Un libro di Antonio Livi
di Samuele PinnaPerché oggi sembra di essere inseriti, buttati, rovinosamente caduti in mondo al contrario? Perché cioè non si capisce più cosa è vero e cosa non lo è? Perché anche ciò che è evidente è messo in dubbio e ciò che è dubbio viene innalzato a dogma? Perché l’epoca della tecnologia, del progresso e della scienza è anche l’epoca degli psicologi, della tristezza e della noia? Forse perché abbiamo dimenticato la verità e il metodo, bello e faticoso insieme, per farla nostra. Usiamo l’intelligenza, ma in modo funzionale a una ricerca puramente tecnica. In altre parole, non la utilizziamo per vedere cosa sta all’interno di noi, il che vuol dire che non riusciamo ad avere molto spesso uno sguardo sapiente su noi stessi. Conosciamo la scienza delle cose esteriori ma non di quelle interiori. Applichiamo una metodologia per scoprire il mondo, ma non l’uomo. C’è, però, una via di fuga: la logica. Sì, il ritornare a far funzionare il cervello come si deve, non soltanto in fisica quantistica, ma anche in questioni umane, dove – per esempio – un figlio è frutto di papà e mamma e non di genitore 1 e genitore 2, dove l’aborto è un male perché è l’uccisione diretta di una creatura e non un diritto di civiltà a tutela della donna. E così via.
Un libro, da non molto pubblicato, ci aiuta a mettere ordine alle cose mediante un discorso altamente scientifico e insieme introduttorio, ossia da tutti comprensibile. Antonio Livi, infatti, con la sua introduzione alla filosofia della logica riassume e conclude – come dichiara nella Presentazione – «una ricerca logico-epistemica durata cinquant’anni» (p. 7). Il volume, con intento propedeutico, intende mostrare – come indicato nel titolo del volume – le leggi del pensiero, che consentono al discorso filosofico di poter giungere all’evidenza che i procedimenti mentali relativi alla verità sono, anche tenendo conto dei condizionamenti derivanti dall’affettività e della volontà, regolati da necessità fisiche e naturali. Del resto, l’essenza della filosofia è la visione metafisica della realtà, che giudica in termini razionali la consistenza dei fenomeni (ta physika).
In questo trattato, Livi intende dimostrare che il nucleo fondamentale della logica come prassi naturale coincide con la logica “aletica”, quella per cui «ogni soggetto necessariamente a) privilegia il “valore-verità” su tutti gli altri valori che tramite la riflessione può rilevare nel proprio pensiero e che può poi confrontare criticamente nel pensiero altrui tramite la comunicazione linguistica; e per questo b) assume come determinazione ultima del “valore-verità” il corretto e adeguato rapporto di ogni ipotesi di giudizio con tutti i suoi presupposti, sia semantici che aletici» (p. 9). La logica aletica è, dunque, la dottrina che si pone il problema di una logica materiale del pensiero, indagando i presupposti da cui dipende il contenuto veritativo, e non la pura coerenza formale, dell’argomentazione speculativa. Avendo, dunque, come oggetto proprio l’essere veritativo, che si distingue a un tempo sia dall’essere reale sia dall’essere come coerenza formale, la logica aletica viene a coincidere con la ricerca stessa sulla possibilità e sui fondamenti del realismo gnoseologico.
Il testo di Livi, utile per chi approfondisce la riflessione filosofica, grazie all’intento propedeutico, ha diversi vantaggi: quello della sintesi e della chiarezza, l’essere privo di neologismi e possedere un utile Glossario dei termini e una bibliografia complementare. Tuttavia, è utile anche a chi vuole capire il funzionamento del nostro modo di usare la ragione, così da evitare – e oggi sono sotto gli occhi di tutti, tranne a coloro che sono ammaliati dalla ideologia o che vivono nel qualunquismo – alcuni suoi possibili deragliamenti.
Pubblicato il 28 novembre 2018
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