«Champs-Elysées,
un grido smorzato, / in piena Parigi un giovane è bruciato. / Champs-Elysées,
senti la Senna, / canta in silenzio ma non è pena […] Un nome, un cognome per
l'Europa perché / ora vive un eroe anche in Champs-Elysées.» Così iniziava e
finiva una vecchia canzone della Compagnia dell’Anello (album “Dedicato
all’Europa”, 1984), dedicata ad Alain Escoffier, il giovane patriota francese
che si diede fuoco davanti alla sede parigina dell’Aeroflot, compagnia di
bandiera sovietica. Era il 10 febbraio 1977, trentesimo anniversario del
Trattato di Parigi che aveva sancito la servitù dell’Europa divisa tra Mosca e
Washington. Prima di morire aveva gridato: “Comunisti assassini”.
È la
sua storia che balza subito alla mente nel caso di Dominique Venner, prima
ancora che non i consueti paragoni a Jan Palach e Yukio Mishima, rimbalzati su
tutti i giornali. Come Escoffier, anche Venner non aveva assistito
all’invasione e all’occupazione militare della propria terra, ma si rivolgeva
idealmente ad una Patria più grande: l’Europa intera. Non mancava, ad onor del
vero, qualche accento islamofobo e anticomunista – comprensibile in chi abbia
vissuto, come lui, la lotta dell’OAS a difesa dei Pieds-Noirs d’Algeria, e poi,
dall’altra parte della barricata, i tumulti sovversivi del Maggio francese –,
ma era nondimeno un patriota europeo, della nostra stessa Europa che affonda le
sue radici nel mondo classico, tenuta a battesimo dalla Croce di Cristo e dalla
spada degli Imperatori, e infine vittima di quelle forze faustiane della
modernità, da lei stessa scatenate; la nostra Europa di oggi schiavizzata dalle
basi militari a stelle e strisce, dai comitati d’affari oligarchici, dalle
burocrazie cosmopolite e mondialiste. E a suo dire, per la Patria, «ci sarà
certamente bisogno di gesti nuovi, spettacolari e simbolici per scuotere le
sonnolenze, smuovere le coscienze anestetizzate e risvegliare la memoria delle
nostre origini. Entriamo in un tempo in cui le parole devono essere autenticate
dai gesti.»
A dire
il vero, a togliersi la vita a Notre Dame – come ricorda Miguel Martinez – c’era
già stata l’intellettuale e artista messicana Antonieta Rivas Mercado, l’11
febbraio 1931; tuttavia, il gesto dello scrittore francese ha sollevato comunque
un forte scalpore, in Francia e altrove. I più, conservatori e progressisti,
presi dalla loro lotta, hanno respinto Venner come “un omofobo”, “uno
squilibrato”, “un fascista”, insomma qualcosa di alieno alla comune mentalità
borghese. Il giorno dopo, una Femen qualsiasi ha squallidamente parodiato il
suo gesto, la scritta “Il fascismo giaccia all’inferno” sui seni nudi. La
stagionata attivista Frigide Barjot, portavoce della Manif pour Tous, l’ha
bollato come il gesto isolato di un individuo d’estrema destra, che non aveva
nulla a che fare con loro. La loro meschina incapacità di comprendere chi è
pronto a sacrificare la vita per la causa ha dato ragione a Venner, che
parlava di «una riconquista della memoria europea e francese, il cui bisogno
non è ancora nettamente percepito». Si deve tenere presente che il matrimonio
omosessuale non è che un tassello del mosaico anticristico, della perversione e
dell’annientamento di ogni naturale legge, gerarchia e differenza. Eppure, «i
manifestanti del 26 maggio non possono ignorare questa realtà».
Dominique
Venner non era uno psicotico o un depresso nel senso corrente e mondano. Si era
dedicato alla politica fino al 1967, e poi aveva continuato la sua attività di
studioso e di storico, pubblicando decine di libri di valore. Si era sposato e
aveva generato figli. All’età di settantotto anni era un uomo che aveva
compiuto il proprio dovere, e riteneva di dover compiere un’ultima
testimonianza del proprio ideale, con la propria morte. Lucido e coerente con
la propria religiosità pagana, scelse la morte volontaria. A questo riguardo,
citava l’Heidegger di Essere e Tempo: «Bisogna che ci ricordiamo anche […] che
l’essenza dell’uomo è nella sua esistenza e non in un “altro mondo”. È qui e
ora che si gioca il nostro destino fino all’ultimo secondo. E questo ultimo
secondo ha importanza tanto quanto il resto della vita. È perché bisogna essere
se stessi fino all’ultimo istante. È nel decidere da se stessi, volendo
veramente il proprio destino, che si è vincitori del nulla. E non ci sono
scappatoie a questa esigenza poiché non abbiamo che questa vita nella quale ci
appartiene d’essere interamente noi stessi o non essere nulla.»
Una
visione che fino ad un certo punto possiamo fare nostra. È davvero nella
nostra vita terrena, fino all’ultimo respiro, che si decide la nostra salvezza
o la nostra dannazione, e sta proprio a noi stessi, col nostro libero arbitrio,
la scelta – ripetuta ogni istante – di accettare o rifiutare la Grazia divina.
Una cosa però, in particolare, non è a noi concessa: sottrarci a questa scelta,
decidendo di porre fine a questa vita terrena. Il gesto di Venner è perciò
tragico come lo sono le vite degli eroi classici: l’eroismo solitario di chi
combatte la buona battaglia senza speranza di vittoria, perché senza Cristo. Da
Achille a Giuliano, hanno stoicamente affrontato il proprio destino, e sono
caduti. Se siamo in buona fede, non possiamo non riconoscere la grandezza di
questa tragedia, e provare un misto di ammirazione e compassione, anche se
Venner non seppe mai comprendere, da parte sua, la grandezza ancora maggiore
dell’Amore di Cristo. Eppure, nella sua scelta della Cattedrale di Notre Dame,
come luogo sacro per il popolo francese, non c’è alcuna volontà di
profanazione, ma semmai, inconsciamente, di affidarsi tra le braccia amorevoli
della Madre di Dio, della Francia e di tutti noi.
In
questi rari casi, secondo quanto affermato dal teologo Zverina a proposito di
Jan Palach, non si tratterebbe di un rifiuto della vita, dono di Dio, dettato
dalla disperazione, ma di un’offerta volontaria della propria vita. In effetti,
deve far riflettere che subito dopo la morte di Alain Escoffier, Mons. François
Ducaud-Bourget, capofila del cattolicesimo tradizionale in
Francia, invitò dal pulpito ad appoggiare il Comitato intitolato alla di lui
memoria. Prima di lui, c’era stato il suicidio del Presidente brasiliano
integrista Getúlio Vargas (1954), minacciato dai golpisti della destra
liberista e reazionaria. Dopo di lui, venne S.E. John Joseph, vescovo di
Faisalabad in Pakistan, che si diede la morte nel 1998 per protestare contro le
persecuzioni religiose. Tutti e tre ebbero funerali cattolici, e quest’ultimo è
ora venerato come martire dal suo gregge. Chiaramente, il suicidio resta un
peccato grave, ma «non si deve disperare della salvezza eterna delle persone
che si sono date la morte. Dio, attraverso le vie che egli solo conosce, può
loro preparare l'occasione di un salutare pentimento» (CCC § 2283). A Dio resta
quindi l’estremo Giudizio, ma non si agiti moralisticamente il suicidio per
squalificare la denuncia che Venner ha compiuto.
mah.. chiacchiere chiacchiere ma nessuno che ne segue l'esempio...
RispondiEliminaSei proprio di coccio, eh? :D Te l'ho pure spiegato perché, in quanto cattolici, non possiamo ripeterne il gesto.
EliminaOltre al coraggio di firmarti ti manca anche la rapidità di comprensione, a quanto pare.
"....... la nostra Europa di oggi schiavizzata dalle basi militari a stelle e strisce, dai comitati d’affari oligarchici, dalle burocrazie cosmopolite e mondialiste."
RispondiEliminaSei impagabile, andrew: sei pronto per la camicie brune.
Ma indossa mutande di latta, quando parteciperai ai raduni: Lo sai che a Roehm piacevano quelli come te.
Tu invece la latta dovresti togliertela dagli occhi. ;)
Eliminaperaltro a quello non è che gli è andata tanto bene (era meglio per lui se si buttava a sinistra)
EliminaPS: comunque la citazione esatta da Leo Longanesi, proprio a proposito di Roehm
.. a monaco di baviera, mutande di lamiera ...
Non sono d'accordo. Penso che il suicidio di Venner abbia danneggiato la causa, dando il pretesto ai giornali per accomunare la difesa della famiglia con una mentalità da nostalgici reazionari, sconfitti dalla storia.
RispondiEliminaNon si può difendere la vita compiendo un atto che ne è la negazione stessa. Pagani, cristiani o laici che si sia.
Si può difendere la Vita sacrificando la propria vita: non è negazione, ma suprema affermazione. E' la logica che ha ispirato i Crociati che hanno liberato il Santo Sepolcro, i Cristeros messicani, i Falangisti e i Carlisti spagnoli. Solo come esempi tra innumerevoli altri.
EliminaRiguardo alla bizzarra e incommentabile espressione: "mentalità da nostalgici reazionari, sconfitti dalla storia", che dire, soprattutto in un sito intitolato a de Maistre? Consigliare all'estensore qualche buona lettura, a cominciare dallo stesso de Maistre?
Infatti oggi in Francia, patria del buon Joseph, i froci si sposano: se si è reazionari più sconfitti di così si muore; e per fortuna De Maistre è già morto.
Eliminaclaudiolzzz lei si vergogna della cultura reazionaria? che ci sta a fare qui? se ne torni dai progressisti
EliminaGrazie ad Andrea Virga per questo bell'articolo. Grazie per il suo richiamo alla magnifica canzone della "Compagnia dell'Anello" le cui note risuonano ancora nella mia memoria, e grazie, soprattutto, per l'appassionato ricordo di Dominique Venner, patriota francese ed europeo, ultimo martire di un'idea di Europa che né il liberismo individualista, né il neo-marxismo libertario e libertino, negatore di ogni identità etnica, culturale, religiosa, sono riusciti ancora a cancellare. Qualcuno resiste. Venner è stato avversario coraggioso del relativismo e delle perverse ideologie che avversano la famiglia, il diritto naturale, che sostengono la malvagia ideologia omosessualista, l'impossibile, ontologicamente, "matrimonio" tra sodomiti e la pericolosissima idea di una "adozione" di minori da parte degli omosessuali.
RispondiEliminaSe non cattolico, Venner fu certamente "naturaliter christianus".
Di lui, voglio, per parte mia, ricordare i bellissimi libri, pubblicati anche in Italia: "Il bianco sole dei vinti", sull'epopea sudista, e "Baltikum", sulla gloriosa lotta dei "corpi franchi" tedeschi contro la barbarie slavo-comunista nell'Est europeo del primo dopoguerra.
Venner si è sacrificato per noi, per la nostra cultura, la nostra etica, la nostra storia, la nostra etnia, la nostra tradizione, la nostra religiosità. Per la nostra Europa, quella dei combattenti di Berlino, di Budapest, di Praga. L'Europa di sempre.
Non lo dimenticheremo.
non ho capito cosa aspetti ancora a sacrificarti anche tu, che, di sicuro, non fai un soldo di danno
EliminaSenti, albus silente lievemente rintronato
RispondiElimina1) "...........Il bianco sole dei vinti", sull'epopea sudista"
I grigi erano anglicani, o metodisti, anglosassoni.
2)"........... e "Baltikum", sulla gloriosa lotta dei "corpi franchi" tedeschi contro la barbarie slavo-comunista nell'Est europeo del primo dopoguerra".
Luterani, in gran maggioranza, e tedeschi.
3)"Venner si è sacrificato per noi, per la nostra cultura, la nostra etica, la nostra storia, la nostra etnia, la nostra tradizione, la nostra religiosità."
Parli Inglese? Tedesco? Sei protestante?
Perché se la risposta è no sei molto confuso.
4)"... Per la nostra Europa, quella dei combattenti di Berlino, di Budapest, di Praga."
Quelli del maggio '45? Del '53? Del '56? O del '68?
Perché i primi erano nazi, i secondi affamati, i terzi e i quarti patrioti: le motivazioni erano varie.
5) "L'Europa di sempre."
L'Europa è stata pagana, cristiana, indifferente o imperiale, monarchica, repubblicana: sempre molto varia.
6)"Non lo dimenticheremo".
Basterebbe leggere un po' di più o semplicemente un po' o, nel tuo caso, anche solo leggere.
Ma lei veramente pensa che i suoi insulti e le sue incommensurabili e incommentabili sciocchezze "laiche, democratiche e antifasciste", come dicevano gli imbecilli di due generazioni or sono, meritino il mio tempo e la mia attenzione per una risposta?
EliminaIl suo caso rientra patologicamente, per quanto mi riguarda, nel campo di applicazione di un bell'aforisma di Léon Bloy: "Devo economizzare il mio disprezzo, dato il grande numero di bisognosi".
Chiedo scusa: "...un bel aforisma...". Ma non credo che il mio interlocutore capisca la sottigliezza grammaticale....
EliminaVedi, Dulcis Albe, io parlo e scrivo l'Italiano da 40 anni e da una quindicina lo insegno pure, perciò "un bel aforisma" ti costerebbe una sottolineatura a biro rossa da forar il foglio.
EliminaAve atque vale, Albe.
Eppoi, Albe, non ti stavo insultando: ti stavo impartendo solo un ripassino di Storia e Geografia; e un ripasso è sempre salutare, specie alla tua età.
EliminaPaolopancio, per questa genia di clericofascisti la verita' storica e piu' in generale la cultura sono gia' di per se un'insulto, quindi in un certo senso si, lo stai insultando. Del resto, non fu proprio uno dei difensori dell'Europa cari a Venner e a Silente a dire 'quando sento parlare di cultura, metto subito mano alla fondina?'.
EliminaCmnque, non lo si dimentichi Venner, ma che serva da monito a chi segue ideologie deliranti da tutta una vita; si finisce, anche, cosi', a gettare la propria vita credendo di fare 'il gesto forte' e riducendosi a fatto di cronaca e a mito di qualche conventicola di destrorsi che 'io-non-lo-farei-mai-ma-comunque-che-figo-Venner'.
PS mo' che so che sei professore di italiano mi sta venendo l'ansia per eventuali typos. In case chiedo venia, tastiera inglese e anni di mancanza dal suolo natio si fanno sentire...
Caro Pancio, vedo che lei si ritiene istruito. Non l'avrei mai detto, ma comunque me ne compiaccio per lei. Considerato il suo caso, le dedico un altro "bel aforisma" (a proposito, poveri suoi studenti), questa volta di Nicolas Gomez Davila (se non sa chi è, consulti Wikipedia, che certamente è la sua fonte principale di acculturazione): "Lo stupido istruito ha un campo più vasto per praticare la sua stupidità".
EliminaPurtroppo per voi, della morte grottesca di Venner l'Europa si è già dimenticata, se mai se n'è accorta.
RispondiEliminamanif pour tous la grande truffa http://www.lemonde.fr/societe/article/2013/03/21/manif-pour-tous-la-grande-illusion_1850515_3224.html
RispondiEliminaCaro Silente, i Crociati, i Cristeros messicani eccetera, non si suicidavano. Accettavano la possibilità di essere uccisi per difendere Dio e l'uomo. I primi cristiani non si davano da soli in pasto ai leoni, ma preferivano morire da cristiani se l'alternativa era vivere da pagani.
RispondiEliminaIl martire cristiano, ma anche un laico di buon senso, non si uccide: sono gli altri a ucciderlo, e lui si fa ammazzare piuttosto che rinnegare i suoi valori. Ma se potesse conciliare vita e valori, il martire ne sarebbe lieto e non sarebbe martire. Il vero martire accetta la morte, ma non la cerca.
Non si può confondere il suicidio col martirio. Sono due cose profondamente diverse. Il suicidio è pagano, il martirio è cristiano. Il suicida si procura da sè la morte, il martire la riceve da altri. Sono proprio agli antipodi. Se sbiadisce questa differenza, tanto vale dire che Gesù si è suicidato.
Mi spiace di essermi male espresso quando ho parlato di "nostalgici reazionari, sconfitti dalla storia", perchè la mentalità di cui parlavo non era quella cattolica di De Maistre, ma proprio quella pagana di Venner.
De Maistre era mezzo massone ed era un cattolico senza Cristo. Cioè un massone http://www.cesnur.org/2011/mi-mai.html
Eliminahttp://radiospada.org/2013/06/08/luci-e-ombre-di-joseph-de-maistre/
Elimina_Alla luce di tutto ciò si può tranquillamente affermare che non a caso il pensiero del De Maistre troverà come naturale sbocco l’inserimento nel solco del “tradizionalismo” di matrice esoterica, pagana e più o meno direttamente anti-cristiana tracciato prima da Guènon e successivamente da Evola, e non certo in quello degli autori della contro-rivoluzione cattolica che lo seguirono._
sveglia
Il martirio è vocazione:
EliminaAncora una volta, da dove nasce la forza per affrontare il martirio? Dalla profonda e intima unione con Cristo, perché il martirio e la vocazione al martirio non sono il risultato di uno sforzo umano, ma sono la risposta ad un’iniziativa e ad una chiamata di Dio, sono un dono della Sua grazia, che rende capaci di offrire la propria vita per amore a Cristo e alla Chiesa, e così al mondo.
Benedetto XVI
Dico solo una cosa. Sembra quasi che essere 'islamofobo' e 'anticomunista' sia quasi una colpa per l'Autore, sottolienata nel pezzo dal 'ma' avversativo. Era islamofobo e anticomunista 'ma era nondimeno un patriota europeo, della nostra stessa Europa', etc. etc.
RispondiEliminaQuesto è assurdo. Proprio perchè patriota nel senso più alto, sebbene senza la grazia insigne della fede cattolica, non poteva che essere sia anti-liberale, che anti-comunista, sia anti-sionista che anti-islamico. Non cadiamo per favore in contraddizioni senza fondamento, please!
EMR