30 aprile 2012

Giuseppe Toniolo, il beato economista




Domenica 29 aprile, presso la Basilica di San Paolo fuori le mura, è stato beatificato Giuseppe Toniolo, uno fra i più grandi sociologi ed economisti cattolici italiani, vissuto a cavallo tra il XIX e XX secolo.
La figura di Toniolo si presenta oggi attualissima (come ha ricordato il Santo Padre nel Regina Coeli) per due motivi: l’esempio edificante di vita cristiana, con il suo impegno culturale e sociale, e la lettura della società e dell’economia, eterodossa rispetto alle correnti accademiche del suo (e del nostro) tempo. 

Come ha sottolineato il segretario di Stato Tarcisio Bertone, intervenuto con un messaggio al convegno dedicato al beato che si è tenuto in Vaticano la settimana scorsa, “Toniolo non si limitò a dare impulso alla Dottrina sociale della Chiesa, ma il suo contributo si estese all’urgenza di un cristianesimo vissuto radicalmente, da un lato con esperienze di amore mistico per Dio, dall’altro con una fede fortemente impegnata nella cultura”. La sua vita è stata infatti un esempio di santità laicale, che traeva linfa da un’intensa spiritualità, vissuta in famiglia, nel lavoro, nella società: egli non considerò la fede come una scelta separata dalla vita (come tanti cattolici di oggi, ed in particolare i politici ai primi banchi in San Paolo durante la funzione), ma la pose invece come fondamento del suo vivere quotidiano: sposo fedele e padre di sette figli, intraprese il cammino di formazione e di impegno umano approfondendo come studioso i problemi del suo tempo, leggendoli alla luce del messaggio sociale cristiano.

Quanto all’interpretazione della scienza economica da parte di Toniolo, per lo studioso trevigiano il nesso tra etica ed economia è fondamentale, e deriva dalla sua visione unitaria dell’uomo, tipicamente cristiana, che rifiuta il dualismo metodologico tipico dell’impostazione odierna delle scienze sociali. I due aspetti non possono essere disgiunti, nel senso che la componente economica si spiega alla luce di quella etica (e antropologica): la persona nella sua completezza e complessità è ritenuta il centro del sistema economico e politico, e non può essere subordinata alle logiche del profitto o dell’utile. Riprendendo i classici dell’economia (in particolare Smith e Ricardo) e criticando gli autori suoi contemporanei, Toniolo respinge l’idea positivista che l’interesse individuale sia l’unico motore delle opere umane, insistendo sulla presenza dei cosiddetti corpi intermedi e sull’influenza dello spirito religioso nella società. Come ha evidenziato il Cardinal De Giorgi durante l’omelia, le basi del pensiero del beato sono infatti “la centralità della persona nel mondo del lavoro, l'insopprimibile fondamento etico dell'economia, la rilevanza antropologica della questione sociale, l'importanza del Vangelo nella costruzione della società”.

Toniolo è da considerarsi quindi un pensatore importante ed attuale, in quanto offre all’economia un indirizzo metodologico più adeguato rispetto all’approccio odierno. Se oggi la scienza triste è considerata una disciplina che si basa sull’individualismo metodologico, e altro non è che una complessa procedura di massimizzazione dell’utilità degli agenti economici vincolata nello spazio e nel tempo, occorre invece ritornare alle sue origini etimologiche, di governo della casa: la crisi ha manifestato enormemente come ci sia stata un’incapacità totale di governare la casa comune, separando l’aspetto etico da quello economico (e politico), vedendo prevalere la voracità e l’apparenza del breve termine, piuttosto che le costruzioni solide di lungo periodo, la famiglia, la professione, l’economia reale, la società, cioè tutti quei progetti di vita che richiedono responsabilità e dedizione continua. Quelli che Toniolo, prima di aver studiato, ha cristianamente vissuto
 

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