27 luglio 2018

Evitare lo scandalo nei fedeli?

di Riccardo Zenobi
Fa sempre notizia uno scandalo che riguardi un sacerdote o la gestione finanziaria di una diocesi, e la stampa si butta a capofitto su tali fatti mettendoli in risalto a volte più di quanto meritino. Non intendo negare le responsabilità del clero a tutti i livelli in tali cose, ma da membro della Chiesa non posso esimermi dal dire che la parte maggiore dei problemi d’immagine dai quali è vessata la Sposa di Cristo si poteva evitare se si fosse agito diversamente nella gestione di simili fenomeni, che vengono affrontati con metodi antiquati ed obsoleti.

Il più pernicioso di tutti consiste nel tentativo di non far conoscere certe cose al pubblico per “evitare lo scandalo nei fedeli”, sistema che si risolve sempre nell’ingigantire un fenomeno che all’inizio si poteva gestire e fermare ma che col tempo diventa insormontabile. Non entro nel dettaglio dei fatti di cronaca, e non c’è bisogno di dire che tale metodo non è messo in atto ogni volta da tutti gli ecclesiastici, faccio solo notare i rischi di tale metodo, ben più grandi di quanto si creda e pericolosi per gli stessi ecclesiastici che lo mettono in pratica. Ammetto che quando un vescovo viene a conoscenza di un fattaccio è normale che ne abbia paura e cerchi di limitarne la portata, ma bisogna farsi coraggio ed evitare certe strategie, in quanto sortiscono l’effetto opposto. Purtroppo l’idea che nella mente di certo clero soggiace a tale metodo “antiscandalo” è che i laici non siano in grado di reggere alle brutte notizie e alla cattiva condotta personale di un sacerdote, quasi non fossero abituati a vedere certi vizi, in ogni categoria di persone (attori, politici...), alla televisione a qualsiasi ora. Vedere i laici in questa luce vuol dire solo ritenerli dei “bambini innocenti” (anche questa è una figura mitologica che non è mai esistita) incapaci di sopportare un clero meno che perfetto.

I tempi sono cambiati, il sacerdote non è più l’unico della comunità che sa leggere e scrivere, né vive più come negli anni ’50 quando era praticamente una figura separata dal resto dei fedeli, con una vita del tutto a parte. Nel mondo di oggi i sacerdoti sono uomini come gli altri, a stretto contatto con i laici, i quali a volte vengono a conoscenza di certi problemi e scandali prima ancora dei vescovi e dei responsabili, per cui è assurdo nascondersi dietro un dito per “evitare lo scandalo”: a livello materiale, le cose oggi si vengono a sapere ovunque, basta accendere uno smartphone o un computer, e a livello formale lo scandalo aumenta perché si scopre anche il tentativo maldestro e non riuscito di silenziamento.

A lungo andare, questo è solo un modo per rendersi ricattabili da parte di chiunque – anche con capi d’accusa inventati, come avvenne nella diocesi di Los Angeles qualche anno fa – perché si diventa in qualche modo complici del male compiuto, o quantomeno si è venuto meno al dovere di denunciare certe persone e certe loro condotte. Ne va della stessa persona che mette in pratica questo metodo: alla fine si ritorcerà contro di lui, e finirà coinvolto nello stesso scandalo. I laici ormai sono abbastanza cresciuti nella fede per affrontare la verità, e la Chiesa risulterebbe miglior madre e maestra se facesse fare ammenda ad alcuni suoi membri dei loro errori, compreso questo modo di gestione degli scandali.

 

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