p. 10). Un altro gruppo di contributi raccorda la politica alla morale: dal tema della Legge naturale oggi di Francesco Viola, alla rilettura di L’uomo e lo Stato a opera di Enrico Berti e al confronto Maritain e Olivetti di Giuseppe Lupo.

Diversi studi si soffermano sull’aspetto della bellezza: dalla creazione artistica alla fruizione estetica, dalla musica passando per la poesia fino alle arti figurative. Tra gli autori di questa sezione – Roberto Diodato, Giuseppe Langella, Giulia Radin, Cecilia De Carli, Elena Pontiggia, Rodolfo Balzarotti, Giovanni Botta – «particolarmente importante è stata la testimonianza di Olivier Rouault, docente emerito dell’Università di Lione, nipote del pittore Georges, che non solo ha sottolineato la fecondità dello scambio culturale tra il filosofi e l’artista, ma anche il significato di una mutua amicizia che coinvolgeva le due famiglie, documenta da una importante corrispondenza ancora inedita» (p. 12).

A impreziosire non poco il volume sono riportate in Appendice le corrispondenze di Jacques Maritain con il pittore statunitense William Congdon (1961-1971) e Giovanni Papini (1928-1935), oltre alle lettere di Giuseppe Ungaretti indirizzate al filosofo francese (1929-1932).
Il volume si conclude con una nota bibliografica, che elenca in ordine cronologico gli scritti e le corrispondenze di Jacques e Raïssa Maritain, a cura di Piero Viotto.
Gli studi qui raccolti, che sono un importante riferimento per chi voglia approfondire il pensiero del filosofo francese, esprimono la cifra sintetica dell’opera di Maritain tutta pervasa dalla verità e dalla bellezza, nel solco della filosofia, teologia e mistica di san Tommaso. Del resto – riprendendo il pensiero di Viotto, riportato nell’Introduzione –, «il tomismo contemporaneo, pur conservando l’unità di indirizzo come realismo critico, si differenzia in accentuazioni diverse nei singoli pensatori, per cui nell’analisi storica bisogna distinguere l’oggettività della filosofia dalla soggettività del filosofare, ma il tomismo nel suo realismo critico rimane il medesimo sistema filosofico, che cresce come un organismo vivente nel divenire della storia» (p. 13).


 

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