21 giugno 2013

Venner un mese dopo: riflessioni su un suicidio da eroe tragico

di Andrea Virga

«Champs-Elysées, un grido smorzato, / in piena Parigi un giovane è bruciato. / Champs-Elysées, senti la Senna, / canta in silenzio ma non è pena […] Un nome, un cognome per l'Europa perché / ora vive un eroe anche in Champs-Elysées.» Così iniziava e finiva una vecchia canzone della Compagnia dell’Anello (album “Dedicato all’Europa”, 1984), dedicata ad Alain Escoffier, il giovane patriota francese che si diede fuoco davanti alla sede parigina dell’Aeroflot, compagnia di bandiera sovietica. Era il 10 febbraio 1977, trentesimo anniversario del Trattato di Parigi che aveva sancito la servitù dell’Europa divisa tra Mosca e Washington. Prima di morire aveva gridato: “Comunisti assassini”.

È la sua storia che balza subito alla mente nel caso di Dominique Venner, prima ancora che non i consueti paragoni a Jan Palach e Yukio Mishima, rimbalzati su tutti i giornali. Come Escoffier, anche Venner non aveva assistito all’invasione e all’occupazione militare della propria terra, ma si rivolgeva idealmente ad una Patria più grande: l’Europa intera. Non mancava, ad onor del vero, qualche accento islamofobo e anticomunista – comprensibile in chi abbia vissuto, come lui, la lotta dell’OAS a difesa dei Pieds-Noirs d’Algeria, e poi, dall’altra parte della barricata, i tumulti sovversivi del Maggio francese –, ma era nondimeno un patriota europeo, della nostra stessa Europa che affonda le sue radici nel mondo classico, tenuta a battesimo dalla Croce di Cristo e dalla spada degli Imperatori, e infine vittima di quelle forze faustiane della modernità, da lei stessa scatenate; la nostra Europa di oggi schiavizzata dalle basi militari a stelle e strisce, dai comitati d’affari oligarchici, dalle burocrazie cosmopolite e mondialiste. E a suo dire, per la Patria, «ci sarà certamente bisogno di gesti nuovi, spettacolari e simbolici per scuotere le sonnolenze, smuovere le coscienze anestetizzate e risvegliare la memoria delle nostre origini. Entriamo in un tempo in cui le parole devono essere autenticate dai gesti.»

A dire il vero, a togliersi la vita a Notre Dame – come ricorda Miguel Martinez – c’era già stata l’intellettuale e artista messicana Antonieta Rivas Mercado, l’11 febbraio 1931; tuttavia, il gesto dello scrittore francese ha sollevato comunque un forte scalpore, in Francia e altrove. I più, conservatori e progressisti, presi dalla loro lotta, hanno respinto Venner come “un omofobo”, “uno squilibrato”, “un fascista”, insomma qualcosa di alieno alla comune mentalità borghese. Il giorno dopo, una Femen qualsiasi ha squallidamente parodiato il suo gesto, la scritta “Il fascismo giaccia all’inferno” sui seni nudi. La stagionata attivista Frigide Barjot, portavoce della Manif pour Tous, l’ha bollato come il gesto isolato di un individuo d’estrema destra, che non aveva nulla a che fare con loro. La loro meschina incapacità di comprendere chi è pronto a sacrificare la vita per la causa ha dato ragione a Venner, che parlava di «una riconquista della memoria europea e francese, il cui bisogno non è ancora nettamente percepito». Si deve tenere presente che il matrimonio omosessuale non è che un tassello del mosaico anticristico, della perversione e dell’annientamento di ogni naturale legge, gerarchia e differenza. Eppure, «i manifestanti del 26 maggio non possono ignorare questa realtà».

Dominique Venner non era uno psicotico o un depresso nel senso corrente e mondano. Si era dedicato alla politica fino al 1967, e poi aveva continuato la sua attività di studioso e di storico, pubblicando decine di libri di valore. Si era sposato e aveva generato figli. All’età di settantotto anni era un uomo che aveva compiuto il proprio dovere, e riteneva di dover compiere un’ultima testimonianza del proprio ideale, con la propria morte. Lucido e coerente con la propria religiosità pagana, scelse la morte volontaria. A questo riguardo, citava l’Heidegger di Essere e Tempo: «Bisogna che ci ricordiamo anche […] che l’essenza dell’uomo è nella sua esistenza e non in un “altro mondo”. È qui e ora che si gioca il nostro destino fino all’ultimo secondo. E questo ultimo secondo ha importanza tanto quanto il resto della vita. È perché bisogna essere se stessi fino all’ultimo istante. È nel decidere da se stessi, volendo veramente il proprio destino, che si è vincitori del nulla. E non ci sono scappatoie a questa esigenza poiché non abbiamo che questa vita nella quale ci appartiene d’essere interamente noi stessi o non essere nulla.»

Una visione che fino ad un certo punto possiamo fare nostra. È davvero nella nostra vita terrena, fino all’ultimo respiro, che si decide la nostra salvezza o la nostra dannazione, e sta proprio a noi stessi, col nostro libero arbitrio, la scelta – ripetuta ogni istante – di accettare o rifiutare la Grazia divina. Una cosa però, in particolare, non è a noi concessa: sottrarci a questa scelta, decidendo di porre fine a questa vita terrena. Il gesto di Venner è perciò tragico come lo sono le vite degli eroi classici: l’eroismo solitario di chi combatte la buona battaglia senza speranza di vittoria, perché senza Cristo. Da Achille a Giuliano, hanno stoicamente affrontato il proprio destino, e sono caduti. Se siamo in buona fede, non possiamo non riconoscere la grandezza di questa tragedia, e provare un misto di ammirazione e compassione, anche se Venner non seppe mai comprendere, da parte sua, la grandezza ancora maggiore dell’Amore di Cristo. Eppure, nella sua scelta della Cattedrale di Notre Dame, come luogo sacro per il popolo francese, non c’è alcuna volontà di profanazione, ma semmai, inconsciamente, di affidarsi tra le braccia amorevoli della Madre di Dio, della Francia e di tutti noi.

In questi rari casi, secondo quanto affermato dal teologo Zverina a proposito di Jan Palach, non si tratterebbe di un rifiuto della vita, dono di Dio, dettato dalla disperazione, ma di un’offerta volontaria della propria vita. In effetti, deve far riflettere che subito dopo la morte di Alain Escoffier, Mons. François Ducaud-Bourget, capofila del cattolicesimo tradizionale in Francia, invitò dal pulpito ad appoggiare il Comitato intitolato alla di lui memoria. Prima di lui, c’era stato il suicidio del Presidente brasiliano integrista Getúlio Vargas (1954), minacciato dai golpisti della destra liberista e reazionaria. Dopo di lui, venne S.E. John Joseph, vescovo di Faisalabad in Pakistan, che si diede la morte nel 1998 per protestare contro le persecuzioni religiose. Tutti e tre ebbero funerali cattolici, e quest’ultimo è ora venerato come martire dal suo gregge. Chiaramente, il suicidio resta un peccato grave, ma «non si deve disperare della salvezza eterna delle persone che si sono date la morte. Dio, attraverso le vie che egli solo conosce, può loro preparare l'occasione di un salutare pentimento» (CCC § 2283). A Dio resta quindi l’estremo Giudizio, ma non si agiti moralisticamente il suicidio per squalificare la denuncia che Venner ha compiuto.
 

25 commenti :

  1. mah.. chiacchiere chiacchiere ma nessuno che ne segue l'esempio...

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    1. Sei proprio di coccio, eh? :D Te l'ho pure spiegato perché, in quanto cattolici, non possiamo ripeterne il gesto.

      Oltre al coraggio di firmarti ti manca anche la rapidità di comprensione, a quanto pare.

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  2. "....... la nostra Europa di oggi schiavizzata dalle basi militari a stelle e strisce, dai comitati d’affari oligarchici, dalle burocrazie cosmopolite e mondialiste."

    Sei impagabile, andrew: sei pronto per la camicie brune.
    Ma indossa mutande di latta, quando parteciperai ai raduni: Lo sai che a Roehm piacevano quelli come te.

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    1. Tu invece la latta dovresti togliertela dagli occhi. ;)

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    2. peraltro a quello non è che gli è andata tanto bene (era meglio per lui se si buttava a sinistra)

      PS: comunque la citazione esatta da Leo Longanesi, proprio a proposito di Roehm
      .. a monaco di baviera, mutande di lamiera ...

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  3. Non sono d'accordo. Penso che il suicidio di Venner abbia danneggiato la causa, dando il pretesto ai giornali per accomunare la difesa della famiglia con una mentalità da nostalgici reazionari, sconfitti dalla storia.
    Non si può difendere la vita compiendo un atto che ne è la negazione stessa. Pagani, cristiani o laici che si sia.

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    1. Si può difendere la Vita sacrificando la propria vita: non è negazione, ma suprema affermazione. E' la logica che ha ispirato i Crociati che hanno liberato il Santo Sepolcro, i Cristeros messicani, i Falangisti e i Carlisti spagnoli. Solo come esempi tra innumerevoli altri.
      Riguardo alla bizzarra e incommentabile espressione: "mentalità da nostalgici reazionari, sconfitti dalla storia", che dire, soprattutto in un sito intitolato a de Maistre? Consigliare all'estensore qualche buona lettura, a cominciare dallo stesso de Maistre?

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    2. Infatti oggi in Francia, patria del buon Joseph, i froci si sposano: se si è reazionari più sconfitti di così si muore; e per fortuna De Maistre è già morto.

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    3. claudiolzzz lei si vergogna della cultura reazionaria? che ci sta a fare qui? se ne torni dai progressisti

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  4. Grazie ad Andrea Virga per questo bell'articolo. Grazie per il suo richiamo alla magnifica canzone della "Compagnia dell'Anello" le cui note risuonano ancora nella mia memoria, e grazie, soprattutto, per l'appassionato ricordo di Dominique Venner, patriota francese ed europeo, ultimo martire di un'idea di Europa che né il liberismo individualista, né il neo-marxismo libertario e libertino, negatore di ogni identità etnica, culturale, religiosa, sono riusciti ancora a cancellare. Qualcuno resiste. Venner è stato avversario coraggioso del relativismo e delle perverse ideologie che avversano la famiglia, il diritto naturale, che sostengono la malvagia ideologia omosessualista, l'impossibile, ontologicamente, "matrimonio" tra sodomiti e la pericolosissima idea di una "adozione" di minori da parte degli omosessuali.
    Se non cattolico, Venner fu certamente "naturaliter christianus".
    Di lui, voglio, per parte mia, ricordare i bellissimi libri, pubblicati anche in Italia: "Il bianco sole dei vinti", sull'epopea sudista, e "Baltikum", sulla gloriosa lotta dei "corpi franchi" tedeschi contro la barbarie slavo-comunista nell'Est europeo del primo dopoguerra.
    Venner si è sacrificato per noi, per la nostra cultura, la nostra etica, la nostra storia, la nostra etnia, la nostra tradizione, la nostra religiosità. Per la nostra Europa, quella dei combattenti di Berlino, di Budapest, di Praga. L'Europa di sempre.
    Non lo dimenticheremo.

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    1. non ho capito cosa aspetti ancora a sacrificarti anche tu, che, di sicuro, non fai un soldo di danno

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  5. Senti, albus silente lievemente rintronato

    1) "...........Il bianco sole dei vinti", sull'epopea sudista"

    I grigi erano anglicani, o metodisti, anglosassoni.

    2)"........... e "Baltikum", sulla gloriosa lotta dei "corpi franchi" tedeschi contro la barbarie slavo-comunista nell'Est europeo del primo dopoguerra".

    Luterani, in gran maggioranza, e tedeschi.

    3)"Venner si è sacrificato per noi, per la nostra cultura, la nostra etica, la nostra storia, la nostra etnia, la nostra tradizione, la nostra religiosità."

    Parli Inglese? Tedesco? Sei protestante?
    Perché se la risposta è no sei molto confuso.

    4)"... Per la nostra Europa, quella dei combattenti di Berlino, di Budapest, di Praga."

    Quelli del maggio '45? Del '53? Del '56? O del '68?
    Perché i primi erano nazi, i secondi affamati, i terzi e i quarti patrioti: le motivazioni erano varie.

    5) "L'Europa di sempre."

    L'Europa è stata pagana, cristiana, indifferente o imperiale, monarchica, repubblicana: sempre molto varia.

    6)"Non lo dimenticheremo".

    Basterebbe leggere un po' di più o semplicemente un po' o, nel tuo caso, anche solo leggere.

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    1. Ma lei veramente pensa che i suoi insulti e le sue incommensurabili e incommentabili sciocchezze "laiche, democratiche e antifasciste", come dicevano gli imbecilli di due generazioni or sono, meritino il mio tempo e la mia attenzione per una risposta?
      Il suo caso rientra patologicamente, per quanto mi riguarda, nel campo di applicazione di un bell'aforisma di Léon Bloy: "Devo economizzare il mio disprezzo, dato il grande numero di bisognosi".

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    2. Chiedo scusa: "...un bel aforisma...". Ma non credo che il mio interlocutore capisca la sottigliezza grammaticale....

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    3. Vedi, Dulcis Albe, io parlo e scrivo l'Italiano da 40 anni e da una quindicina lo insegno pure, perciò "un bel aforisma" ti costerebbe una sottolineatura a biro rossa da forar il foglio.
      Ave atque vale, Albe.

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    4. Eppoi, Albe, non ti stavo insultando: ti stavo impartendo solo un ripassino di Storia e Geografia; e un ripasso è sempre salutare, specie alla tua età.

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    5. Paolopancio, per questa genia di clericofascisti la verita' storica e piu' in generale la cultura sono gia' di per se un'insulto, quindi in un certo senso si, lo stai insultando. Del resto, non fu proprio uno dei difensori dell'Europa cari a Venner e a Silente a dire 'quando sento parlare di cultura, metto subito mano alla fondina?'.
      Cmnque, non lo si dimentichi Venner, ma che serva da monito a chi segue ideologie deliranti da tutta una vita; si finisce, anche, cosi', a gettare la propria vita credendo di fare 'il gesto forte' e riducendosi a fatto di cronaca e a mito di qualche conventicola di destrorsi che 'io-non-lo-farei-mai-ma-comunque-che-figo-Venner'.
      PS mo' che so che sei professore di italiano mi sta venendo l'ansia per eventuali typos. In case chiedo venia, tastiera inglese e anni di mancanza dal suolo natio si fanno sentire...

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    6. Caro Pancio, vedo che lei si ritiene istruito. Non l'avrei mai detto, ma comunque me ne compiaccio per lei. Considerato il suo caso, le dedico un altro "bel aforisma" (a proposito, poveri suoi studenti), questa volta di Nicolas Gomez Davila (se non sa chi è, consulti Wikipedia, che certamente è la sua fonte principale di acculturazione): "Lo stupido istruito ha un campo più vasto per praticare la sua stupidità".

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  6. Purtroppo per voi, della morte grottesca di Venner l'Europa si è già dimenticata, se mai se n'è accorta.

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  7. manif pour tous la grande truffa http://www.lemonde.fr/societe/article/2013/03/21/manif-pour-tous-la-grande-illusion_1850515_3224.html

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  8. Caro Silente, i Crociati, i Cristeros messicani eccetera, non si suicidavano. Accettavano la possibilità di essere uccisi per difendere Dio e l'uomo. I primi cristiani non si davano da soli in pasto ai leoni, ma preferivano morire da cristiani se l'alternativa era vivere da pagani.
    Il martire cristiano, ma anche un laico di buon senso, non si uccide: sono gli altri a ucciderlo, e lui si fa ammazzare piuttosto che rinnegare i suoi valori. Ma se potesse conciliare vita e valori, il martire ne sarebbe lieto e non sarebbe martire. Il vero martire accetta la morte, ma non la cerca.
    Non si può confondere il suicidio col martirio. Sono due cose profondamente diverse. Il suicidio è pagano, il martirio è cristiano. Il suicida si procura da sè la morte, il martire la riceve da altri. Sono proprio agli antipodi. Se sbiadisce questa differenza, tanto vale dire che Gesù si è suicidato.

    Mi spiace di essermi male espresso quando ho parlato di "nostalgici reazionari, sconfitti dalla storia", perchè la mentalità di cui parlavo non era quella cattolica di De Maistre, ma proprio quella pagana di Venner.

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    1. De Maistre era mezzo massone ed era un cattolico senza Cristo. Cioè un massone http://www.cesnur.org/2011/mi-mai.html

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    2. http://radiospada.org/2013/06/08/luci-e-ombre-di-joseph-de-maistre/

      _Alla luce di tutto ciò si può tranquillamente affermare che non a caso il pensiero del De Maistre troverà come naturale sbocco l’inserimento nel solco del “tradizionalismo” di matrice esoterica, pagana e più o meno direttamente anti-cristiana tracciato prima da Guènon e successivamente da Evola, e non certo in quello degli autori della contro-rivoluzione cattolica che lo seguirono._

      sveglia

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    3. Il martirio è vocazione:

      Ancora una volta, da dove nasce la forza per affrontare il martirio? Dalla profonda e intima unione con Cristo, perché il martirio e la vocazione al martirio non sono il risultato di uno sforzo umano, ma sono la risposta ad un’iniziativa e ad una chiamata di Dio, sono un dono della Sua grazia, che rende capaci di offrire la propria vita per amore a Cristo e alla Chiesa, e così al mondo.

      Benedetto XVI

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  9. Dico solo una cosa. Sembra quasi che essere 'islamofobo' e 'anticomunista' sia quasi una colpa per l'Autore, sottolienata nel pezzo dal 'ma' avversativo. Era islamofobo e anticomunista 'ma era nondimeno un patriota europeo, della nostra stessa Europa', etc. etc.
    Questo è assurdo. Proprio perchè patriota nel senso più alto, sebbene senza la grazia insigne della fede cattolica, non poteva che essere sia anti-liberale, che anti-comunista, sia anti-sionista che anti-islamico. Non cadiamo per favore in contraddizioni senza fondamento, please!

    EMR

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