
Nella lettera, disponibile al momento solo nell’originale tedesco (anche se
numerose traduzioni non ufficiali stanno cominciando a circolare), il Papa
esprime rammarico per il fatto che in alcune aree si manterrà l’erronea
traduzione ‘per tutti’ nel canone della Messa, benché la Santa Sede abbia
suggerito la corretta traduzione ‘per molti’[1]. Il Papa si sofferma sull’importanza dell’essere fedeli alla Scrittura,
dalle cui parole deriva il canone della Messa.
Mi si permetta di richiamare brevemente questi brani, in cui si riporta
l’istituzione della SS. Eucaristia.
Il vangelo di Matteo recita così: “Bevetene
tutti, perché questo è il mio
sangue dell’alleanza, versato per molti, in remissione dei peccati”, “Πίετε ἐξ αὐτοῦ πάντες, τοῦτο γάρ ἐστιν “τὸ αἷμά” μου “τῆς διαθήκης” τὸ περὶπολλῶν ἐκχυννόμενον εἰς ἄφεσιν ἁμαρτιῶν” (Mt, 26.28)
Marco invece ha queste parole: “e disse loro: ‘Questo è il mio sangue, il sangue dell'alleanza versato
per molti’ ”, “καὶ εἶπεν αὐτοῖς Τοῦτό ἐστιν “τὸ αἷμά” μου “τῆς διαθήκης” τὸ ἐκχυννόμενον ὑπὲρ πολλῶν” (Mc, 14.24)
Chi ha ascoltato la S. Messa in inglese – nella nuova versione del Messale
– sa che ora si dice che il Sangue di Nostro Signore è versato ‘for many’.
Purtroppo in molti messali – francese, tedesco, italiano, e forse pure in altri
– si continua a mantenere l’erronea versione ‘per tutti’. Di qui nasce il
desiderio del Papa di una nuova versione tedesca, in cui si dica che il Sangue
di Cristo è versato “für viele”:
infatti, se Gesù ha detto che il suo Sangue è versato per molti – ‘pro multis’,
come giustamente recita il canone latino della Messa – perché in molte lingue
si dice che è versato ‘per tutti’?
C’è chi dice che ciò nasca dal desiderio di sottolineare che la salvezza è offerta
a tutti. Il che ovviamente è giusto. Tra le proposizioni gianseniste condannate
da papa Innocenzo X nella bolla ‘Cum occasione’ (1653), ce n’è una che recita
così: “È un errore semipelagiano affermare
che Cristo è morto e ha versato il suo Sangue per
tutti”. Cristo è evidentemente morto per tutti. Ma non tutti si salvano.
Facendo riferimento agli effetti
della redenzione, Gesù disse quindi che il suo Sangue era versato per molti.
Il Catechismo tridentino (al n. 216) spiega in modo molto efficace questo
punto: “Le parole "per voi e per
molti", prese separatamente da Matteo (26,28) e da Luca (22,20), sono
riunite dalla santa Chiesa, ispirata da Dio, per esprimere il frutto e
l'utilità della passione. Infatti se consideriamo l'efficace virtù della
passione, dobbiamo ammettere che il sangue del Signore è stato sparso per la
salute di tutti; ma se esaminiamo il frutto che gli uomini ne hanno ritratto,
ammetteremo facilmente che ai vantaggi della passione partecipano non tutti, ma
soltanto molti. Perciò dicendo "per voi", ha voluto significare i
presenti con cui parlava, eccetto Giuda, oppure gli eletti del popolo ebreo,
quali erano i discepoli. E aggiungendo "per molti" ha voluto
intendere gli altri eletti, Ebrei e Gentili. Con ragione dunque non è stato
detto "per tutti", trattandosi qui soltanto dei frutti della
passione, la quale apporta salute soltanto agli eletti. In questo senso bisogna
intendere anche le parole dell'Apostolo: "Gesù Cristo fu offerto una sola
volta per togliere i peccati di molti" (Eb 9,28) e quelle del Signore:
"Prego per loro; non prego per il mondo, ma per quelli che mi hai dati,
perché sono tuoi" (Gv 17,9)”.
Dal momento che il canone rende evidente questa verità, è probabile che
qualche traduttore si sia lasciato prendere la mano, per porre l’accento
sull’offerta universale della salvezza a tutti. Il che, ovviamente, non è
sbagliato: Cristo è davvero morto per tutti. Ma in un’epoca storica come la
nostra, in cui la realtà della perdizione eterna è considerata un argomento da
nonne rimbambite e da tradizionalisti fuori dal mondo, è forse bene mettere in
evidenza che la possibilità della dannazione è reale e concreta, proprio perché
a salvarsi sono pochi (“molti sono chiamati, ma pochi eletti”, ‘πολλοὶ γάρ εἰσιν κλητοὶ ὀλίγοι δὲ ἐκλεκτοί’ Mt, 22.14).
Non è quindi un caso che molti progressisti sostengano la traduzione ‘per
tutti’: per loro è una sorta di bandiera (del tutto ingiustificata) dell’idea
per cui tutti si salvano. Sorprende quindi che i vescovi italiani, sollecitati dalla Santa Sede a
rivedere la traduzione del canone della Messa, si siano in larga parte espressi
a favore del ‘per tutti’: l’episcopato italiano non è forse uno dei più
conservatori del mondo occidentale?
A questo punto gli osservatori di faccende ecclesiastiche cercano quindi di
analizzare questa reazione della CEI: i tradizionalisti hanno buon gioco ad
osservare che la CEI è conservatrice solo su certi temi, mentre per quel che
riguarda la liturgia è sorda ai (giusti) richiami di Roma.
Mi sia permesso di esprimere la mia opinione – sobriamente, come si
conviene a questa nostra Italia montiana. Il clero italiano non vuole mantenere
il ‘per tutti’ per chissà quale adesione alle idee sulla salvezza universale
espresse nel Grundkurs des Glaubens
di Karl Rahner: molto semplicemente, ha studiato il latino e il greco in
seminario.
[1] Cito
dalla lettera: “C’è ora il presumibile rischio che nella imminente
pubblicazione della nuova edizione del Messale una parte del mondo germanofono
voglia mantenere la traduzione ‘per tutti’, anche se la Conferenza Episcopale
tedesca ha accettato di scrivere ‘per tutti’, come era desiderio della Santa
Sede” (“es droht anscheinend die Gefahr, dass
bei der bald zu erwartenden Veröffentlichung der neuen Ausgabe des „Gotteslobs“
einige Teile des deutschen Sprachraums bei der Übersetzung „für alle“ bleiben
wollen, auch wenn die Deutsche Bischofskonferenz sich einig wäre, „für viele“
zu schreiben, wie es vom Heiligen Stuhl gewünscht wird”).
In realtà nel Messale francese si dice che il Sangue di Cristo è versato 'pour la multitude', il che è una resa corretta dell'originale latino.
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